Pubblicato il 08/04/2016, 15:34 | Scritto da Tiziana Leone

Andrea Delogu: “Per me, cresciuta in una comunità, la tv è una famiglia allargata. Ma per reggerne la pressione serve vanità”

Andrea Delogu: “Per me, cresciuta in una comunità, la tv è una famiglia allargata. Ma per reggerne la pressione serve vanità”
In questa intervista a TvZoom,la conduttrice parla della sua infanzia a San Patrignano, del suo libro "La Collina" e del film che potrebbe diventare, del percorso di analisi che sta facendo per trovare le sue paure, di Twitter, radio e tv. Senza ovviamente scordare il suo fidanzato.

È passata da star di Twitter a personaggio televisivo grazie a Marco Giusti che l’ha voluta a Troppi giusti, la trasmissione di cinema su Rai 2. Da lì un altro carpiato, il tuffo nel sacro tempio del calcio nel Processo del lunedì, storica trasmissione di Rai 3 dove è entrata per “gestire” l’angolo dei social. E poi la radio con i Sociopatici, la giuria del Sanremo giovani e un libro, La Collina, che le ha aperto le porte del successo editoriale, pronto forse a diventare un film. La protagonista di questa storia è Andrea Delogu, vocalist, conduttrice, blogger e prossima moglie dell’attore Francesco Montanari, colui che ha fatto «centinaia di ruoli, ma tutti ricordano per il Libanese». Lo dice lei, sorridendo, mentre parla di Ambra. Che c’entra? Leggete, leggete.

Andrea, sul tuo sito c’è scritto: “Sono disgrafica e di sinistra”. Quale delle due è peggio?

«Penso che siano alla pari: sono entrambi dei disturbi, non si può lottare contro la proprio natura, sono nata così…».

E poi nel tuo sito aggiungi: “Abbiate pietà”. Bisogna averne per una di sinistra oggi?

«Bisogna averne soprattutto per un disgrafico. In questo periodo di politica-spettacolo di pietà bisogna averne in generale».

Nel tuo libro La Collina parli della Comunità di San Patrignano dove sei nata da due genitori che erano lì perché tossicodipendenti. È una storia perfetta per diventare un film, lo diventerà?

«Il libro in realtà è nato per diventare un film. Io e Andrea Cedrola, il mio socio in questa follia, è uno sceneggiatore, l’ho cercato per raccontare questa storia perché all’inizio volevo fosse un film. Abbiamo provato prima con un libro, ha avuto successo, quindi ora incrocio le dita».

La protagonista vorresti essere tu?

«No, per carità, non sono un’attrice, mi spaventerebbe terribilmente, a ognuno il proprio mestiere. In Troppo giusti mi ritrovo spesso a parlare con tante attrici brave e ogni tanto penso quale potrebbe essere la più adatta soprattutto a vestire i panni di mia madre. Ma non è un lavoro che deve competere a me, spetta al regista trovare le attrici».

Ecco, appunto, un bravo regista.

«Mi fido ciecamente di Domenico Procacci, sempre che vorrà investire in questa storia».

Quale attrice sogneresti come protagonista?

«Kasia Smutniak mi fa impazzire, ma in generale vorrei un’interprete che sappia soffrire sul set, perché in una storia come questa bisogna riuscire a toccare le corde più dolorose».

Ti aspettavi il successo del tuo libro?

«Se dicessi di no, direi una bugia. Ero certa che sarebbe stato un libro di impatto, è un pezzo di storia che ho cercato perché non mi sentivo raccontata».

Perché hai scelto di raccontare questa storia?

«Avendo vissuto un’infanzia felice a San Patrignano mi sono sentita in colpa perché io ero serena e gli altri invece soffrivano e passavano le pene dell’inferno. Questa cosa mi ha destabilizzata per tanto».

E oggi quali sono le tue paure?

«Vado in analisi da due anni e mezzo e ho capito che evito le paure, è come se mi girassi dall’altra parte, anche se poi sto male. Non è bello vivere una vita senza paura, ti senti invincibile, ma non è così. La paura serve per darti un limite».

Quindi non hai limiti?

«Io sogno ancora di poter fare l’astronauta, ma so che è impossibile, le paure ti regolarizzano».

Sognavi di diventare un personaggio televisivo?

«Sì, lo sognavo e basta, non aveva nessuna certezza, però ho sempre lavorato per riuscirci. Ho fatto mille lavori, ho scoperto i social grazie ai quali ho realizzato che mi piace parlare, forse per riempire i silenzi dentro, per non stare da sola mai».

Lavori in tv, in radio, sei attiva sui social, quale mezzo di comunicazione preferisci?

«Sono impazzita per la radio, ho cominciato l’anno scorso e non credevo fosse così bella. È come andare allo stesso bar ogni giorno e parlare con le stesse persone, mentre la tv è come entrare in casa della gente, devi essere carina e vestita bene».

La tv ti espone anche di più alle critiche….

«Anche i social. Puoi ricevere mille complimenti, ma basta una sola cattiveria per colpirti».

Twitter è un’arma a doppio taglio, mai pensato di uscirne?

«Grazie al mio fidanzato ho cominciato a capire che era un problema stare così tanto sotto pressione, ma sono sulla strada della guarigione».

Come ti ha guarito?

«Un anno e mezzo fa eravamo a cena fuori, stavo andando su Twitter, Francesco mi ha guardato e mi ha detto: “Facciamo che ogni volta che tocchi il telefono, paghi tu la cena”. Come con i ragazzini…».

Twitter ti ha cambiato la vita?

«Ho imparato a scrivere in modo veloce e leggero grazie ai social e al web. Essendo dislessica, avevo problemi di comunicazione, fino ai 19 anni non avevo nemmeno la erre. Esprimendomi sui social Marco Giusti mi ha contattata perché mi trovava divertente, mi ha affidato Stracult, poi Troppo giusti e così via».

E alla tv cosa devi?

«La tranquillità di sapere che sto facendo un lavoro fatto bene, la tv ti dà un riscontro immediato e io voglio esser voluta bene. Essendo cresciuta in una comunità cerco la famiglia allargata e con la tv, grazie alla popolarità, è facile ritrovare questo tipo affetto. Mi piace quando la signora del supermercato mi ferma e mi riconosce. E poi ovviamente c’è anche la vanità, sono sempre una ragazza, mi piace prepararmi e farmi bella».

Si può fare tv senza vanità?

«Metti la tua faccia e il tuo modo di essere davanti a milioni di persone che ti guardano, non si regge quella pressione senza vanità».

Dove vorresti arrivare in tv?

«Mi piacerebbe mettermi in gioco con un programma quotidiano: a me piacciono il cinema, il cibo, i social…».

Magari ti chiama il neo direttore di Rai 3 Daria Bignardi, vi siete conosciute alle sue Invasioni barbariche qualche tempo fa.

«Lei mi ha cambiato il corso della vita, mi ha chiesto di presentare il mio libro nella sua trasmissione, molti mi avevano detto di no. Però lasciamo perdere se no sembra che voglio adularla».

Non manca molto alla fine del campionato, com’è andata a Il processo del lunedì?

«È un gruppo di matti che hanno creduto in una che non sapeva niente di calcio, per non deluderli ho imparato subito».

Anche perché i tifosi non perdonano…

«Avendo capito che mi trovavo in terreno minato, ho dichiarato subito che non ne sapevo niente. Mentire è una cavolata enorme nei social, la gente se ne accorge, tanto vale dire a tutti: “Se sbaglio abbiate pietà”. Comunque nessuno mi ha tagliato le gomme della macchina».

Per la prossima stagione cosa succede?

«Vediamo, sto già lavorando sul secondo libro, è tutto ancora in fieri».

Hai visto in tv lo show Laura&Paola?

«Bellissimo, la Pausini è delle mie terre, la adoro: essere così morbide, veloci, simpatiche è tipico delle emiliane. E della Cortellesi che dire, sono cresciuta con i suoi spettacoli».

Se tu fossi la Cortellesi chi sarebbe Laura?

«Per me sarebbe Ambra quella di “t’appartengo e io ci tengo”. È una grande attrice, ma ci sono alcune cose che segnano la vita e quindi è quello il ricordo che ho di lei, di come conduceva i programmi. Lo dico senza problemi, sto per sposare Francesco Montanari che ha fatto duemila cose al cinema e in tv, ma ancora lo chiamano il Libanese».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Andrea Delogu)