Pubblicato il 10/02/2016, 18:32 | Scritto da La Redazione
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Bruno Vespa: “Ho solo 20 anni” – Lo spot di Myrta Merlino diventa tragedia

Bruno Vespa: “Ho solo 20 anni” – Lo spot di Myrta Merlino diventa tragedia
Sono quelli passati al timone di “Porta a porta”. Senza mai perdere entusiasmo. “Stare sulla notizia non può annoiare un giornalista”, dice. E poi il flop de programma di La7.

Rassegna stampa: Oggi, pagina 56, di Pierluigi Diaco.

Bruno Vespa: “Ho solo 20 anni”

Sono quelli passati al timone di “porta a porta”. senza mai perdere entusiasmo. “stare sulla notizia non può annoiare un giornalista”, dice. e ci svela retroscena e imprevisti

Non c’è dubbio alcuno: Porta a Porta sta a Bruno Vespa come Il cielo in una stanza sta al grande Gino Paoli. «La terza camera dello Stato», come la definì ironicamente Giulio Andreotti, è il piccolo grande capolavoro del popolare giornalista che, con evidente orgoglio, in questi giorni, festeggia i vent’anni della sua trasmissione in onda su Rai 1. Lo incontro nel suo studio, a due passi dalla sede Rai di Viale Mazzini. Vespa è rimasto un vecchio cronista. Meticoloso, puntiglioso, premuroso, misurato, equilibrato o, come lo liquidano da anni i suoi più vivaci detrattori, «equilibrista». Navigato sì, ma ancora curioso. Decano sì, ma decisamente generoso nello scrutare l’interlocutore per misurare il suo tasso di preparazione, di conoscenza, di scrupolo giornalistico. Perché di difetti ne avrà pure tanti, ma un pregio, tra tutti, lo rende unico nel suo genere: ha, da sempre, l’abilità di farsi scivolare tutto addosso. Ricorda i nomi di amici e nemici, ma si è sempre guardato bene dal farne una questione di sostanza. Diventando così il più ecumenico dei giornalisti televisivi italiani.

Non ti sei ancora stancato di andare in onda?

«Mai. Ogni giorno è un altro giorno. Soprattutto di questi tempi non ci si annoia mai, non puoi nemmeno immaginare di cosa ti occuperai la sera in tv. Le notizie si alternano rapidamente e io lavoro, ancora divertendomi, a preparare la trasmissione all’ultimo momento. Stare sulla notizia non può annoiare un giornalista».

Per un politico venire da te equivale a esistere.

«Ti faccio vedere una cosa». (Chiama la segretaria e le chiede di portargli un stralcio di un brano tratto dal libro di una giovane deputata, Ilaria Capua, ndr). «Ecco, la risposta alla tua domanda sta qua. C’è scritto: “Mi è capitato una volta di essere invitata a Porta a Porta… pensavo che si trattasse di un programma tv come un altro. Il giorno dopo la messa in onda ho scoperto che è il programma cult di ogni parlamentare: chi vi partecipa viene immediatamente elevato a uno status di estrema importanza”».

Insomma, sei un talent scout?

«Non esageriamo. Talent scout direi proprio di no. Diciamo che le poltrone di Porta a Porta hanno assunto un ruolo, una dimensione di “sacralità”».

Qual è l’intervista di cui vai più fiero?

«Le interviste con la gente comune rimangono sempre le più interessanti. Quelle di cui vado più fiero sono quelle ai miei concittadini dell’Aquila. Dopo il terremoto, andai nella mia città d’origine per realizzare uno speciale. Ritrovarla con un approccio così diverso mi scosse e mi emozionò non poco. Rimasi sorpreso dalla dignità, dalla dolcezza e dalla compostezza di quelle persone che stavano vivendo un dramma non augurabile a nessuno».

Dopo le polemiche suscitate dalla partecipazione di due componenti della famiglia Casamonica a Porta a Porta, ti sei pentito di averli inviati in studio?

«Mai avrei pensato che invitarli sarebbe stato uno scoop. Tutti li cercavano dopo il caso del funerale a Roma e io ho trovato naturale stare sulla notizia. Nei tg e nelle varie trasmissioni molti componenti della famiglia venivano intervistati. Io decisi di ospitarli in studio e voglio ricordare che entrambi, a differenza di altri parenti intervistati, erano incensurati. Mi colpì lo stupore di molti: alcuni mi dissero perfino che se li avessi ospitati in collegamento non sarebbe successo niente. Li ho visti per la prima volta quando erano già seduti in studio e microfonati. Averli fatti accomodare in studio, su quelle poltrone “sacrali”, ha disturbato alcuni. E questo ultimo appunto per me è stato un elemento di riflessione, anche se voglio ricordare che su quelle poltrone c’è stata anche Annamaria Franzoni».

Negli ultimi anni hai allargato il perimetro della trasmissione aprendo al costume. Che Italia rimane incollata alla tv a vedere Vespa che intervista Il Volo?

«I ragazzi del Volo sono stati adottati dall’Italia: hanno 21, 22 e 23 anni. Colpiscono perché rappresentano in qualche modo il sentimento nazionale. Portano avanti la bandiera del nostro Paese. Loro mi riconoscono il merito di averli sdoganati. All’inizio, hanno avuto più successo all’estero che in Italia. Io ho voluto dargli una mano e il pubblico li ha premiati perché ha scoperto dei ragazzi talentuosi e per bene. Tra di noi c’è un rapporto zio-nipoti che piace molto ai telespettatori».

L’Era Renzi è l’Era della Rottamazione. Mai avuto paura di essere “rottamato”?

«Io credo che la rottamazione vera, se così la vogliamo chiamare, la faccia il pubblico. A parte i casi di Biagi e Santoro, dove indubbiamente Berlusconi commise un errore, alla Rai non ho mai visto allontanamenti forzati. Va anche detto, per amore della verità, che nei confronti di Berlusconi, Biagi e Santoro si espressero con una durezza che a nessun giornalista Rai sarebbe stato permesso. Ciò detto, cacciarli è stato un errore».

Scrivi un libro ogni anno. I cronisti parlamentari li chiamano «i libri-panettone di Vespa».

(ride) «Lo so e la cosa mi diverte. Come mi diverte scriverli. Cerco sempre un equilibrio tra quello che appassiona me e quello che piace al pubblico. Io ho degli interessi che farei fatica a trasferire alla maggior parte dei miei lettori: la musica classica, l’arte… Sono argomenti che mi coinvolgono molto, ma non credo che i lettori si aspettino questo da me. In genere decido verso marzo quale sarà l’argomento del libro successivo. Per ora non ne ho idea».

L’ospite più simpatico o più antipatico’ che hai avuto?

«Certe cose non si dicono. Un padrone di casa non dice mai chi usa meglio le posate tra i suoi ospiti».

La puntata che ha fatto i maggiori ascolti?

«Due puntate. Entrambe in prima serata. 2001, Torri Gemelle. 2004, arresto della Franzoni. Oltre 8 milioni di telespettatori».

Il più facile e il più difficile da intervistare?

«Il più facile è Renzi perché conosce i tempi televisivi e ha ritmo. Se si allunga, se ne accorge subito e cambia registro. Il più difficile è stato il primo Berlusconi: era difficile arginarlo, ma con il tempo è migliorato».

Chi si è negato?

«Emma Bonino che, con straordinaria cortesia e squisita amabilità, ha sempre fatto in modo di non esserci. Poi Nichi Vendola e Maurizio Landini».

Quelli che hanno tampinato per esserci?

(ride) «Diciamo che c’è un certo interesse per venire a Porta a Porta».

La puntata con Beppe Grillo fu organizzata a tavolino?

«Ma scherzi? Mai e poi mai mi sono accordato con Grillo. Nei giorni precedenti alla sua partecipazione non ci eravamo sentiti nemmeno al telefono per parlare degli argomenti che avremmo trattato. Solo una brevissima telefonata poco prima di andare in onda: voleva portare in studio un plastico delle prigioni dove mettere tutti i politici e gli ho risposto che gli elementi dentro la trasmissione li decido io con la redazione. La telefonata sarà durata due minuti. Il resto è stata pura improvvisazione. È venuto dandomi del “tu” e questo mi ha consentito di dare un taglio imprevedibile e quasi confidenziale al nostro confronto. Come tutti sanno, io non parlo mai con i miei ospiti prima della trasmissione: è una mia abitudine perché se no si perde la spontaneità».

Un’ultima curiosità. Giri ancora con il taccuino o ti sei evoluto?

«Al taccuino non rinuncio, ma uso anche iPad e tablet. Sono un vecchio dattilografo e scrivo, con due dita, troppo veloce per il computer. Comunque diciamo che me la cavo».

 

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 7, di F.Q.

Lo spot di Myrta diventa tragedia

Tira un’ariaccia per la povera Myrta Merlino. La sua puntata speciale di lunedì sera su La7, dal titolo Madri, è stata affondata senza pietà da pubblico, commentatori, auditel (la miseria di 449mila spettatori, per il 2,05% di share). L’operazione era già di per sé scivolosa: la Merlino, di fatto, si è ritagliata un’intera puntata dell’Aria che tira, in prima serata, per promuovere il suo ultimo libro (Madri, appunto). Non solo: il piatto forte della serata sarebbe dovuto essere una lunga intervista a Silvio Berlusconi sulla figura dell’amatissima mamma Rosa. Di fatto, però, si trattava di una replica: lo stesso Berlusconi era stato l’ospite d’onore della presentazione del libro della Merlino a Roma, nella prestigiosa cornice del Tempio di Adriano, lo scorso 20 gennaio. Una minestra riscaldata: anche quel giorno Silvio si dedicò a un commosso ricordo di Rosa. Non tutti gli (auto)spottoni vengono col buco: la Myrta avrebbe dovuto avere almeno la premura di scegliere un ospite compiacente. Non è il caso di Massimo Cacciari. L’ex sindaco di Venezia, su richiesta della Merlino, ha espresso il suo apprezzamento sull’intervista all’ex Cavaliere: «Come mi è sembrato Berlusconi? Tremendo. Un comizietto senza interlocutori. Cambiamo argomento».

 

(Nella foto Bruno Vespa)