Pubblicato il 11/06/2016, 17:29 | Scritto da La Redazione

Salvatore Esposito: “Genny e una famiglia pulita mi hanno salvato da Gomorra”

Salvatore Esposito: “Genny e una famiglia pulita mi hanno salvato da Gomorra”
“Ero forte, i figli dei boss mi rispettavano. Nelle periferie abbandonate sono solo gli affetti a darti una possibilità”. Così l'attore in una lunga intervista a La Stampa.

Nella serie Sky che finisce martedì, è il giovane Savastano diventato duro e crudele.

Rassegna Stampa: La Stampa, pagina 27, di Michela Tamburrino

 

Salvatore Esposito

“Genny e una famiglia pulita mi hanno salvato da Gomorra”

L’ attore nella serie Sky che finisce martedì, è il giovane Savastano diventato duro e crudele

“Ero forte, i figli dei boss mi rispettavano. Nelle  periferie abbandonate  sono solo gli affetti a  darti una possibilità”

“Il ruolo è arrivato per  caso, facevo da spalla  ai provini. Sono  dimagrito 19 chili per  essere un diciottenne”

“Se votassi a Napoli  vorrei De Magistris  ancora sindaco. In  quattro anni la città è  totalmente cambiata”

 

 

Chi è

Il protagonista della serie tv più apprezzata all’estero, il ruolo inizia in sordina  poi ha una metamorfosi nella II parte.  In preparazione la III e si pensa alla IV

Ieri

Studia per diventare attore  dopo aver lavorato da  McDonald’s. Subito prima  di Gomorra ha un ruolo ne  «Il clan dei camorristi»

Oggi

Parte con progetti sperimentali come il nuovo film  dei The Jackal e con «Veleno» sulla Terra dei Fuochi

 

Di Genny Savastano, come è naturale che sia, Salvatore Esposito conserva solo la fisicità massiccia e costruita con cura, tra la pallanuoto da ragazzo e la necessità di mettere su muscoli per essere ancora più potente nella seconda serie di Gomorra, che si concluderà martedì con gli ultimi due episodi e il colpo di scena finale, da brivido. Lo sguardo invece tradisce la sua natura, pacata e consapevole. Ma non è sempre stato così.

Chi era Salvatore prima di incontrare Genny?

«Un ragazzo nato in periferia a Mugnano di Napoli che spiava nel negozio di barbiere del nonno e del papà per rubare le scenette esilaranti. Un bambino che è cresciuto con i film di Troisi e di Totò e che sognava di stare dall’ altra parte del televisore».

Un ragazzo che ha visto la camorra molto da vicino?

«Conosco il bene e il male, le infiltrazioni camorristiche nel territorio si sentono, i giovani di periferia vivono in modo veloce, si cresce prima. Io ero, diciamo, vivace. I figli dei boss mi rispettavano perché potevo anche menare le mani e loro si facevano male. Però reagivo solo alle ingiustizie su persone deboli. Certo, avrei potuto prendere un’ altra strada se la mia famiglia non mi avesse tutelato come ha fatto. E in zone abbandonate a loro stesse la famiglia è l’ unica salvezza. Resisti al mito del denaro facile, del tutto e subito. Avevo amici che non ci sono più, altri in galera, altri drogati. Ma anche ragionieri, avvocati, gente che ce l’ ha fatta».

Genny è partito in sordina, poi è esploso, ha subito un cambiamento che altri personaggi come Ciro non hanno avuto.

«È stata la mia fortuna. La produzione voleva solo attori al debutto e io avevo avuto una piccola parte nel “Clan dei camorristi”. Mi permisero di fare da spalla. E più provinavano e più scartavano perché nessuno sapeva rendere le due facce del personaggio. Alla fine, dopo 1200 esclusioni, lo chiesero a me. Due scene: Genny com’ era all’ inizio, un ragazzo semplice e come sarebbe diventato, un boss. Li convinsi subito. Ho perso 19 chili in due mesi e sono entrato nella testa di un diciottenne».

Tutto frutto del caso?

«Il caso però mi ha trovato preparato. Ho studiato molto e ora mi riconosco il pregio di essere stato pronto quando è passato il treno. Merito anche di mio nonno che mi ha incoraggiato e spronato».

C’ è chi accusa Gomorra di aver stimolato l’ emulazione nei ragazzi di strada perché in mancanza di un eroe buono si enfatizzano quelli cattivi. C’ è un po’ di verità in questo?

«Assolutamente no e la cosa mi fa anche sorridere. Di solito chi muove queste accuse è in malafede, politicanti che si fanno pubblicità attraverso la serie, denigrandola. Gomorra è molto più complessa, tratta di eventi realmente accaduti e l’ emulazione è impossibile perché rappresentiamo quello che già c’ è. Siamo noi a prendere dalla realtà non il contrario. Per fortuna sono critiche di poco provincialismo».

Lei pensa di poter essere d’ esempio per i giovani della sua età e della sua terra?

«Ci sono tanti ragazzi in cerca di riscatto pulito e tanti che vorrebbero frequentare le scuole di recitazione. Quando dai un’ alternativa a chi non ce l’ ha, salvi delle vite. Ti diamo la possibilità di diventare un calciatore, un attore, un avvocato, un medico, oppure vuoi morire? Chi sceglierebbe la morte? È la mancanza di sogni a creare la delinquenza».

È vero che l’ accoglienza sul territorio è stata dura e che girare lì vi ha creato molti problemi?

«Ma quando mai! In tre anni di lavoro la gente del posto ci ha aperto le braccia. Abbiamo tanti fans lì come a Trieste o a Colonia. Scampia pericolosa?

Certo ma puoi essere aggredito anche a Roma o a Milano».

Lei ora vive tra Roma e Mugnano ma se potesse votare a Napoli ai ballottaggi?

«Voterei De Magistris senza dubbio. In quattro anni ha cambiato la città, ha dato speranze e si è impegnato al massimo. Guardo anche ai candidati di Roma e mi chiedo: ma saranno in grado? Hanno la preparazione giusta?I nomi non li conosco come non conosco la loro storia politica. Ma questa è una mia lacuna».

Tre figli e suo padre a portare l’ unico stipendio. Ora i soldi non saranno più un problema, ha saputo gestire bene questa improvvisa disponibilità?

«Mica sono diventato miliardario. Non è cambiato molto, prima lavoravo da McDonald’ s e mi bastava. Ora è un po’ diverso, per qualche viaggio in più ma è tutto lì».

E la sua fidanzata che ne pensa?

«Non fa l’ attrice, è laureata in giurisprudenza. L’ ho conosciuta in Spagna, lei era lì per Erasmus e non aveva ancora visto Gomorra. Così ho capito che si era innamorata di Salvatore e non di Genny».

La gente fa pazzie per lei e per Marco D’ Amore. Uomini e donne. Ne è cosciente?

«Ho visto cose che non credevo possibili, in pochi giorni sulla mia pagina Facebook siamo passati da pochi followers a 360 mila, abbiamo ricevuto qualsiasi proposta da uomini e da donne. Più che una passione sembra un’ ossessione».

La sua carriera non si ferma a Genny, vero?

«Sarebbe un guaio. Ho centellinato le proposte perché mi piace il cinema sperimentale. Ho fatto un cameo in “Zeta”, di Cosimo Alemà dove sono il rapper Sante. Ho imparato a muovermi, purtroppo non canto perché sono entrato in corsa nel ruolo. In “Lo chiamavano Jeeg Robot” sono Vincenzo, un piccolo ruolo e adesso parto con il film dei The Jackal e a luglio con “Veleno” diretto da Diego Olivares che racconta del disastro dello scarico di materiali radioattivi nella Terra dei Fuochi».

Ma qual è il suo sogno?

«Una commedia brillante e di qualità, con lo spirito alla Troisi. Mi piace Genovese e il gruppo di Edoardo Leo. E poi vorrei confrontarmi con Sorrentino, Garrone e, perché no, Tarantino».

(Nella foto, l’attore Salvatore Esposito)