Pubblicato il 21/04/2016, 13:32 | Scritto da La Redazione
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Anitrust: multa a Sky, Mediaset, Infront e Lega calcio per i diritti TV – La nuova Auditel

“Così Bogarelli impose la spartizione a Sky”

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 9, di Marco Mensurati.

Il numero uno di Infront, verso l’uscita, inchiodato dalla chiamata a Zappia prima del risultato dell’asta.

Per capire chi siano i veri sconfitti e chi i vincitori, nella grande partita dei diritti tv, è sufficiente dare un’occhiata ai numeri. E osservare come la multa inflitta a Sky sia l’unica delle quattro deliberate ieri che l’Antitrust ha ritenuto di esprimere con una cifra tonda, pulita: Mediaset dovrà pagare 51.419.247,25 euro; Infront 9.049.646, 64; la Lega Calcio 1.944.070,17; Sky 4.000.000. Non è un caso, ovviamente. Anzi. Questa scelta ha un significato ben preciso. Perché, mentre le cifre richieste a Mediaset, Lega e Infront sono il risultato di un calcolo preciso che ha tenuto conto del danno procurato in relazione al valore delle vendite, delle attenuanti, delle aggravanti e dei comportamenti tenuti dai singoli “imputati”; i quattro milioni richiesti a Sky sono una sorta di forfait, e hanno il senso di una «sanzione comportamentale». Di fronte alla situazione in cui Infront e Mediaset avevano messo Sky è il ragionamento l’Authority i dirigenti della tv a pagamento avrebbero dovuto denunciare quanto stava accadendo, e invece «subirono» l’accordo. «Nel corso del procedimento scrivono i giudici gli elementi acquisiti indicano che tale soggetto (Sky) ha partecipato all’intesa con un ruolo marginale, sostanzialmente difensivo».

Mediaset, invece, «sin dall’apertura delle buste ha condiviso la soluzione di aggiudicazione di carattere spartitorio promossa dalla Lega e da Infront, ed è risultato di fatto il soggetto che maggiormente ha tratto vantaggio dall’intesa alla luce delle offerte presentate e della dubbia liceità delle offerte condizionate». Ma ancor più di Mediaset, il vero sconfitto risulta essere l’asse Infront-Lega Calcio, soggetti ai quali non viene riconosciuta alcuna attenuante (a differenza di Mediaset alla quale viene fatto un 30% di sconto sulla pena). A Infront, che evidentemente secondo i giudici è stato il principale regista dell’operazione, viene aumentata la pena originale di un 50 per cento «a garanzia della proporzionalità e dell’effettiva deterrenza». A motivazione di tanta durezza nei confronti dell’advisor della Lega Calcio, la sentenza Antitrust cita quella che sembra essere stata ritenuta la “pistola fumante” di tutto questo caso; una telefonata intercorsa tra Marco Bogarelli, il presidente di Infront, e l’amministratore delegato di Sky Andrea Zappia, la mattina prima dell’assegnazione, nel corso della quale Bogarelli avrebbe comunicato «come la Lega avrebbe proceduto nelle assegnazioni dei pacchetti».

Nel corso della telefonata l’advisor della Lega avrebbe anticipato la disponibilità di Mediaset e della Lega di procedere alla spartizione. La sentenza dell’Antitrust cui le parti faranno appello al Tar, Mediaset in particolare si aspetta un dimezzamento della sanzione riaccende la questione su altri due fronti. Il primo è quello penale. A Milano c’è un’inchiesta in corso proprio su questi fatti e la decisione di ieri sembra rafforzare la tesi fatta propria dai pm milanesi che vuole Infront e Lega Calcio agire in tutta questa vicenda a tutela degli interessi di Mediaset (che non a caso sarebbe, secondo l’Antitrust, il soggetto avvantaggiato dal cartello). Il secondo aspetto è invece politico. Il Governo è infatti molto preoccupato della situazione che si è venuta a creare in seguito alle storture collegate all’asta del 2014 (per il triennio (’15-’18), e non vuole che queste si ripetano per il prossimo triennio che andrà in aggiudicazione entro un anno. Allo studio c’è dunque una sorta di exit strategy dalla crisi che dovrebbe ruotare attorno all’imminente «revisione della legge Melandri» che dovrebbe permettere alla Lega Calcio e al suo advisor che sarà ancora Infront di muoversi in un quadro più certo e di semplice interpretazione. Infront dal canto suo si proporrà in maniera del tutto rinnovata sia nel brand sia nel management. Marco Bogarelli appare destinato a staccarsi dalle vicende italiane per occuparsi sempre di più di quelle europee, con particolare riferimento al suo vecchio pallino della “Superlega”. Per la sua poltrona, in pole position un “uomo di garanzia” l’ad di Rai Com, il renziano, Luigi De Siervo.

 

L’Auditel misurerà gli ascolti di iPhone e tablet

Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 27, di Andrea Ducci.

Il panel triplicherà: saranno monitorate 15.700 famiglie. La nuova governance.

Il nuovo corso è avviato. Tra qualche mese cambieranno modalità e metodologie per misurare gli ascolti della televisione in Italia. Una piccola rivoluzione, congegnata da Auditel, che a cascata avrà un impatto diretto sull’orientamento e l’indirizzo di circa 4 miliardi di euro di pubblicità. A tanto ammonta il mercato degli investimenti correlati ai programmi televisivi. La misurazione dei gusti e degli orientamenti delle famiglie italiane in fatto di tv è da sempre il mestiere di Auditel. La novità è che gli ultimi due consigli di amministrazione della società, presieduta da pochi mesi da Andrea Imperiali, hanno deliberato alcune indicazioni che lasceranno il segno. Il board ha approvato l’avvio di uno studio di rilevazione sui nuovi device. In pratica, Auditel punta a estendere le misurazioni a smartphone, tablet e pc. L’obiettivo è recuperare il ritardo accumulato e cominciare a presidiare tutti i sistemi di utilizzati oggi dai cosiddetti target più giovani per consumare contenuti televisivi. Le tappe di avvicinamento di Auditel a apparecchi come iPad o telefonini prevedono che una volta completato lo studio di rilevazione si passi all’implementazione entro la primavera del prossimo anno. I tempi potrebbero essere anche più rapidi.

Molto dipende, del resto, dall’altra operazione discussa in consiglio di amministrazione. Punto di partenza è la falla che nei mesi scorsi ha causato la divulgazione di alcuni nomi del paniere di 5.700 famiglie misurate da Auditel. Un passaggio a vuoto che ha costretto la società a sospendere la diffusione dei dati di ascolto e a ripensare il modello di rilevazione. Tanto che è stata predisposta la sostituzione integrale del panel: al momento il 70% delle famiglie monitorate è già stato sostituito. Entro giugno l’avvicendamento sarà completato. Nelle settimane seguenti partirà la seconda fase del progetto, con l’allargamento del panel a 15.700 famiglie. Una cifra che ne farà il campione statistico più numeroso al mondo per le rilevazione di ascolti televisivi. Se tutto filerà liscio il nuovo super paniere triplicato entrerà in pieno servizio entro l’autunno. La rilevazione su tablet e smartphone seguirà a ruota. La strategia operativa di Auditel discende anche dalla nuova governance. La modifica dello statuto e l’adozione di una diversa disciplina dei rapporti tra gli azionisti ha partorito un assetto del consiglio di amministrazione che, per la prima volta, a dispetto delle quote azionarie, vede la maggioranza di Upa (Utenti pubblicità associati) rispetto ai consiglieri espressi da televisione pubblica (la Rai è azionista al 33%) e dai broadcaster privati (a Mediaset, La 7 e le tv commerciali fa capo un altro 33%).

In passato gli azionisti televisivi traducevano la quota del 66% in due terzi dei posti in consiglio di amministrazione, nel board attuale le televisioni esprimono solo la metà dei trenta consiglieri, gli altri quindici spettano al mercato pubblicitario, che ha indicato alla presidenza Imperiali. Così grazie al voto del presidente, che vale doppio, Upa governa la nuova Auditel. Non a caso vuole monitorare anche telefonini e pc per non lasciare nulla al caso. Una scelta che i vecchi broadcaster avrebbero volentieri rimandato.

 

(Nella foto Marco Bogarelli)