Pubblicato il 01/04/2016, 13:32 | Scritto da La Redazione

Reti cannibali, il destino segnato di Mediaset – Nella war room. Da qui Netflix arriva al mondo

Reti cannibali, il destino segnato di Mediaset – Nella war room. Da qui Netflix arriva al mondo
Legati alla logica dei grandi numeri, i canali di Berlusconi faticano a svegliarsi. Il neo trash paga ancora, ma in futuro non si sa. E poi Viaggio nella sala operativa del gigante dello streaming.

Rassegna stampa: Sette – Corriere della sera, pagina 88, di Paolo Martini.

Reti cannibali, il destino segnato di Mediaset

Legati alla logica dei grandi numeri, i canali di Berlusconi faticano a svegliarsi. Il neo trash paga ancora, ma in futuro…

Mediaset Premium potrebbe ricollocarsi in un nuovo polo europeo, forte della pay-tv, in chiave anti-Sky e soprattuto anti-Netflix, guidato dalla rete a pagamento Canal Plus. Se così si vocifera da mesi, la spiegazione è semplice. Ancora due o tre anni fa, a margine di un incontro riservato per presentare nuove ricerche sul consumo televisivo, un dirigente al vertice del gruppo Mediaset si lasciò scappare: «A noi interessa che gli spettatori seguano le nostri reti generaliste, e casomai che si abbonino a Premium. Paradossalmente, ogni spettatore che guarda Premium, può essere uno in meno per noi». In realtà, nessuno si sorprese più di tanto per il fatto che un manager berlusconiano professasse ancora così convintamente il credo della tv commerciale, che è aggregare pubblico da vendere ai clienti pubblicitari. Ma una frase del genere metteva in luce anche la contraddizione di fondo tra le nuove attività intraprese nella pay-tv e il caro vecchio core business commerciale, peraltro non tanto più solido come un tempo.

È naturale che il gruppo di Canale 5 non possa essere anche un editore adatto a muoversi propriamente nel mondo post-televisivo. Oggi la regola aurea è guardare al contenuto e saperlo gestire in modo personalizzato e diretto. Nella tv-dopo-la-tv non contano i richiami facili per le grandi adunate, ma pesa soprattutto la capacità di segmentare al massimo l’offerta: basti dire che Netflix, per i ben noti “microtags”, attraverso i quali gestisce il rapporto con l’utente, ha mappato il proprio catalogo in quasi 80mila sottogeneri diversi. Prima ancora che abbonarsi, fin dal primo mese di prova gratuita lo spettatore deve semplicemente vedere ore e ore di quello che gli piace. Quindi, più che tutti i film e i telefilm, Netflix vuole avere un titolo o una serie adatti per ogni tipologia di spettatore. Si è detto e si è scritto, anche nel caso di Premium, di un difetto di strategia e di leadership di Pier Silvio Berlusconi: simpatie a parte (e sinceramente, conoscendoli, è impossibile provare antipatia per l’erede berlusconiano, o per il presidente del gruppo, Fedele Confalonieri), il problema è casomai proprio Mediaset, un’azienda troppo naturalmente legata alle vecchie logiche da “industria pesante” della televisione.

C’è solo una “enne” in più nella sillabazione, per fare il salto alla tv di oggi, che è un’industria “pensante”, in cui l’asse d’orientamento al marketing si è spostato dal cliente pubblicitario all’utente finale, con i numeri chiave che non sono più quelli delle grandi percentuali, ma quelli degli algoritmi. E fino a che renderà ancora soldi il neo trash genere Isola dei famosi o Ciao Darwin, la classe dirigente di Mediaset avrà ancora la testa nei vecchi numeri. Lo si è visto persino alla presentazione del telefilm gioiello di Premium, Mr. Robot. Alla festa di lancio in Italia di questa serie pluri premiata sugli hacker, che strizza l’occhio al nuovo vento anticapitalista, qualche dirigente Mediaset ha pensato bene di far comparire le solite Barbara D’Urso e Belén Rodriguez (sic!), damigelle d’onore davvero molto Anonymous…

 

Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 37, di Silvia Morosi.

Nella war room. Da qui Netflix arriva al mondo

Viaggio nella sala operativa del gigante dello streaming: così, in quindici minuti, è stata lanciata la seconda stagione di “Daredevil”. In 190 Paesi.

Dieci, nove otto… E poi, l’attesissimo zero, seguito da un lungo applauso e da un brindisi. Un’emozione, simile a quella per la messa in orbita di una navicella spaziale, ha accompagnato dopo un anno di attesa il lancio alla mezzanotte del 18 marzo (le 8 di mattina in Italia) della seconda serie di Daredevil. A monitorare lo spettacolo, attorno a un tavolo nella War Room di Netflix il gigante dello streaming che ha sede a Los Gatos, in California c’erano una dozzina di tecnici e ingegneri che hanno controllato trasmissione e connessione. Con un’attenzione specifica ai device utilizzati per connettersi: dagli smartphone ai tablet, dalle console ai televisori. Il loro compito è stato quello di garantire che ognuno dei 13 nuovi episodi fosse correttamente codificato e visibile su uno qualsiasi dei dispositivi connessi a internet compatibili con il servizio. Un problema complesso, perché Netflix deve tenere conto del fatto che gli spettatori hanno diverse velocità di connessione, varie dimensioni dello schermo e dispositivi con tecnologie differenti. Sono comunque serviti solamente 15 minuti per raggiungere tutto il mondo. Una seconda squadra di ingegneri ha controllato sui trenta televisori installati nella sala la correttezza delle sottotitolazioni in lingue diverse dall’inglese, del doppiaggio e dello streaming. «Certo, è un lavoro che viene preparato nelle settimane precedenti, ma fino all’ultimo ogni dettaglio deve essere monitorato», spiega Paolo, che ha controllato la trasmissione per l’Italia.

Un’ultima squadra, infine, ha monitorato la reazione del pubblico attraverso i social. Soprattutto, quelle su Twitter: dall’attesa delle ore precedenti ai primi commenti dopo la messa in onda. Insieme a loro, incuriosito dalle reazioni degli utenti, il protagonista della serie Charlie Cox. «Abbiamo anche testato diverse immagini per capire quale fosse la più attraente per i clienti. I progettisti della società avevano preparato non una, ma otto diverse locandine per la nuova stagione», ha aggiunto Todd Yellin, vicepresidente del settore Product Innovation dell’azienda che dallo scorso gennaio ha esteso il suo servizio in altri 130 Paesi, per una presenza globale in 190 Stati. «Stiamo continuando a saperne di più e a lavorare con i nostri partner, ma non abbiamo fissato scadenze precise», ha detto il co-fondatore e amministratore delegato di Netflix Reed Hastings, sottolineando gli sforzi per arrivare un domani anche in Cina. Il traffico e la sua affidabilità sono tra le principali preoccupazioni per il colosso dello streaming. L’azienda, che aveva iniziato come un servizio di vendita di dvd per corrispondenza, ora ha più di 75 milioni di abbonati in tutto il mondo, con un consumo giornaliero di più di 125 milioni di ore di contenuti. E per questo che Netflix ha costruito una propria rete di distribuzione di contenuti, soprannominata OpenConnect, che consiste in migliaia di server che si trovano direttamente all’interno di Internet Exchange e nelle strutture di molti dei più grandi fornitori mondiali di servizi Internet.

Per un confronto, quando l’azienda ha esordito in Brasile nel 2011 operava ancora trasportando ogni singolo flusso direttamente dai data center di Dallas e Miami. Netflix utilizza anche algoritmi predittivi per cercare di anticipare quale contenuto sarà visto in quale regione. «Abbiamo a che fare con una società che ha inventato l’Internet tv», ha detto Ken Florance, vicepresidente per la distribuzione di contenuti. I riflettori della seconda edizione sono puntati su uno dei tre personaggi principali, Frank Castle, conosciuto dai fan della Marvel come «Il Punitore». Come il protagonista Matt Murdock, Castle vuole riportare l’ordine nella città di Hell’s Kitchen, utilizzando vendetta, armi e proiettili. Matt, creato nel lontano 1964, è un avvocato cieco di giorno, supereroe di notte, che preferisce che siano la giustizia e la legge a determinare la sorte di quanti hanno fatto del crimine la loro forma di lavoro. «Ci vogliono anni per trovare una buona storia e produrre un contenuto proprio come questo», spiega Cindy Holland, vicepresidente dei contenuti originali. Nel 2016 Netflix prevede di rilasciare più di due dozzine di nuovi prodotti, film e documentari ( a maggio arriverà il serial francese «Marseille»), e di riprendere serie originali, insieme a programmi per bambini come «Lost and Found The music room» e «Kong: King of the Apes».

 

(Nella foto Daredevil)