Pubblicato il 15/04/2016, 13:35 | Scritto da La Redazione

Rai: il diktat di Carlo Verdelli e gli arresti per gli appalti

Rai, il diktat di Verdelli e le mani di Renzi sulla tv

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 8, di Carlo Tecce.

Dopo il caso Vespa lo scontro tra la dirigenza della tv pubblica e il governo è uscito alla luce del sole. Ora rischia la poltrona l’unico che ha detto no.

Ancora s’avverte in viale Mazzini il rumore mediatico che pare sancire l’epilogo di un’epoca. Quella di Bruno Vespa, ripudiato pure da chi l’ha idolatrato e protetto. Anche se l’anfitrione di Porta a Porta dopo la contestata intervista al figlio di Totò Riina è sempre lì a indicare le poltrone agli ospiti e sempre lì tutelato da un contratto appena rinnovato di un anno: è la normalità che deriva dal palinsesto, ma è fragile e, presto, sarà stravolta. Non cade di colpo, Vespa. Questi sono i prodromi. La dissoluzione è avviata. Vespa ha sfruttato la vanità dei politici per rendere Porta a Porta un’istituzione televisiva, adesso i politici, voraci oltre che cinici, sfruttano il plateale inciampo di Vespa per rammentare al renziano Antonio Campo Dall’Orto, l’amministratore delegato, che la stessa politica comanda in Rai. O meglio, comanda il governo. Il pretesto offerto da Vespa è un avviso per le nomine passate (canali) e un preavviso per le nomine future (telegiornali). Il partito dem, che spesso s’esprime attraverso il maldestro ventriloquo Michele Anzaldi, non ha gradito la promozione di Andrea Fabiano a direttore di Rai 1, un dirigente allevato in azienda senza padrini nei dintorni di Palazzo Chigi e nei dicasteri in Vaticano. Fabiano non è apprezzato neanche dal governo. Renzi è intervenuto contro Porta a Porta tramite Luca Lotti, l’influente sottosegretario che non proferisce verbo in pubblico mentre in privato è scafato se non è d’accordo il capo.

Fabiano è un bersaglio minore, quasi impercettibile all’esterno. Quello grosso è Carlo Verdelli, il responsabile dell’informazione. Campo Dall’Orto l’ha convocato in viale Mazzini per dimostrare autonomia sui talk show e sui telegiornali. Verdelli è una garanzia, perché non c’entra niente con la politica, non s’è mai esibito a una Leopolda di Renzi e non s’è mai prestato a una logica di palazzo. Per ribadire il concetto, in commissione di Vigilanza Rai, davanti a una assemblea di solito abituata ai salamelecchi dei papaveri del servizio pubblico, Verdelli ha respinto le ingerenze di Anzaldi e colleghi: “Non censuro le trasmissioni per la politica”. Non ha difeso Vespa, ma un principio mai tollerato dai partiti: la politica non può condizionare le decisioni di viale Mazzini. Non occorre un chiromante per pronosticare le intenzioni che trapelano dal Nazareno: abbattere subito Verdelli per espugnare (ancora) la Rai. Il progetto di Campo Dall’Orto è legato all’ex direttore di Vanity Fair e della Gazzetta dello Sport, ma potrà resistere? Monica Maggioni, la presidente relegata al ruolo di illustre invitata ai convegni, ha marciato su Vespa per infilzare Verdelli e perciò Campo Dall’Orto, ma anche per farsi notare dal governo. Il messaggio: eccomi, sono più realista del re.

Il governo non può accettare che sia Verdelli a scegliere i vertici dei telegiornali e addirittura i conduttori dei talk show e Verdelli, di conseguenza, non potrà mai accettare che sia Palazzo Chigi a selezionare chi è adeguato per l’informazione pubblica. Come reagirà Campo Dall’Orto, come potrà mediare? Queste sono le domande che inquietano i giornalisti di viale Mazzini. Il duello fra il governo e Verdelli coinvolgerà anche Vespa, un tempo inossidabile, ora troppo gracile, scomunicato persino dai vescovi italiani con un giudizio inappellabile di monsignor Nunzio Galantino, il segretario generale che rappresenta papa Francesco nella Conferenza episcopale: “Io mai a Porta a Porta“. Vespa sarà esautorato in maniera progressiva: niente speciali in prima serata, niente vetrina per commentare il voto di giugno, niente quarta puntata a settimana già da settembre (e non in primavera e basta com’è da un paio di anni). È la punizione, immediata, che reclamano i dem, pronti ovvio a plasmare un nuovo Vespa, ugualmente affidabile e meno compromesso. Campo Dall’Orto è un uomo riflessivo, per molti lento. Non intende modificare il calendario sulle nomine dei telegiornali, previste entro luglio dopo le elezioni amministrative, ma da Palazzo Chigi fanno sapere che Bianca Berlinguer va rimossa dal Tg3 e che va reperito il sostituito di Massimo Giannini per Ballarò. È soltanto l’esergo di un elenco di richieste molto vasto.

 

Manette in Rai indagati tre dirigenti l’azienda li sospende

Rassegna stampa: La Repubblica- Roma, pagina 18, di Francesco Salvatore.

Vendevano l’informazione giusta nel momento opportuno, prima che la gara prendesse forma, in modo che il destinatario della dritta avesse già le carte in regola per aggiudicarsi l’appalto. In cambio ricevevano soldi, anche poche migliaia di euro, e buoni benzina. Si muovevano in questo modo i tre direttori della fotografia della Rai indagati ieri nell’ambito della mega inchiesta per corruzione all’interno dell’azienda di servizio pubblico televisivo. Ne sono convinti gli inquirenti, che ieri hanno disposto una serie di perquisizioni all’interno della Rai e nelle sedi di una serie di società che forniscono servizi luci e audio a viale Mazzini. I finanzieri del nucleo di polizia tributaria, su disposizione del procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo, hanno perquisito le abitazioni e gli uffici di Marco Lucarelli, Massimo Castrichella e Fausto Carboni. Si tratta di Professionalità di non poco conto all’interno dell’azienda, visto che nel curriculum di Lucarelli ci sono gli ultimi tre Festival di Sanremo, in quello di Fausto Carboni lo spettacolo top del sabato sera di Rai 1, Ballando sotto le stelle, e in quello di Castrichella il one man show di Massimo Ranieri Sogno o son desto.

I tre, tutti direttori della fotografia, sono accusati di essersi intascati somme di denaro, dai 5mila ai 12mila euro, da parte dell’imprenditore delle luci David Biancifiori, già arrestato lo scorso dicembre nel filone parallelo dell’inchiesta. In cambio avrebbero fornito, nei procedimenti di selezione nei quali loro erano implicati come direttori della fotografia, nel periodo tra il 2011 e il 2014, la comunicazione del capitolato tecnico, prima che la gara fosse indetta. La Rai, ieri reso noto di aver cautelativamente sospeso dal servizio i tre dipendenti indagati per “violazione dei doveri di imparzialità della pubblica amministrazione e violazione dei doveri d’ufficio nell’esercizio delle loro attività professionali. Sono state proprio le dichiarazioni di David Biancifiori e del fratello ad aver fornito nuovi elementi agli inquirenti. I due negli scorsi mesi hanno raccontato delle gare truccate e hanno permesso di portare alla luce, oltre alle mazzette, una sorta di cartello delle imprese che operano nel settore “luci, audio e led”, grazie al quale le ditte si sarebbero accordate per spartirsi le gare bandite dalla Rai per le forniture dei servizi per le varie trasmissioni televisive del palinsesto. Le Fiamme Gialle ieri hanno chiesto a viale Mazzini tutta la documentazione in cerca di riscontri, oltre ad aver bussato alle porte di nove società sparse fra Roma, Milano, L’Aquila e Brescia con l’obiettivo di sequestrare documenti utili a verificare la preordinata spartizione delle gare indette dalla Rai nei service audio e luce.

 

(Nella foto Carlo Verdelli)