Pubblicato il 11/04/2016, 13:30 | Scritto da La Redazione
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Una Leopolda per la Rai – Il canone in bolletta toglierebbe gli spot?

Una Leopolda per la Rai – Il canone in bolletta toglierebbe gli spot?
Consultazione pubblica "stile Leopolda" e tavoli tematici all'Auditorium di Roma. E poi il recupero dell'evasione con i nuovi sistemi di pagamento (400-500 milioni) può aprire una strada inedita per la tv pubblica. Una Rai senza pubblicità?

Sì, il dibattito sì. La Rai del futuro a caccia di idee. Canone in bolletta. Una chance per la Rai senza pubblicità.

 

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 39, di Alberto D’Argenio.

Sì, il dibattito sì. La Rai del futuro a caccia di idee

Consultazione pubblica “stile Leopolda” e tavoli tematici all’Auditorium di Roma.

Parte la prima consultazione pubblica sulla Rai lanciata dal governo Renzi. Con un format in “stile Leopolda“, ovvero con sedici tavoli tematici nel tentativo così la mettono i renziani di sottrarre il servizio pubblico ai “soliti addetti ai lavori” che da vent’anni dominano la Rai. L’appuntamento è per domani all’Auditorium di Roma organizzato dal sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli. E il governo non esita a definirla «la più grande operazione di ascolto della società italiana» sulla televisione pubblica. Saranno presenti una sessantina di associazioni, una ventina di enti pubblici e poi think tank ed università. In tutto un centinaio di soggetti, mentre ai tavoli interverranno circa 160 persone provenienti da cinema, produzione tv, cartoon, informazione, cultura, Made in Italy, turismo, digitale, terzo settore, scuola, università e disabilità. Così come ci saranno anche la European Broadcasting Union, Eurovisioni, Arté e l’Osservatorio europeo dell’audiovisivo. «Uno spaccato molto ampio della società italiana che, per la prima volta, si trova a parlare del servizio pubblico», spiegano gli organizzatori. Ai lavori parteciperanno anche sedici dirigenti Rai, uno per tavolo, tra i quali il responsabile del digitale Gian Paolo Tagliavia, il responsabile editoriale Carlo Verdelli e ancora il direttore delle fiction Eleonora Andreatta e il coordinatore dei palinsesti Giancarlo Leone.

I tavoli tratteranno diversi temi, come il Made in Italy, l’internazionalizzazione, l’identità nazionale, il cinema, le fiction, l’intrattenimento, la Pubblica amministrazione, l’alfabetizzazione digitale, i territori, le startup, le tecnologie, l’informazione, la scuola e la cultura. A maggio, poi, sarà messo online per 45 giorni un questionario preparato dall’Istat per sapere cosa pensino gli italiani della Rai e come la vorrebbero cambiare: anche in questo caso fa notare il governo è la prima volta che si dà la parola sul servizio pubblico ai cittadini. L’obiettivo finale è quello di dare vita ad un dibattito ampio e partecipato che potrebbe anche cambiare la mission della Rai nei prossimi anni. Un esempio? La Rai deve parlare agli italiani all’estero o portare l’Italia nel mondo? Insomma, si vuole dare una visione strategica al servizio pubblico, come sottolinea Giacomelli: «Sbaglia chi pensa che il Governo abbia voluto fare solo un giro di nomine in Rai, con la consultazione ogni cittadino avrà possibilità e diritto di dire la sua per capire come la Rai possa porsi a servizio dell’industria pubblica Italia».

 

Rassegna stampa: CorriereEconomia, pagina 8, di Fausta Chiesa.

Canone in bolletta. Una chance per la Rai senza pubblicità

Lo studio Secondo l’Istituto Bruno Leoni un modello positivo da seguire è quello del Regno Unito, dove la Bbc non ha mai venduto spot E in Spagna. Il recupero dell’evasione con i nuovi sistemi di pagamento (400-500 milioni) può aprire una strada inedita per la tv pubblica. Una Rai senza pubblicità?

I numeri dicono che è possibile. Almeno è quanto sostiene un’analisi dell’Istituto Bruno Leoni che dopo aver alzato bandiera bianca nella battaglia contro il canone in bolletta è tornato sulla questione con il paper Per una Rai senza pubblicità (o quasi) di Silvio Boccalatte. «Ci siamo occupati molto della questione – dice Serena Sileoni, vice direttore di Ibl – e nell’ultimo lavoro abbiamo analizzato il bilancio della televisione pubblica. Secondo noi, potrebbe vivere di solo canone». In Europa ci sono già gli esempi della Bbc nel Regno Unito, che non ha mai venduto spot per le reti destinate al pubblico britannico, e della Tve in Spagna. Un esempio, quest’ultimo, che calzerebbe molto con l’Italia visto che fu il governo di centro-sinistra di Zapatero a decidere di eliminare completamente le réclame dal gennaio 2010.

In base al paper, che sul punto riporta i dati di bilancio societario, nel 2014, su 2,35 miliardi di ricavi totali per Rai spa, i proventi dell’imposta ammontavano a 1,59 miliardi (67,5%), mentre la vendita di spazi pubblicitari ha fruttato 597,7 milioni (25,4%). Che cosa succederà da quest’anno, quando a maggio la Rai dovrà rinnovare la concessione del servizio pubblico e da luglio il canone, abbassato dell’11,9% a 100 euro, entrerà in bolletta? La Rai perderà 185 milioni, ma sarà molto più difficile evitare il pagamento dell’imposta. Quanto varrà il recupero dell’evasione? Il paper parla di un gettito di circa 400 milioni, il che significa un saldo positivo per la Rai di circa 215 milioni. Altri sono più ottimisti. Secondo una ricerca effettuata da Mediobanca il gettito sarà di 420 milioni, mentre per l’Unione nazionale Consumatori, potrebbe essere tra i 377 e i 426 milioni. Secondo il governo (ma per Ibl è una stima ottimistica), arriveranno addirittura 500 milioni in più. «Comparando le cifre si può supporre che l’introduzione del canone nella bolletta elettrica possa valere almeno un terzo dell’intero gettito pubblicitario.

Se, invece, la stima più vicina alla realtà fosse quella del governo, la nuova modalità di riscossione varrebbe quasi l’intero introito pubblicitario», commenta Silvio Boccalatte. Ciò significa che, già da quest’anno, sarebbe possibile ridurre la pubblicità di circa un terzo. Una delle tre reti generaliste, tra Rai 1, Rai 2 e Rai 3, potrebbe essere completamente senza spot. E la stessa cosa potrebbe avvenire per le semi-generaliste e specializzate (Rai 4, Rai 5, Rai Movie e Rai Premium) e tra le specializzate (Rai News 24, Rai Storia, Rai Scuola, Rai Sport l e 2, Rai Gulp e Rai YoYo). Senza contare i tagli di spesa che, secondo Ibl, potrebbero essere fatti. «Analizzando la struttura dei costi Rai, 123,3 milioni risultano spesi per “prestazioni di lavoro autonomo” a fronte di un numero di dipendenti di 12.857 unità che generano un costo del lavoro di 992,9 milioni: è proprio necessaria una spesa così elevata per prestazioni di lavoro autonomo, con una così importante disponibilità di dipendenti?». Sempre dal bilancio emerge che dei 420,5 milioni di «investimenti in programmi» 269,6 si riferiscono a fiction.

Cioè, scrive Ibl «a una voce che non appare immediatamente riconducibile a esigenze di servizio pubblico». Il canone dovrebbe essere destinato a finanziare il servizio pubblico. Ma se si guardano i numeri, si vede che la Rai ricava molto di più dall’imposta rispetto a quanto spende per i programmi di servizio pubblico. In base al paper, considerando le reti generaliste, i «programmi di informazione e di approfondimento» interessano soltanto il 27,4% del palinsesto, i «programmi e rubriche di servizio» occupano il 7,9%, mentre i «programmi e rubriche di approfondimento culturale» coprono i112,8% dello spazio. Il totale fa il 48,1%, cioè molto meno del 67,5% che ci si aspetterebbe vista la rilevanza del canone sul bilancio. I151,9% si suddivide in «informazione e programmi sportivi» (3,4%), «programmi per minori» (4%), «produzioni audiovisive italiane ed europee» (16,6%) e «altri generi come intrattenimento, film e fiction extraeuropei» (27,9 per cento).

 

(Nella foto la statua equestre in Viale Mazzini)