Pubblicato il 19/02/2016, 11:35 | Scritto da La Redazione

Vivendi valuta l’offerta per Mediaset Premium – Guglielmi: “Per cambiare davvero ci voleva Santoro a capo di Rai 3”

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, pagina 31, di Carlo Festa.

Vivendi valuta l’offerta per Mediaset Premium

Negoziato avanzato con Bolloré, che punta a creare la media company leader del Sud Europa. Trattative per un’offerta mista tra contanti e azioni.

Si fa sempre più concreto l’asse tra Mediaset e la francese Vivendi. Secondo le ultime indiscrezioni sul tavolo dei due gruppi sarebbe pronto un dossier, anche se mancano i dettagli finali e la tempistica per arrivare al closing. Il dossier allo studio prevedrebbe che Mediaset Premium venga rilevata da Vivendi. Come? In cambio di azioni dello stesso colosso multimediale transalpino che finirebbero, dunque, in pancia al gruppo di Cologno. I rumors sull’operazione hanno ripreso a circolare con insistenza da qualche giorno tra gli ambienti finanziari, dopo che periodicamente nel passato si era parlato di un interesse di Vivendi e del suo presidente e maggiore azionista Vincent Bollorè per una parte (presumibilmente il controllo) di Mediaset Premium. Proprio in relazione a queste nuove indiscrezioni Mediaset, contattata da Il Sole 24 Ore, «non conferma trattative né alcun fatto nuovo, al di là degli ottimi rapporti con il gruppo Vivendi e gli abituali contatti, come avviene con altri operatori del settore». Invece da Parigi Vivendi, sempre contattata dal Sole 24 Ore, risponde con un «no comment».

Ma quali scenari potrebbe aprire l’accelerazione del dossier? Sul fronte transalpino Vivendi, ormai primo socio di Telecom Italia (con un pacchetto superiore al 21% del capitale), punta a diventare la prima media company del sud Europa, visto che il mercato audiovisivo punta sempre più alla convergenza tra operatori di telecomunicazioni e società media. La strategia sui contenuti da parte di Vivendi comincia a essere più chiara: il gruppo transalpino sta cercando di rafforzare la sua offerta, al momento carente sul fronte dei diritti sportivi in Francia: anche per la concorrenza di altri operatori come Altice, che ha comprato i diritti tv della Premier League inglese. Così proprio in Francia Vivendi e Canal Plus si stanno dando da fare per guadagnare terreno e abbonati. Come? Il primo passo è l’alleanza con il canale sportivo BeIn Sports France, di proprietà del Qatar: un network televisivo a pagamento che opera anche in Stati Uniti, Canada, Australia, Spagna e diversi Paesi di Medio Oriente, Africa e Asia.

BeIn, che sarebbe valutata attorno ai 500 milioni di euro, in Francia detiene i diritti del massimo campionato di calcio (Ligue 1), come pure della Serie A e della Bundesliga e delle competizioni europee per club e nazionali. Vivendi punterebbe, per ora, a un accordo commerciale, ma non è da escludere l’acquisizione futura attraverso quote della sua pay-tv Canal Plus. Sul mercato italiano Vivendi potrebbe ripetere lo stesso schema con Premium, soprattutto dopo che il gruppo transalpino ha stretto la presa su Telecom Italia inserendo i propri manager. In Italia Vivendi è a caccia di contenuti: proprio in queste settimane, per fare un esempio, starebbe trattando con la società di produzione Cattleya, che ha al suo attivo serie televisive come Romanzo criminale e Gomorra. Mediaset Premium, che ha i diritti della Champions League costati a Cologno la beIlezza di 74 milioni di euro per il triennio 2015-18, potrebbe così essere il beneficiario della convergenza tra media e telecomunicazioni. Le decisioni di Vincent Bollore, il presidente di Vivendi, saranno cruciali sul tema. Il finanziere bretone, che attraverso Vivendi è diventato il primo azionista di Telecom Italia e controlla l’8% di Mediobanca, ha storici rapporti di cordialità e amicizia con la famiglia Berlusconi. Insomma, l’accordo su Premium potrebbe essere un esito naturale dell’evoluzione del mercato e di rapporti imprenditoriali abituali.

Ma quale potrebbe essere la valutazione di Premium nei colloqui con Vivendi? Non è mai stata smentita da Mediaset la stima di 1,1 miliardi, indicata da Radiocor nel luglio dello scorso anno, quando erano in corso le discussioni con un altro concorrente, cioè Sky, intenzionata a rilevare Premium da Mediaset: quell’ammontare era superiore a quanto Cologno valuta la sua tv a pagamento (800 milioni di enterprise value + 100 milioni di cassa). Poi quelle discussioni con Sky non si sono mai concretizzate anche se erano preludio a un’ipotesi di unione delle due piattaforme televisive, che sarebbe piaciuta al mercato.

 

Rassegna stampa: La Repubblica, pagina 16, di A.Cuz.

Angelo Guglielmi: “Per cambiare davvero ci voleva Santoro a capo della terza rete”

Secondo Angelo Guglielmi direttore di Rai 3 dal 1987 al 1994, autore della rivoluzione che la portò dal 2 al 10 per cento di share con programmi come Quelli che il calcio, La TV delle ragazze, Avanzi, Samarcanda, Blob, Chi l’ha visto? non è dai direttori di rete che si capirà se Antonio Campo Dall’Orto è davvero in grado dì trasformare la televisione pubblica.

E da cosa si vedrà?

«Dalla sua capacità di fare della Rai una società di produzione che interessa anche il mercato estero, una televisione che guardi fuori e non alle solite platee sempre più ristrette. Perché se vuole lasciare che Rai 1 cresca su Sanremo e Don Matteo, non cambia nulla».

Ma cosa pensa dei nuovi direttori?

«Questi o altri non conta. Contano il progetto e le risorse. Mica basta il canone per lavorare in una prospettiva più ampia. In Italia nel mondo del cinema e della televisione lavorano in tutto 47mila persone. Tecnici, registi e sceneggiatori compresi. Alla Bbc sono 135mila. In Francia 70mila».

L’obiettivo è la media company che esporta i suoi prodotti su tutte le piattaforme.

«Io ho il timore che il dg la lascerà essere quel che è sempre stata: una piccola società rivolta ai bisogni nazionali».

Cosa pensa di Darla Bignardi a Rai 3?

«Ha cominciato con noi a Milano-Italia, non ho nulla da dire contro di lei o contro gli altri. Ma non è il momento delle nomine ad avere a che fare con quel che deve essere la nuova Rai. Non è una questione di nomi più o meno azzeccati. Anche se… un grande direttore di Rai 3 sarebbe stato Michele Santoro. Il renzismo di queste nomine sta in questo: hanno escluso quei pochi che avrebbero potuto garantire la voglia di cambiare, come abbiamo fatto noi nell’87. Quelli che avrebbero potuto portare un pensiero diverso o almeno la voglia di un pensiero diverso».

 

(Nella foto Vincent Bollorè)