Pubblicato il 07/03/2016, 11:34 | Scritto da La Redazione

Barbara D’Urso e il “tu” al premier. Va in onda la politica pop – Gialappa’s Band a ‘Ballarò’: “Mai dire politica”

Barbara D’Urso e il “tu” al premier. Va in onda la politica pop – Gialappa’s Band a ‘Ballarò’: “Mai dire politica”
Aldo Grasso analizza l’ospitata di Matteo Renzi a “Domenica Live” su Canale 5. E poi il trio dopo “Quelli che il calcio” e Sanremo è approdato a “Ballarò” su Rai 3. Mini hit parade con il peggio della settimana.

Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 5, di Aldo Grasso.

Barbara D’Urso e il “tu” al premier. Va in onda la politica pop

«Come stai Matteo?». In altri tempi, questo eccesso di confidenza tra una tv e il presidente del Consiglio sarebbe parso fuori luogo. Oggi no, oggi la disintermediazione è pane quotidiano e la politica non prova nessuna vergogna a darsi in pasto all’industria dell’intrattenimento, prigioniera delle battute e delle emozioni, là dove prima cercava d’imporsi con la forza dei ragionamenti e delle idealità. Sabato Matteo Salvini era ospite di Maria De Filippi, ieri Matteo Renzi ha preferito Barbara D’Urso: è iniziata «la politica in affitto». Il presidente del Consiglio ha aspettato che finissero le partite di calcio e alle 17 in punto si è presentato a Domenica Live. È rimasto in studio per più di 45 minuti, ha trovato una perfetta complice nella conduttrice, ha celebrato i suoi successi (bonus bebè, diritti civili, omicidi stradali, Ici, banche…), ha mandato persino un avvertimento ai «commentatoroni» che si credono superiori alle sue partecipazioni televisive, ha avuto modo di piazzare qualche spiritosaggine e di mostrarsi galante nei confronti della sua ospite. È la politica pop, è la politica dell’autorappresentazione, è la politica nell’era dello storytelling.

I giornalisti della carta stampata diffondono sfiducia (sempre a parlare delle cose che non vanno, della cattiva politica), i talk show d’approfondimento sono infidi (gente che urla e insulta), i telegiornali offrono poco spazio. Molto meglio i posti dov’è possibile fare narrazione e dove non c’è spazio alcuno per le contronarrazioni: per questo Renzi sceglie con piacere i salotti di Bruno Vespa o di Barbara D’Urso. Alla tradizionale mediazione è preferibile la contiguità, più spiccia ed efficace. Non solo: il rapporto diretto con il pubblico, nella velocità impressa ai media dalle nuove tecnologie, è un valore in sé, accresciuto dal fatto che Renzi è un intrattenitore nato. Non si è fatto mancare nulla, ha citato pure Checco Zalone. E la conduttrice ha ricambiato: «Sei più bravo di me a fare questo lavoro». I sondaggi (ah, i sondaggi!) dicevano che la gran parte degli italiani è contraria alla guerra in Libia e il presidente del Consiglio l’ha subito rassicurata: «Vedo gente che dice mandiamoci 5.000 uomini. È un videogioco? Ci vuole molta calma». E poi: «Bisogna entrare in Libia in punta di piedi» (versione renziana della politica americana dei «boots on the ground»). Dietro le quinte c’era Fedele Confalonieri. Possiamo dire che questo incontro è stato il «patto surrogato» del Nazareno?

 

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 34, di Silvia Fumarola.

Mai dire politica

Il trio dopo “Quelli che il calcio” e Sanremo è approdato a “Ballarò” su Rai 3. Mini hit parade con il peggio della settimana: “Il nostro vero nemico è il web”. Gialappa’s band: “La buona satira spara su tutti e deve far ridere”.

La loro mini hit parade è già diventata il momento cult di Ballarò su Rai 3. I filmati del premier Renzi che parla della Salerno-Reggio Calabria e subito dopo Berlusconi che sei anni prima dice quasi le stesse cose, le gaffe di Alessandra Mussolini che critica Bertolaso e la Meloni «quella con gli occhi» (ospite in studio di Massimo Giannini), Enrico Mentana che su La7 lancia un servizio al tg che non parte, poi ne lancia un altro e alla fine, rassegnato, chiede di «mandarne uno a piacere», commentati dalla Gialappa’s band diventano esilaranti. Mai dire politica, anzi dire sempre tutto, è il marchio di fabbrica di Giorgio Gherarducci, Marco Santin e Carlo Taranto. Dal calcio da ridere con Mai dire gol a Mai dire Grande Fratello, alle incursioni a Le Iene, al passaggio in Rai dopo trent’anni a Mediaset, guastatori a Quelli che il calcio, al Dopofestival e a Ballarò dove sono stati chiamati da Giannini già dall’estate, sono le novità della stagione. «Era una richiesta che avevo fatto al direttore generale della Rai Campo Dall’Orto», racconta Giannini, «e sono felice che l’abbia appoggiata. Poi, per una serie di impegni, il trio non era riuscito a entrare nel programma. Dopo Sanremo siamo riusciti finalmente a organizzarci, e funziona a meraviglia».

Satira politica stile Gialappa’s, senza guardare in faccia nessuno. «In realtà non è che cambi dalle altre cose», spiega Santin, «se fai satira la devi fare bene, l’importante è che raggiunga lo scopo: far ridere. Crediamo che gli spettatori abbiano voglia di ridere. Il nostro è una sorta di Mai dire Parlamento, un’idea che avevamo avuto anni fa. E adesso più o meno siamo arrivati a farlo, lavoriamo sulla cronaca. Il confronto diventa esilarante se becchi un politico che dice cose particolari ma parla come se fosse Pasquale Laricchia del Grande Fratello. L’ironia è un’arma formidabile, riguardando i filmati ti accorgi di quanto poco cambino le cose. Per questo gli spunti non si contano». Il gioco sulla Salerno-Reggio Calabria ha funzionato come un tormentone. «C’era anche D’Alema che si era occupato del tema», continua Santin, «peccato che il filmato non andasse bene. Sulla Salerno-Reggio Calabria, a più riprese, si sono esercitati in tanti, ma l’idea che Renzi abbia comunicato la data della fine dei lavori 22 dicembre 2016 e all’annuncio si siano messi tutti a ridere ci chiamava».

Non fanno la copertina satirica, come quella di Maurizio Crozza per il Ballarò di Giovanni Floris e ora apre diMartedì su La7, ma nel programma di Rai 3 entrano a gamba tesa come commentatori. «Forse noi siamo facilitati da questo, Crozza deve fare la parodia», spiega Santin, «Maurizio è un talento, abbiamo iniziato insieme e abbiamo lavorato benissimo con lui. Fa un lavoraccio, deve fare parodie di persone che lo sono già e il suo lavoro si complica. A maggior ragione è bravo lui, noi invece prendiamo cose già dette e fatte e le sottolineiamo con un bel pennarellone». Per costruire la rubrica con le perle della settimana selezionano i filmati che la redazione segnala, scegliendo ognuno per conto proprio: domani avrà un posto d’onore il candidato delle primarie a Roma Gianfranco Mascia con l’inseparabile orso, e anche Donald Trump. «Non si può esulare dalla politica, basta accendere il televisore e si parla solo di quello», aggiunge Giorgio Gherarducci, «non abbiamo preclusioni né mire particolari, spariamo volentieri su tutti. L’importante è che i filmati facciano ridere. Non so se definirla satira, il bello è avere tanto materiale e non avere censure». Il nemico della Gialappa’s è il web. «Il web offre tutto, da un lato dà, dall’altro toglie. Quando vai in onda l’80% del pubblico che naviga su Internet quel video può averlo già visto», dice ancora Gherarducci, «così abbiamo pensato di raggruppare diverse apparizioni dello stesso politico. La Mussolini in pochi giorni ci ha offerto tanto materiale: se c’era lei c’era sempre un ospite che minacciava di andarsene».

 

(Nella foto Matteo Renzi e Barbara D’Urso)