Pubblicato il 08/06/2016, 17:35 | Scritto da Gabriele Gambini
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Alessandro Bonan: Vi racconto il mio calciomercato, l’originale

Alessandro Bonan: Vi racconto il mio calciomercato, l’originale
Il giornalista conduce, dalle 23.30 su Sky Sport, "Euro Calciomercato - L'originale", contenitore che farà da ponte tra le dirette francesi di Euro 2016 e quelle della Copa America Centenario.

Dice il giornalista: “Il campionato italiano non deve puntare su vecchie glorie che ritornano dal passato, ma su giovani come Dybala quando era al Palermo”.

C’era una volta il calciomercato in analogico, direbbe un bravo nonno a noi bambini della generazione millennials. Era l’epoca fiabesca e pionieristica delle bombe di Mosca. Ma anche quella in cui Paolo Mantovani, presidente della Sampdoria, telefonava al giornalista Franco Rossi, con voce da Pierino, ridacchiando: «Sto trattando un giocatore sudamericano il cui cognome inizia per “c” e finisce per “o” ». Non c’è più, quell’epoca lì. Forse non c’è mai stata, è una condizione dell’anima. Ciò non toglie che il calciomercato continui a catturare l’attenzione dei maniaci calciomani, oggi più di ieri, come un articolo di TvZoom attirerebbe quella dei maniaci dei palinsesti televisivi. E a raccontarlo, portando in dote il giocoso fardello di entertainment e giornalismo rigoroso, ci pensa Alessandro Bonan col suo Euro Calciomercato – L’Originale, su Sky Sport 1 alle 23.30. Per fare il punto sulla giornata di Euro 2106 appena conclusa e tirare la volata alla Copa America Centenario, in partenza nella nottata (qui tutta la programmazione di Sky). Bonan, che ha scritto la sigla d’apertura del programma, smarcandosi con le sue passioni extra giornalistiche – musica e letteratura – dalla liturgia tradizionale dei contenitori di mercato, dice: «Puntiamo a un ritmo sincopato, a un linguaggio semplice ma fortemente caratterizzato, fatto di notizie raccontate sotto forma di scoperte progressive, momenti di alleggerimento, non scordando un aspetto imprescindibile: la credibilità».

Ha scritto la sigla del programma.

Si entra in un programma televisivo a partire dalla musica introduttiva. Vale per tutti i contenitori tv. Da lì parte il meccanismo di riconoscibilità. Indispensabile. Quando mi sono messo al lavoro sulla sigla, ho insistito sulla visione di ciò che sarei andato a raccontare e di come mi sarebbe piaciuto farlo.

Nel suo immaginario professionale, c’è qualche sigla storica che le è rimasta nel cuore?

Tante. Soprattutto di trasmissioni sportive. Ma, sparigliando le carte, dico che i miei momenti di fanciullo sono legati a Raffaella Carrà e alle sue sigle dei programmi del sabato sera. Sono le prime melodie, per così dire, televisive che mi vengono in mente. Non tanto per il tipo di musica, quanto per la loro grande riconoscibilità, a distanza di anni.

Raccontare il calciomercato tra Europei e Coppa America è una bella responsabilità. Molti colpi eclatanti, saranno determinati dall’esito di quelle partite.

Saremo dei traghettatori. Dall’Europeo alla Coppa America. Copriremo l’intervallo temporale che fa da ponte tra i due continenti calcistici. La tv di oggi ha modificato i linguaggi, è più dispersiva, si affranca dalle liturgie classiche di una volta. Per questo è fondamentale contaminare i generi. Partire dalle notizie sui giocatori, raccontandole in modo serio e credibile – il mercato è anche un periodo di bufale, non scordiamolo – e poi spezzare il ritmo con un controcanto leggero, fatto di battute e puro entertainment. Una scoperta progressiva della notizia, un momento di svelamento iniziale, di alleggerimento successivo e di approfondimento.

Come si evita il rischio della bufala in agguato?

Non perdendo di vista la credibilità. Abbiamo in squadra un elemento come Gianluca Di Marzio. Lui è una sorta di imbuto dal collo strettissimo (ride, ndr). Verifica le fonti, sa rielaborarle e raccontarle. Un po’ come se desse un bollino di certificazione.

Che cosa si aspetta, da questo mercato, in particolar modo per il campionato italiano?

Mi auguro non ci sia il consueto ritorno di campioni stagionati che vengono a svernare nel campionato italiano dopo aver dato il meglio negli altri tornei. L’effetto nostalgia, in quei casi, è di breve durata e non funziona quasi mai. Non essendoci le premesse economiche per acquisti forti, conterà l’abilità dei dirigenti nello scovare giovani talentuosi. Un po’ come aveva fatto Zamparini con Dybala.

Che cosa combineranno le big?

La Juve, tra i nomi forti, potrebbe assicurarsi davvero Dani Alves. L’Inter, con la nuova proprietà, garantire qualche sorpresa. Il Milan è legato alle decisioni di Berlusconi, ma in oriente ha un brand forte, gode di appeal.

Quale sarà il tratto distintivo del racconto di Sky sugli Europei?

Regaleremo tante piccole cartoline televisive parigine, come le cartoline di una volta. Significa affiancare al linguaggio tecnico tutte quelle suggestioni extracalcistiche capaci di garantire un racconto completo. Non soltanto per gli appassionati.

Il calcio è arrivato anche su Tv8, con l’Europa League. Si è posto il problema di come renderlo riconoscibile, lontano dal contesto pay e pescando in un bacino più ampio?

Mi sono posto principalmente il problema del linguaggio. Trovare la chiave giusta. Il pubblico di TV8 presenta caratteristiche differenti rispetto a quello di Sky Sport. Abbiamo puntato su un racconto meno tecnico, ma franco e diretto. Che non lesinasse sull’emozione del calcio giocato, sgrezzata e affinata da uno stile elegante.

Uno stile mutuato da qualche mostro sacro dei racconti sportivi del passato?

Non posso dire di aver avuto, nella mia carriera, un singolo idolo di riferimento. Spesso però mi hanno paragonato, per stile e approccio, al Raimondo Vianello dei tempi di Pressing. Forse perché, anche a me, piace alternare alle battute, le pause e i silenzi. Un raffronto che mi inorgoglisce.

C’è il Bonan giornalista. Abbiamo conosciuto il Bonan musicista. Ma esiste anche lo scrittore, se si pensa al romanzo noir Anatomia di una voce, uscito per Cairo Editore nel 2013.

C’è una ragione. La scrittura è l’unica attività che mi calma davvero. Una sorta di autoanalisi, una terapia psicanalitica cucita su misura. Per fare il mestiere di giornalista, è importante mettere a fuoco i dettagli delle notizie e il modo con cui raccontarli. La scrittura mi aiuta a sviluppare questi aspetti, è complementare al mio modo di essere.

Arriveranno altri romanzi?

Ne ho appena finito uno di ambiente calcistico. Si intitolerà La giusta parte. In questo caso, il calcio diventa un pretesto per raccontare una vicenda umana sviluppata su più livelli.

 

Gabriele Gambini

 

 

(Nella foto Alessandro Bonan)