Pubblicato il 31/03/2016, 14:35 | Scritto da Gabriele Gambini

Chiara Francini: “Impazzisco per i comici che sanno farti ridere rimanendo serissimi in apparenza”

Un tempo si diceva che l’Italia fosse il Paese dei compartimenti stagni: se fai tv resti confinato alla tv, se fai cinema non esci dai contorni del grande schermo, se sei comico difficilmente ti offriranno ruoli drammatici. Se sei donna, non sarà facile per te strappare risate al pubblico. Luoghi comuni, fatti  apposta per essere sfatati lustri dopo lustri. Chiara Francini è un esempio dell’abbattimento progressivo di ostacoli. Attiva da molti anni a teatro, al cinema (il prossimo film nelle sale è On Air – Storia di un successo, di David Simon Mazzoli), in tv (il 28 aprile su Rai Uno con la fiction Non dirlo al mio capo), riesce a far della sua bellezza diafana un privilegio leggero che conquista. Stasera sarà la giudice ospite del talent show Eccezionale Veramente, in prima serata su LA7, ritrovando Diego Abatantuono, con cui ha condiviso l’esperienza-cabaret alla conduzione di Colorado.

Giudice in un talent sulla comicità. Un po’ come ritrovare le atmosfere irriverenti di Colorado.

Io sono pazza di Diego Abatantuono. Lo dico ufficialmente. Una delle mie ambizioni è sempre stata quella di lavorare a fianco di artisti molto più grandi di me, per poter attingere da loro. Artisti come lui, appunto.

Abatantuono a capo di una giuria in cui lei avrà diritto di opinione e di veto su alcune prove.

Niente è più soggettivo della comicità. Benché, per valutare la bravura di un comico, esistano parametri oggettivi, che però possono essere ribaltati in corsa. Basta un guizzo, una luce, una proporzione fisica giusta. Tutto concorre a convincere o a dissuadere un giudice.

Che cosa la colpisce di più, in un aspirante comico?

L’impatto estetico iniziale gioca un ruolo decisivo. Non parlo di bellezza o di bruttezza, beninteso. Mi riferisco alle proporzioni fisiche, fondamentali per essere telegenici. Ci sono persone che dal vivo restano anonime, poi vanno davanti a una telecamera e risultano perfette. Il viso è importante, deve comunicarmi qualcosa. E poi, adoro la discrasia tra un atteggiamento serioso e delle battute esilaranti.

Luogo comune numero uno: le donne fanno meno ridere dei maschi.

Luogo comune abbastanza superato, direi! Dai tempi di Anna Marchesini. Questa sera, avrete modo di vedere comiche donne molto brave. La risata al femminile mi piace quando una comica non deve mortificare la propria estetica per risultare efficace nel mestiere.

Luogo comune numero due: in Italia resiste la tradizione della commedia dell’arte e si è poco aperti a novità come la stand up.

La stand up non è una novità, esiste da una vita. La satira applicata ai contenitori comici, in Italia, è stata perfezionata con grande successo negli anni. Penso a mostri sacri come Benigni, Grillo. Un talento si consacra come tale se incontra i gusti del pubblico, se riempie i teatri. Poco importa il genere di appartenenza.

Conduttrice, attrice in tv e a teatro. La sua carriera dimostra coi fatti un proficuo ecclettismo nell’approccio al lavoro.

Il teatro tocca il pubblico dal vivo, la tv entra nelle case, è il fulcro della famiglia, il cinema è diventato una grande vetrina, un’esposizione privilegiata. Provengo da un contesto familiare di assoluta normalità, mi sono fatta da sola. E ho sempre pensato che essere versatile, sperimentando tanti contesti del mestiere, fosse la chiave per acuire le mie capacità intellettive ed espressive.

Oltre al ruolo di stasera, è in rampa di lancio con qualche progetto al cinema e in tv.

Al cinema uscirà On Air-Storia di un successo. Si tratta della storia del fondatore dello Zoo di 105. Io interpreterò una madre, dagli anni ’70 in poi. Una parte tenera, molto dolce, per la quale mi sono divertita a invecchiare, modificando alcuni miei tratti. Poi, dal 28 aprile su Rai Uno, arriverà Non dirlo al mio capo. Lì, interpreterò il ruolo più politicamente scorretto che mi sia mai capitato! Una donna modernissima, una sorta di Karen di Will&Grace o di Miranda de Il diavolo veste Prada.

Un ruolo politicamente scorretto nella fiction. Chiara Francini lo è anche nella vita?

Mi considero schietta, quello sì. Non amo rapportarmi con le persone in funzione di crediti o credenziali. Le mie scelte hanno sempre abbracciato la concordanza di cuore e testa.

Anche quelle professionali? Mai avuto rimpianti o rimorsi?

Mi piace guardare avanti. Da un lato, ciò mi consente di non rimuginare troppo sulle decisioni prese, dall’altro, forse, mi fa perdere gli aspetti riflessivi del guardarsi indietro, ripensando al passato. Ma ho imparato a elaborare una pedagogia della sconfitta: le delusioni professionali, quando arrivano, sono da inserirsi a buon diritto nel carniere delle esperienze formative.

E se non avesse ottenuto i risultati di carriera che vanta oggi?

Chissà. Avrei provato a scrivere. O forse a fare l’arredatrice, un mestiere affascinante perché consente di giocare con concordanze e assortimento di colori.

Alla luce di questo, domanda marzulliana: come si vede tra dieci anni?

Spero soddisfatta di quel che sto facendo. E magari, mamma.

Oggi, invece? Quando non lavora, chi è, la Francini?

Una donna molto precisa nel suo quotidiano, ma anche morigerata. Totalmente astemia. Non una party girl. Una che va al cinema di pomeriggio, e alla sera fa un salto al ristorante con amici. Oppure accende la televisione e non si perde le puntate di Storie Maledette, con Franca Leosini, un’amica e una valchiria della televisione. Magnifica. Oppure che si guarda Chi l’ha visto. Il tg di LA7 con Mentana. Tagadà. E Maria De Filippi: adoro C’è Posta per te.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Chiara Francini)