Pubblicato il 08/05/2016, 15:33 | Scritto da Gabriele Gambini
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Donne spietate e suggestioni noir: la sfida televisiva è sul “crime”

Donne spietate e suggestioni noir: la sfida televisiva è sul “crime”
Il Festival della tv e dei nuovi media di Dogliani, consegna palinsesti dominati dall'elemento "crime", che stavolta si tinge anche di "rosa", scavando a fondo nelle pieghe della società.

Carlo Lucarelli con “Profondo nero”, ma anche il documentario “Camorriste”, scandiscono la programmazione di Crime+Investigation. Ma la competizione sul racconto della “nera” coinvolge anche Discovery.

Dice il proverbio: a tavola non si invecchia. Per questo il food in televisione tira tanto. Ma lontano dalla tavola, si invecchia eccome. Di più, ci si strozza. Magari per mano altrui. Ed è lì che entra in gioco l’elemento “crime”, che un tempo si chiamava “noir”, che in Francia diventa “polar”, ma che, in soldoni, rappresenta la grammatica televisiva “di genere”, catalizzatore dell’attenzione di un pubblico vasto e intergenerazionale. Determinando una concorrenza stimolante tra i broadcaster. «Il racconto della cronaca nera affascina perché è lo specchio della nostra società. Può essere fatto in modo rigoroso o in modo sensazionalistico, dipende dalle scelte. Ma attraverso la ricostruzione di casi eclatanti della storia italiana si scopre un Paese che si era addormentato credendosi immune a determinati avvenimenti, risvegliatosi poi in condizioni ben diverse da come credeva di essere», dice Carlo Lucarelli, intervenuto al Festival della tv e dei nuovi media di Dogliani, a fianco di Sherin Salvetti di A+E Networks, Laura Carafoli di Discovery Italia, Giuseppe Borrelli, magistrato e al produttore Marco Visalberghi.

NON ACCETTARE CARAMELLE DAGLI SCONOSCIUTI

Lucarelli, che sulla crime fiction ha costruito la sua fortuna letteraria e televisiva, tornerà dal 14 giugno su Crime+Investigation (canale 118 Sky) con la seconda stagione di Profondo Nero, dopo il successo della prima, seguita da 211mila spettatori medi per episodio e 1,2 milioni di spettatori unici. «Parleremo dei delitti che hanno segnato una “prima volta” per l’Italia. Il mostro di Firenze. Il caso Rina Fort, del 1946. Il rapimento di Ermanno Lavorini. Quando accadde avevo 8 anni, e a casa mia cambiò il clima, mia madre e le nonne mi dicevano di “non accettare le caramelle” dagli sconosciuti. Poi, la storia di Wilma Montesi, primo caso in cui la cronaca nera incrocia la politica. E quella di Franca Viola: rapita e violentata, secondo la morale del tempo avrebbe dovuto sposare il suo rapitore, salvando il suo onore. Ma lei fa qualcosa che nessuna donna aveva mai avuto il coraggio di fare prima: col supporto della famiglia, decide di non sposare il suo carnefice».

CAMORRISTE

Il riferimento a protagoniste donne non è casuale. Anche il nuovo livello delle inchieste sulla criminalità organizzata mischia il nero del crimine al rosa femminile. Lo fa con la fiction (la seconda stagione di Gomorra, su Sky Atlantic, mostrerà le compagne dei boss più spietate e decisioniste dei loro mariti), e con la miniserie in tre episodi Camorriste, dal 24 maggio alle 22.55, su Crime+Investigation e su Sky On Demand. Girata con impianto documentaristico classico, ma ricca di testimonianze e documentazioni d’archivio, ripercorrerà le vicende di Antonella Madonna, Cristina Pinto e Anna Carrino. Sentimentalmente legate, per ragioni tra loro diversissime e drammatiche, a capi clan della camorra campana, all’arresto dei loro mariti hanno gestito le leve del potere malavitoso non lesinando sulla spietatezza, conquistandosi il rispetto dei loro seguaci. Fino all’epilogo: c’è chi ha deciso di pentirsi per ragioni sentimentali distanti da una presa di coscienza sui crimini commessi, e chi è stata arrestata scontando l’intera pena in carcere. «Camorriste svela il disagio sociale e familiare presente nei nuclei fondativi della camorra, insistendo su particolari inediti che vale la pena di raccontare», spiega Borrelli, «in cui emergono gli sforzi compiuti dallo Stato per contrastare l’escalation della criminalità organizzata».

LA SFIDA DEI PALINSESTI

Perché il gioco televisivo segue una comunicazione binaria. La verità delle inchieste da un lato e, dall’altro, l’intrattenimento favolistico delle fiction che però da quelle inchieste attingono a piene mani, come nel più classico dei feuilleton. Il punto d’incontro tra i due elementi potrebbe essere l’esperimento I miei 60 giorni all’inferno, una sorta di reality-inchiesta americano già in onda ogni mercoledì su Crime+Investigation, con protagonisti sette innocenti, decisi a sperimentare in incognito la vita in una prigione statunitense.
«Anche Discovery punta molto su questi aspetti per impostare la programmazione dei palinsesti», aggiunge Laura Carafoli. «Sangue del tuo sangue, andato in onda sul Canale 9, ha indagato i delitti familiari, mentre Discovery Channel trasmette Killing Fields, la serie prodotta da Barry Levinson con suggestioni vicine a quelle di True Detective, con protagonista il detective Sanchez e la sua indagine sulla morte di Eugenie Boisfontaine. Un caso durato 19 anni, tra insabbiamenti e progressi dei metodi scientifici applicati all’investigazione».

Resta una certezza. La sfida televisiva tra editori, nel 2016, si combatterà a colpi di particolari delittuosi, perché se l’assassino torna sempre sul luogo del delitto, la tv lo fa trasformandolo in “diletto”. Con la differenza che, al posto del coltello, a sferrar fendenti ci penserà il telecomando.

Gabriele Gambini