Pubblicato il 15/03/2016, 11:31 | Scritto da La Redazione

Parte bene il 2016 della pubblicità – Torri Telecom, si scoprono le carte: Cellnex-F2i lancia la sfida a Mediaset

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, pagina 16, di Andrea Biondi.

Parte bene il 2016 della pubblicità

Nielsen: raccolta in crescita del 3,5% a gennaio a quota 432,6 milioni. Bene Internet (+6%) e Tv (+4,7%) e in risalita i quotidiani (+2,2%).

Parte bene il mercato della pubblicità nel 2016. A conferma dei segnali positivi della seconda parte del 2015, il mese di gennaio si è chiuso con un +2,5% su base annua: 10,6 milioni di euro in più, per un totale raccolta di 432,6 milioni. Considerando anche la porzione di web non monitorata, ma attualmente solo stimata da Nielsen (principalmente search e social), l’incremento si attesterebbe intorno al +3,5 per cento. Certo, dietro ci sono le macerie di anni di perdite. Basti pensare che nel 2011 la Nielsen indicava in 8,6 miliardi di curo gli investimenti pubblicitari in Italia A fine 2015 c’erano 2,4 miliardi di euro in meno. Una parte si è spostata sui colossi del web (Google e Facebook soprattutto), i cui dati sono solo da poco stimati da Nielsen, ma un’altra, ampia, è andata persa. A ogni modo l’anno è partito con il piede giusto. «Seppur contenuta – conferma Alberto Dal Sasso, di Nielsen – la crescita tiene nel primo mese dell’anno, mostrando segnali di conferma per il primo trimestre, con un trend positivo che va consolidandosi anche sul medio periodo». I prossimi mesi diranno poi di quanto «le misure espansive annunciate dal governatore Bce, Mario Draghi, possano influire come spinta all’economia e alle imprese». Per quanto riguarda i settori, l’alimentare (primo per incidenza di investimenti) ha proseguito nella sua crescita (+1,3%), sono tornati a crescere settori “pesanti” che avevano rallentato come le tlc (+19,8%) e la finanza (+12,1%) mentre l’altro fra i big, l’automotive, ha segnato il passo (-8,7%).

Per quanto riguarda invece i mezzi, il +2,2% dei quotidiani è senz’altro una notizia mentre i periodici non sono riusciti a emergere dalle secche (-14,1%). Dopo l’impennata del 2015, la radio ha invece iniziato in sordina (-34%) mentre Internet nella versione più ampia (anche con Facebook e Google) ha raccolto il 6% in più. Anche la Tv ha continuato nella sua marcia al rialzo (+4,7%). In questo quadro, stando ai dati elaborati dal Sole 24 Ore, tutti i broadcaster hanno ragione di sorridere. Mediaset – la cui raccolta a gennaio è stata il 59% del totale, con 168,9 milioni ha chiuso a +2,8% il primo mese dell’anno. La Rai (54,6 milioni di euro di raccolta) ha chiuso fin progresso del 3,5%; Sky (324 milioni) a +12,5%; Discovery (16,96 milioni) a +19,8% e La7 (11,9 milioni) a +04 per cento. La crescita di Sky e Discovery, legata anche all’entrata nell’arena della tv generalista con Tv8 (Sky) e Nove (Discovery), si sta comunque facendo sentire. Mediaset infatti, pur mantenendo di gran lunga le leadership di mercato, ha visto ridursi la sua quota, nel singolo mese di gennaio, dal 604% al 59,3% del totale raccolta tv. In marginale decrescita sia La7 (dal 44% al 4,2%) sia Rai (da1194% al 19,2%). Per Sky la quota è invece salita dal 10,6% al 11,4% e per Discovery dal 5,2% al 5,96 per cento.

 

Rassegna stampa: QN, pagina 27, di Elena Comelli.

Torri Telecom, si scoprono le carte: Cellnex-F2i lancia la sfida a Mediaset

Oggi scadono i termini per le offerte. In corsa anche American Towers.

Le grandi manovre attorno a Telecom Italia cominciano oggi, con la presentazione delle offerte vincolanti per l’acquisto di Inwit, la società delle torri, messa in vendita dall’ex-monopolista. Alla scadenza dei termini dovrebbero essere sul piatto, come da attese, le offerte presentate da tre acquirenti diversi: Cellnex-F2i e American Towers punterebbero a una quota di controllo, mentre Ei Towers (gruppo Mediaset), che oggi deve prima tenere un cda per approvare l’offerta, intenderebbe acquisire meno del 30%, lasciando così a Telecom la maggioranza relativa. Ma la madre di tutte le partite riguarda la proprietà di Telecom Italia stessa, dove la Vivendi di Vincent Bolloré ha continuato in questi giorni ad acquistare titoli in Borsa, arrivando al 24,9% delle azioni, un’incollatura prima della soglia dell’Opa, che la obbligherebbe a comprare tutta la società. Con lui, l’altro azionista forte di Telecom Italia è Xavier Niel (al 15% contando le opzioni). Le due cordate transalpine non sono formalmente legate, ma intorno a Telecom si gioca anche una partita più ampia che coinvolge la ex France Telecom, ora Orange, controllata dallo Stato. Per gli investitori la mossa potrebbe essere propedeutica a un’operazione con Orange, tuttavia esclusa dal presidente del gruppo italiano, Giuseppe Recchi. D’altra parte, nell’incontro all’Eliseo con il presidente francese, Francois Hollande, il premier italiano Matteo Renzi non ha escluso le nozze.

In più, sul mercato non si esclude un eventuale coinvolgimento di Mediaset (+ 2%), anche in virtù dei buoni rapporti tra il presidente di Vivendi, Vincent Bolloré, e l’ex premier Silvio Berlusconi. Non è passata inosservata l’apertura a Bolloré del numero uno di Orange, Stéphane Richard, pronto a sedersi a un tavolo per parlare dell’integrazione di Telecom nella sua società. È sotto gli occhi di tutti, dunque, che i manager e finanzieri francesi trattano in scioltezza l’ex monopolista italiano come asset di scambio. Questa situazione mette alle strette anche l’attuale management di Telecom, che sarebbe ormai in disgrazia presso Vivendi, tanto che l’associazione dei piccoli azionisti (Asati) ne chiede le dimissioni e il ricambio pur di superare l’impasse. L’Asati ha invitato ieri il board di Telecom a dimettersi, in una lettera inviata all’intero cda. Nella missiva, l’associazione presieduta da Franco Lombardi accusa la compagine consiliare dì non essere «rappresentativa dei nuovi assetti azionari. In altre parole, voi consiglieri non rappresentate che voi stessi». La critica viene avanzata insieme a un apprezzamento per l’arrivo del socio forte di Telecom Italia, ossia la francese Vivendi. «E l’unica buona notizia che si profila all’orizzonte di una sempre, da oltre 15 anni, più martoriata Telecom Italia. I nuovi amministratori sono persone di esperienza, capaci e che hanno dato prova di attenzione a ciò che conta davvero», chiude l’Asati.