Pubblicato il 12/05/2016, 13:33 | Scritto da La Redazione
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Jeremy Darroch, ceo di Sky Europa: Italia è strategica per il gruppo

“Italia strategica per Sky in Europa”

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, pagina 10, di Leonardo Maisano.

L’intervista. Darroch (ceo del gruppo tv): “Non temiamo Vivendi-Mediaset”.

«È una scelta chiara ed è una scelta strategica: l’Italia è elemento chiave di questo puzzle». Jeremy Darroch, 53 anni, ceo di Sky, un anno e mezzo dopo il consolidamento delle pay tv europee controllate al 39% dalla Fox di Rupert Murdoch ammette di aver accelerato la mutazione del gruppo, dirottandolo ancor di più verso la produzione di contenuti.

Se la via è questa, perché Sky Italia dovrebbe avere un ruolo centrale?

Abbiamo creato l’hub di Sky Arts e lo abbiamo collocato a Milano con un immediato riscontro sulla qualità dei prodotti. Gomorra è stata una serie di grandissimo successo e la seconda serie è appena iniziata con risultati eccellenti. Il lavoro di Paolo Sorrentino sul Papa sarà sfruttato dal gruppo sul grande scala. L’Italia sarà content focused, non c’è dubbio, utilizzeremo la grande ricchezza culturale del vostro Paese che può generare correnti di idee creative. Detto questo, non vedo ruoli esclusivi per ogni singola realtà di Sky. Dobbiamo vincere a livello locale, quindi non tutte le produzioni potranno essere in Italia come non potranno esserlo solo nel Regno Unito o in Germania. Sky si regge su tre pilastri. La produzione di contenuti prima di tutto, l’innovazione tecnologica e il servizio ai consumatori. Solo quest’anno l’investimento è stato di 5 miliardi di sterline circa. E crescerà anno dopo anno.

I risultati dell’ultimo trimestre hanno confermato che l’Italia rimane un Paese difficile. L’intesa Vivendi-Mediaset rischia di complicare ulteriormente lo scenario per Sky. Vi siete già attrezzati per far fronte alla nuova realtà?

Siamo molto contenti della squadra di Sky Italia, quella giusta per avere successo. Guardiamo ai concorrenti ed è ovvio, ma non saranno i concorrenti a decidere la nostra direzione di marcia. Ci sono grandi opportunità di crescita in Italia anche se il contesto è dettato dal quadro macro del Paese.

Se in Italia c’è Vivendi-Mediaset, in Gran Bretagna c’è Bt che si è rafforzata nell’offerta dello sport e, soprattutto, con l’acquisizione dell’operatore mobile EE. Muove verso l’offerta quad play (telefonia fissa, cellulare, tv e banda larga). I competitors si moltiplicano…

Non abbiamo mai avuto paura della concorrenza né, lo ripeto, la concorrenza detterà la nostra strategia.

Eppure proprio in nome di un’offerta quad il nome di Sky è stato associato a quello di Vodafone, immaginando una fusione fra i due gruppi…

Quad play è una via per lo sviluppo e la crescita, il contenuto sul mobile è una grande prospettiva. Sono convinto che esistano ottime opportunità per le società di telefonia di distribuire i nostri contenuti. Non è però affatto dimostrato che sia necessario combinare questi servizi in un solo business, perché non è affatto dimostrato che i clienti vogliano tutto garantito da un solo provider.

Intanto i servizi in streaming, da Netflix in poi, avanzano e vi fanno concorrenza…

Noi siamo tecnologicamente agnostici, non vogliamo fissarci su una sola piattaforma. Ci sono clienti che si affidano solo al mobile per guardare Sky, altri no. La verità è che non tutti usano la Tv nello stesso modo, la flessibilità è il modo per misurarsi con la concorrenza.

I risultati delle tre Sky consolidate tracciano realtà diverse. È soddisfatto?

Il gruppo sta garantendo ottime performance. La crescita delle revenue è del 5% l’anno l’utile operativo è arrivato al 18 per cento. La Gran Bretagna viste le dimensioni è il motore dello sviluppo, la Germania comincia a guadagnare, quando l’Italia, come Paese, accelererà, anche Sky Italia migliorerà.

Quello che sta descrivendo è lo scenario di un gruppo che sulle sinergie europee ha scommesso tutto. Eppure siamo alla possibile vigilia di Brexit. Che impatto avrebbe l’addio britannico all’Ue sull’operatività del gruppo?

Non abbiamo preso una posizione politica perché produciamo news e vogliamo restare imparziali. Per Sky la prospettiva è europea, al di là del referendum, visto che 66 milioni di nuclei famigliari nei nostri mercati ancora non sottoscrivono la pay tv. Sull’operatività, vedremo. Il mercato interno digitale è ancora in fase di definizione.

Prospettiva europea o prospettiva mondiale? James Murdoch presidente di Sky e ceo di Fox ha detto che per lui è “un’anomalia avere il 40% di un gruppo” rilanciando così l’idea di un’offerta per prendere tutta la pay tv…

Noi dobbiamo solo pensare a migliorare il nostro gruppo. Se poi, in futuro, Fox o qualcun altro vuole fare un’ offerta per Sky si vedrà. Siamo una società quotata. Sono convinto che possiamo aggiungere valore a molti business perché Sky è di grande successo.

L’innovazione è, secondo lei, uno dei pilastri dello sviluppo di Sky. Si parla tanto di pubblicità su misura. I target ads sono una nuova realtà di Sky nel Regno Unito che potrà garantire agli investitori spot diversi a seconda dei consumatori. Una prospettiva anche per l’Italia ?

Partiremo in Italia entro la fine dell’anno e poi in Germania. È una tecnologia sviluppata da Sky che genererà nuove, importanti fonti di ricavi. Si calcola che una pubblicità “targetizzata” sul profilo del cliente possa essere commercializzata al triplo di una standard. Siamo in grado di creare segmenti multipli sia demografici che regionali.

Vedremo ancora la Champions su Sky o avete abbandonato ogni speranza?

Non si sa mai, ma oggi puntiamo a un’offerta ampia, non vogliamo dipendere eccessivamente da un singolo contenuto.

(Nella foto Jeremy Darroch)