Pubblicato il 07/05/2016, 16:20 | Scritto da La Redazione

Forti, ruvide, feroci. In Gomorra2 a far paura sono le donne

Forti, ruvide, feroci. In Gomorra2 a far paura sono le donne
"Alcune delle storie che racconto sono terribili...". Parola di Francesca Comencini, regista della serie cult. Che riparte con molte novità. Così su Io Donna.

I nuovi episodi dal 10 maggio su Sky Atlantic

 

Rassegna Stampa: Io Donna, pagina 69, di Fabrizio Roncone

 

FORTI, RUVIDE, FEROCI. NEI NUOVI EPISODI DI GOMORRA A FAR PAURA SONO LE DONNE

“Alcune delle storie che racconto sono terribili…”. Parola di Francesca Comencini, regista della serie cult. Che riparte con molte novità. A cominciare da una certa “iena” con la gonna

 

 

TORNA GOMORRA. Ordinate le pizze e sedetevi sul divano. Però prima di accendere la tivù, c’è subito una cosa che dovete sapere: in questa nuova serie (la prima, un trionfo, è stata venduta in 130 Paesi, la seconda andrà in onda dal 10 maggio su SkyAtlantic HD) crescono i personaggi femminili.

Da un punto di vista narrativo, la notizia è forte.

«Anche perché attraverso le donne è possibile aprire una finestra diversa sulla realtà della camorra…» dice la regista Francesca Comencini. I 12 episodi sono stati diretti da lei, Claudio Cupellini, Claudio Giovannesi e Stefano Sollima, il supervisore: ma è alla Comencini che è stato affidato il compito di sviluppare e gestire la presenza delle donne in azione sulla scena di una storia complessa; il capostipite del clan Savastano è evaso, la gang del figlio Genny è caduta in un’imboscata e Ciro ha sparato a Genny. «Soprattutto, però, Donna Imma, interpretata da Maria Pia Calzone, è morta». Partiamo da qui.

Ci sono due nuovi ingressi: Cristina Donadio nei panni di Scianel e Cristiana Dell’Anna in quelli di Patrizia

Scianel: chi è?

Immaginatela con il volto straordinario di un’attrice napoletana che viene dal teatro, un’attrice di grande esperienza come la Donadio: ecco allora una donna di camorra ruvida, diffidente, forte, feroce. Che ha un solo interesse: comandare. E che…

Perdoni se la interrompo: c’è quella frase bellissima che Scianel dice alla commessa…

Ma certo! Bellissima perché eloquente, definitiva per la descrizione del personaggio. Scianel dice così a una commessa che le fa i complimenti: “‘Na pantera è bella assai ma nun conta nu cazz’, invece miezz’ ‘e iene a cummannà song’e femmene”…

Una pantera è bella assai ma non conta niente, invece tra le iene a comandare sono le femmine.

Esatto: donna Imma era una leonessa, Scianel invece è una iena, è un vero boss, pensa solo al lavoro, non si innamora, diventa la reggente della piazza di spaccio di Scampia…

Quel nome, Scianel, perché la madre aveva una bancarella di profumi.

No, dico, scusi: ma lei come fa a sapere tutte queste cose? Io ero stata invitata dalla produzione a tenere tutto segretissimo… E comunque sì, la chiamano come un profumo, ma di femminile ha solo quello. Perché Scianel ragiona e si comporta come un uomo di camorra.

E qui la sua regia diventa importantissima.

Be’, con la Donadio abbiamo cercato di raccontare una donna che vive dentro un meccanismo criminale che la schiaccia e che, in qualche modo, la costringe a deformare i propri sentimenti.

Un mondo criminale al femminile.

Sono donne che esistono davvero. E che a volte, quando arrestano i loro uomini, finiscono nei servizi dci tipi: donne che urlano, donne forti, che con una mimica straordinaria cercano di dimostrare un loro senso di appartenenza, una fedeltà al progetto criminale.

Poi c’è il personaggio di Patrizia.

Cristiana Dell’Anna, giovane talento di quell’incredibile serbatoio di attori e attrici che fornisce Napoli, interpreta una donna che lotta da quando è nata. I la perso i genitori molto presto, così è abituata a… Il personaggio di Patrizia viene fuori lentamente, per i telespettatori sarà una scoperta continua…

In Gomorra c’è sempre il fascino del male, ma riuscite a non scatenare una vera empatia con i personaggi.

Cerco di umanizzare i personaggi, di scavare dentro il loro animo, cerco di far capire al telespettatore perché la loro psiche procede in un certo modo, perché provano odio o simpatia, furore o pietà… Però è chiaro che se li racconti in modo corretto, no, proprio non possono provocare empatia. E aggiungo: se sono riuscita a girare alcuni episodi di Gomorra è perché ho paura. Ma non mi riferisco solo alla paura professionale di non essere all’altezza, penso anche alla paura scatenata dalle storie che racconto…

Guardando la vostra prima serie fu inevitabile il sospetto di trovarsi di fronte al drammatico ritratto antropologico di un pezzo d’Italia.

Anche stavolta abbiamo girato tra Scampia, San Giovanni a Teduccio, Marianella… E sì, è vero: ci sono pezzi del nostro Paese dove sembra quasi non possa esserci un’alternativa culturale e sociale alla camorra. Tuttavia, tornando a Scampia dopo un paio di anni, posso dire di aver trovato una realtà meno inquietante: perché forse lì dove c’è un lavoro forte delle associazioni, dove le forze dell’ordine mantengono la mano ferma, la realtà, sia pure lentamente, può cambiare.

Un ricordo particolare, un pensiero, dopo tante settimane trascorse a Napoli.

Napoli è una città pazzesca. Ti seduce, ti ferisce, ti consola. Quando pensi ti sia entrato dentro definitivamente quel senso d’angoscia, quando ti convinci che non c’è più speranza, si apre una porta e una persona che non hai mai visto, ti sorride e ti invita a prendere un caffè raccontandoti stupende storie di onestà e di coraggio. Napoli è una città che contiene tutto il bene e tutto il male. Ma quando poi vieni via, alla fine, ti porti via soprattutto il bene.