Pubblicato il 14/07/2016, 19:31 | Scritto da Gabriele Gambini

Valerio Scarponi: vi racconto come ho vinto a RDS Academy

“Cruciani è stato il giudice più ostico, all’inizio non gli piacevo. L’ho convinto strada facendo”.

Valerio Scarponi. Marchigiano. 22 anni. Laureando in informatica. Segni particolari: favella irrefrenabile e vaste capacità di improvvisazione argomentativa. «Ma anche un disincanto che mi trasforma in pessimista cronico», puntualizza lui. C’è chi dice che i pessimisti siano favoriti, nella vita, perché non si aspettano nulla. Tutto ciò che arriva, dunque, è ben accetto. A lui è arrivata la vittoria nella terza edizione di RDS Academy, il talent show per scovare nuove voci radiofoniche prodotto da Level 33, andato in onda su Sky Uno. Ma non è piovuta dal cielo. Ha dovuto lottare fino all’ultimo per convincere i giudici Anna Pettinelli, Matteo Maffucci, e l’imprevedibile Giuseppe Cruciani.

Aveva mandato videoprovino ai casting dell’anno scorso, ma non era stato chiamato.

Si trattava di qualcosa di molto semplice, realizzato col telefonino. Forse era troppo incompleto per risultare interessante.

Poi l’ha inviato nuovamente per questa edizione ed è stato contattato. Pessimista sì, ma anche caparbio.

Quest’anno ho mandato un video diverso, con un montaggio più efficace. Gli autori, per i casting, devono valutare anche se sei adatto al video, oltre alle tue capacità di speaker potenziale. Quanto al pessimismo, sulle prime ero restio a ritentare. Mi sono deciso l’ultimo giorno. E mi hanno contattato il primo di aprile. Avrebbe potuto trattarsi di un pesce.

Ora sta lavorando in radio, a RDS, con Anna Pettinelli, come premio per la vittoria.

Siamo on air alla mattina. Lei è una maestra autentica. Memorizzo tutti i suoi consigli e cerco di metterli in pratica. Secondo me mi ha apprezzato fin dall’inizio del talent, ma non poteva dirlo subito. E non lo dice neanche ora, giustamente, perché non devo montarmi la testa.

Il primo consiglio messo in pratica durante le dirette di questi giorni?

Smetterla con l’intercalare fisso a supporto di un discorso. Eliminando tutti gli “insomma”, gli “e quindi” dalle mie parole. Sembra poco. Ma è un primo passo importantissimo.

Torniamo al programma televisivo in cui ha trionfato, RDS Academy. Parliamo dei giudici. Anna Pettinelli, scrupolosa ed esigente. Poi c’erano Maffucci e Cruciani.

Sono entrato nella fase finale del programma con due “sì” e un “no”. Il “no” era di Cruciani. Sulle prime, sembra davvero uno str**o. In una prova di improvvisazione, avevo parlato di un’app per lo smartphone, forte della mia competenza informatica. Non gli era piaciuto l’argomento e mi aveva bocciato. Poi, per gioco, ha finto addirittura di non volermi stringere la mano. Durante il percorso del programma, però, ha imparato ad apprezzarmi. E io a relazionarmi con lui. Se si trova un varco nella sua corazza iniziale, è pieno di sorprese e può insegnarti tanto. Maffucci invece sembrava il classico compagnone, l’amico dei concorrenti. In noi cercava la personalità, laddove Anna cercava la tecnica.

Qualche prova in cui se l’è vista brutta?

In tutte me la sono fatta sotto (ride, nda).

Errori?

Durante la prima prova, quella di autoregia, pensavo che avrei avuto vita facile, dato il mio background di informatico. Sono partito con una buona dose di convinzione. Nel montaggio della puntata mi hanno fatto apparire quasi supponente, ma non era così. Tant’è che sono scivolato sulla classica buccia di banana: ho realizzato tutto a regola d’arte, ma nella foga del parlato, mi sono incartato sul condizionale del verbo “imperversare”. Apriti cielo! La Pettinelli mi ha dato del somaro. Temevo che sarei stato eliminato. Mi sono salvato per il rotto della cuffia.

Se non avesse vinto lei il programma?

Avrebbe meritato Giovanni. Ha una bella dizione, la battuta sempre pronta. Si è giocato male le sue carte nella prova in esterna, ha sbrodolato un po’ troppo. Anche Chiara avrebbe potuto vincere.

Per fare radio occorre più talento o più applicazione?

70 per cento applicazione e 30 per cento talento. Più studi, più impari.

Perché ci tiene così tanto a farla?

Forse per malattia mentale (ride, nda). Sono sempre stato fan di personaggi come Claudio Guerrini, Marco Galli, Fernando Proce. Carlo Conti, che ha iniziato in radio per poi passare alla tv. La radio è una palestra perfetta per approdare in televisione.

La sua è una dichiarazione d’intenti?

Amo la radio, se in futuro dovesse far da trampolino anche per la tv, non direi di no.

Ha un piano B?

Mio padre ha fatto radio dagli anni ’70 alla fine degli anni ’90. Era l’epoca d’oro delle radio locali, oggi in crisi. Ha ricevuto tante porte in faccia dai grandi network internazionali. Mi ha insegnato a rimanere coi piedi per terra, per questo mi sto laureando in informatica, ma anche a non rinunciare ai miei sogni.

Ma la tv, la guarda anche?

Scappo dalle generaliste. Niente Rai o Mediaset. Guardo LA7, Sky, Discovery, Netflix. Pochi talent show, tanti talk show. Il dibattito politico mi appassiona.

Legge molto per essere pronto a improvvisare su ogni argomento come speaker?

I quotidiani. La Repubblica in formato cartaceo. E molta saggistica sull’attualità. Saviano. Monica Maggioni.

Rifugge la tv tradizionale, poi legge un quotidiano in formato cartaceo.

Lo so, fa parte delle mie contraddizioni (ride, nda).

Che cosa l’aspetta da qui a un anno?

Tra un anno spero di essere ancora nella grande famiglia di RDS. Ora come ora, sono in una mia personale bolla, devo ancora realizzare che cosa stia succedendo. Ho raggiunto la mia personale oasi durante la traversata nel deserto, spero di trovarne molte altre che non si rivelino miraggi.

Gabriele Gambini
(nella foto Valerio Scarponi)