Pubblicato il 19/07/2016, 11:31 | Scritto da Tiziana Leone
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Urbano Cairo: In Rcs voglio tutte le deleghe per mettere a posto

Cairo: “In Rcs voglio tutte le deleghe”

 

Rassegna stampa: La Stampa, pagina 23, di Francesco Spini.

I consiglieri della Rizzoli devono scegliere se lasciare spazio al nuovo socio forte o attendere l’assemblea straordinaria. L’editore: “Prima comincio e meglio è, controllerò ogni euro che esce”. Bonomi si sfila.

Ora che la fatica è stata fatta e il Corriere della Sera è suo, Urbano Cairo ha fretta di entrare nella stanza dei bottoni di Rcs: «Ho dato la disponibilità a rinunciare alle mie vacanze perché prima si comincia e meglio è. Ma saranno i consiglieri a fare le loro valutazioni», ha detto ieri durante l’assemblea della sua Cairo Communication. Con l’uscita di scena di Bonomi e dei soci storici, che ieri hanno formalmente dichiarato «priva di efficacia» l’Opa concorrente di Imh, la strada è spianata. Il pallino è in mano ai consiglieri di Rcs che hanno due strade: resistere nella Fortezza Bastiani e attendere che Cairo già venerdì, dopo il regolamento delle azioni che lo porterà al 48,8% richieda la convocazione di un’assemblea per cambiare il cda. Ci vorrebbero però almeno 40 giorni: un mese perso. Oppure, per quattro consiglieri della maggioranza uscente (a cominciare dall’ad Laura Cioli e dal presidente Maurizio Costa) si tratterebbe di cedere il posto a Cairo e a suoi tre uomini di fiducia.

Con la cooptazione l’editore alessandrino potrebbe ottenere contando Stefano Simontacchi, già ora nel cda composto da 9 membri la maggioranza del consiglio e cominciare a operare da ad. L’idea è chiara: «Avere tutte le deleghe e capire quando esce un euro perché esce e come». Ieri l’assemblea della Cairo Communication ha approvato, tra l’altro, la delega al cda a una ricapitalizzazione da 70 milioni e l’introduzione del voto maggiorato. «Al momento la liquidità della Cairo Communication è superiore ai 90 milioni e basta a coprire l’esborso anche nel caso tutti gli aderenti all’Opa concorrente (un 13% che lo porterebbe al 61,8%) dovessero migrare da noi: spenderemmo al massimo 80 milioni di euro», ha precisato mister La7, che non sarà obbligato a ricorrere ai 140 milioni di finanziamento concessi da Intesa Sanpaolo, pronta a sostenere Rcs anche se una o più banche creditrici si sfilassero in seguito al cambio di controllo.

E gli altri soci (Della Valle, Mediobanca, UnipolSai e Pirelli), rimasti a bocca asciutta con l’Opa? «Mi sembrano buoni compagni di viaggio». Il discorso, fatalmente, è quindi scivolato su Rcs, che in Borsa a battaglia finita ha perso il 3,19% a 0,91 euro, mentre Cairo ha chiuso a -5,95% a 4,14 euro. Pressato da un socio, Cairo ha chiarito che «Silvio Berlusconi (di cui è stato stretto collaboratore, ndr) e il gruppo Fininvest non hanno avuto niente a che fare con l’Opas su Rcs». Resta vago su quella che sarà la sua squadra. Per il presidente gira il nome di Gaetano Micciché, presidente di Banca Imi, o del presidente emerito di Intesa, Giovanni Bazoli. Cairo giura: «Non ci abbiamo ancora pensato». Conferma la sua fiducia nel direttore del Corriere, Luciano Fontana («sta facendo un giornale di buon livello»), e assicura che «cambiare la linea editoriale sarebbe folle». Critica però l’abitudine di «dare 20 pagine a un solo fatto pur importante, quando magari i lettori preferirebbero avere più notizie». Per poi correggersi e dire che «il direttore è signore e padrone».

Ribadisce i due registri che userà in Rcs. Anzitutto «il taglio dei costi, come abbiamo fatto a La7, dove abbiamo eliminato 114 milioni su 227». Del resto, «solo esaminando i bilanci ho visto cose che mi hanno lasciato interdetto, come vedere i 55 milioni spesi tra prestazioni professionali e consulenze». E poi c’è lo sviluppo, le sinergie nella pubblicità, lo sviluppo dei periodici. Conferma che il Corriere potrà essere venduto «per un mese a un prezzo specialissimo» per convincere gli ex lettori a tornare in edicola. «Non intendo integrare La7 al Corriere, una cosa è la tv, altra il quotidiano. Ma ci possono essere forme di sinergie tra i due mezzi». Tra le critiche al passato management, c’è quella della vendita dei libri, della radio e del palazzo di Via Solferino, «che io non avrei mai fatto». Del resto, dopo la vittoria il primo gesto è stata una visita al suo nuovo gioiello, una sosta carica di emozione davanti alla storica sede.

 

(Nella foto Urbano Cairo)