Pubblicato il 18/04/2016, 13:31 | Scritto da La Redazione
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La nuova associazione della radio – Più investimenti per Rai Cinema

La nuova associazione della radio – Più investimenti per Rai Cinema
La neocostituita associazione degli editori nomina Nicola Sinisi presidente e prepara il successo di "Audiradio”. E poi i piani della società controllata da Viale Mazzini che ha prodotto titoli come “Gomorra”.

Le radio si consorziano per capire l’audience, il “Tavolo editori” studia la nuova rilevazione

Rassegna stampa: Affari&Finanza, pagina 34, di Filippo Santelli.

La neocostituita associazione degli editori di questo media in espansione, anche come raccolta pubblicitaria, nomina Nicola Sinisi presidente e prepara il successo di “Audiradio” cercando di renderlo più affidabile e sicuro.

Una società che riunisce tutte le radio italiane, pubbliche e commerciali, nazionali e locali. E che metterà a punto un nuovo sistema per rilevare gli indici di ascolto delle varie emittenti. Si è tenuto mercoledì scorso a Milano il primo consiglio di amministrazione di Tavolo Editori Radio. Una novità “importante”, la definisce il presidente neo eletto Nicola Sinisi, direttore di Radio Rai, dopo anni di tentativi falliti di creare una rappresentanza unitario per il settore radiofonico. Nel consiglio di amministrazione, composto da 17 membri, tre sono espressione della Rai, quattro delle emittenti locali, due di Finelco e uno ciascuno per Elemedia, Kiss Kiss, Sole 24 Ore, Radio Italia, Rtl 102,5, Rti e Rds. Il primo compito della società sarà quello di rappresentare gli interessi della categoria radiofonica nelle trattative per i contratti di settore e nei dialoghi con le autorità di vigilanza, a cominciare dall’AgCom.

La società ha un capitale di 110mila euro e responsabilità pecuniaria e legale. Altro punto sarà la realizzazione di un nuovo meccanismo di rilevazione dei dati di ascolto. Audiradio, la società che se ne occupava dal 1988, è fallita nel 2011, sostituita poi dal Radiomonitor di GfK Eurisko per il monitoraggio dei canali classici e da Radiostat per l’ascolto via internet. È proprio questa molteplicità di piattaforme la particolarità del mezzo radio che, a dispetto dell’età, sta evolvendo in maniera veloce. Nel 2015 in Italia i radioascoltatori nel giorno medio sono stati 35 milioni, oltre un milione in più rispetto all’anno precedente, con gli investimenti pubblicitari che, in controtendenza rispetto agli altri media, stanno reggendo. La fruizione però si divide tra i tradizionali apparecchi, radio e autoradio, e le nuove piattaforme, come app, web e podcast. L’obiettivo di Tavolo Editori, dice Sinisi, «è dare una rappresentazione più vera e completa dell’ audience». Si tratta ora di stabilire i criteri del nuovo sistema di misurazione previsto per gennaio del 2017, criteri che dovranno necessariamente essere ibridi. Su questo punto non si è trovata l’intesa con l’Upa, l’associazione degli inserzionisti che, presente nel vecchio Audiradio, è rimasta fuori dal Tavolo Editori Radio. Come ha detto Sinisi, «abbiamo intenzione di incontrarci e di ragionarci insieme».

 

Rai Cinema: cambio di rotta in sala. Più investimenti nei film italiani

Rassegna stampa: CorriereEconomia, pagina 11, di Stefania Ulivi.

I piani della società controllata da Viale Mazzini che ha prodotto titoli come “Gomorra”. Il ceo Paolo Del Brocco: “In cinque anni passati dal 60% di pellicole straniere all’80% italiane”.

Ferzan Ozpetek è sul set di Rosso Istanbul, il nuovo film tratto dal suo romanzo ambientato nella capitale turca. A Roma Sydney Sibilla gira i capitoli 2 e 3 della trilogia Smetto quando voglio. Veloce come il vento di Matteo Rovere sta dando buone soddisfazioni al box office, così come è successo con Lo chiamavano Jeeg Robot di Mainetti. «Nelle sale sono in arrivo, giovedì Le confessioni di Andò con Toni Servillo, quindi in maggio La pazza gioia di Paolo Virzì e Pericle il nero di Mordini, interpretato e co-prodotto da Riccardo Scamarcio. E, sul fronte internazionale c’è in uscita The Last Face di Sean Penn, più avanti Silence di Scorsese. La strategia editoriale per il 2016 è in linea con la nostra filosofia di servizio pubblico: valorizzare il cinema, a partire da quello autoriale, e i talenti, e tentare nuove strade per raccontare il Paese, la contemporaneità». Paolo Del Brocco è amministratore delegato di Rai Cinema dal 2011, il suo incarico è in scadenza a fine aprile («è tema dell’azionista, non mio»). Una realtà unica nel panorama nazionale, Rai Cinema, difficile da paragonare alle altre società del comparto dell’audiovisivo: gli obiettivi commerciali si intrecciano agli obblighi di servizio pubblico.

Quote di mercato «Come 01, il nome della società, nel 2015 siamo al quarto posto con circa l’11% di mercato (dietro a Fox, Warner e Universal) e un incasso al box office di circa 70 milioni di euro, un risultato in linea con gli ultimi tre o quattro anni, quasi sempre il primo distributore tra gli italiani. Certo non sarà così nel 2016 visto il risultato di Quo vado? – sostiene Del Brocco -. Come servizio pubblico l’obiettivo è diffondere la produzione culturale italiana e portare al grande pubblico storie che raccontino il presente con il linguaggio dell’attualità. Rispettando tutti i pubblici. Quando Fuocoammare, vincitore dell’Orso d’oro a Berlino incassa 900mila euro, ovvero più di 150 mila ingressi, superando di gran lunga il suo bacino naturale di pubblico in sala, per noi è un risultato dal valore altissimo. E in ottobre sarà su Rai 3 senza passare da pay tv». Nel listino 2016 compaiono Fai bei sogni di Bellocchio, Che resti tra noi di Cristina Comencini, La verità sta in cielo di Faenza, Non c’è più religione di Miniero Amelio, Mister felicità di Siani in uscita l’1 gennaio 2017. Al lavoro ci sono D’Alatri, Molajoli, Muccino. Cosa vuol dire in termini di risorse? «Si parla di circa 65 milioni all’anno sul prodotto italiano, nel 2008 erano circa 35. Sono più che raddoppiate e questo ci ha permesso di lavorare più e meglio. Nei primi anni da Rai Cinema si facevano 15-20 film all’anno, ora più di 50. E nel listino 01, rispetto ai primissimi anni, si è spostato il focus sul prodotto italiano. Prima era al 60% internazionale, ora al 70/80% italiano. Insomma, il prodotto italiano ha fatto i muscoli».

Gli autori Del Brocco cita i grandi autori come Tornatore, Moretti, Garrone, Martone, Salvatores e altri alla loro opera seconda come Kim Rossi Stuart e Pif. «Il suo In guerra per amore è un bellissimo racconto del nostro Paese in chiave di commedia. Per noi è fondamentale sperimentare nuove strade, come è stato con Veloce come il vento, un film di genere di grande qualità. O Troppo napoletano di Gianluca Ansanelli, rivolto a pubblico locale». O, ancora, L’ultima spiaggia, il documentario che fa riflettere sui muri, del triestino Davide Del Degan e del greco Thanos Anastopoulos, che sarà a Cannes tra le proiezioni speciali. «In questi anni il lavoro sui documentari è stato serrato: oltre 200 coprodotti e finanziati a sottolineare importanza data al cinema del reale. Così come l’attenzione alle opere prime e seconde: 130 tra i 280 film finanziati dalla società. Significa dare spazio ai talenti. Come opera seconda di Alessandro Comodin, un giovane considerato un genio in Francia, film in odore di Cannes». E le coproduzioni? «Oltre al film su Dalida con Pathé, siamo felici di essere nel nuovo film del regista de Le vite degli altri, Florian Henckel von Donnersmarck con la Beta, poi ci sarà il nuovo film che Virzì girerà in America. E quello di Carlo Hintermann co-prodotto con Terrence Malick». In attesa dei cambiamenti legislativi, Del Brocco commenta i nuovi scenari. «Siamo stati i primi a portare il nostro prodotto su piattaforme diverse da iTunes, Chili, Google play, fino a Netflix che gode di un buon marchio e marketing. Dal punto di vista economico l’impatto è ancora limitato ma crescerà. Mediaset-Vivendi? L’ingresso operatore con grande liquidità avrà un impatto, certo, ci sarà maggior concorrenza sui diritti della pay tv. Per chi ha contenuti questo può essere un vantaggio. Apre il mercato».

 

(Nella foto Paolo Del Brocco)