Pubblicato il 27/05/2016, 14:31 | Scritto da La Redazione

I francesi e lo shopping italiano: Matthieu Pigasse su Zodiak

Non solo Bolloré, i francesi dei media puntano sempre di più all’Italia

Rassegna stampa: La Stampa, pagina 21, di Francesco Manacorda.

Lagardère pronto ad aprire a Milano. I tentativi di Pigasse su Zodiak della De Agostini.

Non solo Vincent Bolloré, non solo Mediaset. Il mondo dei media francesi è in movimento e guarda con grande interesse a Italia e Spagna per un consolidamento che appare sempre più scelta obbligata. Muove verso l’Italia il gruppo Lagardère, che sta per aprire un ufficio commerciale a Milano; tiene la Penisola nel radar anche una giovane «vecchia volpe» dei media come Mathieu Pigasse, convinto che dopo aver rimesso in ordine i conti di Le Monde niente sia più impossibile. Lagardère prepara lo sbarco diretto in Italia nella distribuzione e produzione di programmi tv attraverso la sua filiale spagnola Boomerang, che già fornisce a Canale 5 un paio di soap opera di discreto successo: Il Segreto e Una Vita, il cui titolo spagnolo è Acacias 38 e che non risparmia al pubblico struggenti vicende: «Felipe tradisce Germàn per favorire Cayetana!», recita ad esempio la sintesi della puntata 163. L’annuncio della nuova presenza in Italia, già dato il mese scorso al Miptv di Cannes è stato confermato a La Stampa in questi giorni, anche se la data non è ancora nota. La sua presenza, però, difficilmente potrà entrare in contrasto con quella di Bolloré, visto che Lagardère fornisce contenuti anche a Vivendi.

E Pigasse? Lui invece non ha mai nascosto di non avere grande stima di Bolloré, definito «un predatore». Ha messo a punto con i suoi soci Xavier Niel imprenditore informatico di successo, investitore in Telecom Italia e accanto a lui anche nell’avventura di Le Monde e al produttore televisivo Pierre-Antoine Capton, una società chiamata Mediawan che è il primo veicolo d’investimenti francese rivolto esclusivamente al settore dei media e dei contenuti. Più che alla carta stampata tradizionale, Mediawan si dice interessato ai «contenuti» audiovisivi. Ecco così che tra i dossier che ha studiato, con 300 milioni di euro a disposizione da investire nel giro di un paio d’anni, c’è stato anche il produttore televisivo Zodiak, controllato dalla De Agostini. Niente di fatto, però, e all’inizio del 2016 Zodiak si è poi invece fuso con il Banijay Group, dando vita a Banijay-Zodiak, controllato al 73,8% da una joint-venture formata da Stéphane Courbit e De Agostini e per il restante 26,2% dalla Vivendi controllata da Vincent Bolloré.

Proprio le mosse di Bolloré continuano ad essere tra quelle più seguite sul  mercato italiano, specie visto il suo doppio impegno come primo azionista di Telecom Italia e di prossimo socio di Mediaset. Tra le ipotesi che il mercato vede possibili c’è un’operazione che porti Tim Brasil dalla società italiana verso la spagnola Telefonica, usandola come merce di scambio per acquisire le attività di pay-tv della stessa Telefonica. Sul fronte Mediaset, Vivendi sta procedendo sull’operazione che dovrà a portare a uno scambio incrociato di partecipazioni pari al 3,5% e al passaggio di Mediaset Premium ai francesi. Il termine per la chiusura dell’operazione è il 30 settembre, ma visto che la due diligente sta andando avanti spedita lo scambio di azioni potrebbe concludersi anche prima dell’estate. In casa Mediaset si scrollano di dosso qualsiasi preoccupazione che alla fine il risultato economico di Premium risulti molto peggiore di quanto preventivato nell’operazione che la traghetterà verso i francesi: è vero che nel primo trimestre del 2016 le perdite sono state pari a 56 milioni di euro, ma si spiega non basta proiettare quella cifra sui quattro trimestri per ottenere le perdite d’esercizio presunte. Bisogna invece tenere presente che nel primo trimestre si concentrano gran parte degli esborsi per i diritti di serie A sul calcio, che non si replicano ad esempio nel secondo trimestre.

Sui rapporti Vivendi-Mediaset c’è anche una lettura alternativa, che vorrebbe i francesi interessati non tanto all’espansione subalpina nella pay-tv, quanto a una maggior presa proprio grazie all’aiuto del socio italiano. Oggi, infatti, Bolloré controlla il 14,5% di Vivendi, ma nel 2016 sfrutterà la norma che ha fatto passare dall’assemblea della stessa Vivendi e che permette a chi detiene le azioni da oltre due anni di avere diritti di voto raddoppiati. Con il suo peso in assemblea pari al 29%, la presenza di un altro 3,5% in mano a un socio fidato e alleato strategico come il gruppo Mediaset ha tra gli effetti collaterali ma non trascurabili quello di rendere per l’appunto più salda la presa su Vivendi, che custodisce in cassaforte oltre 6 miliardi di liquidità.

(Nella foto Matthieu Pigasse)