Pubblicato il 10/02/2016, 13:33 | Scritto da La Redazione
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Gruppo d’ascolto under 25: bene i veterani e il duo Caccamo-Iurato, male i Dear Jack

Gruppo d’ascolto under 25: bene i veterani e il duo Caccamo-Iurato, male i Dear Jack
La redazione sanremese di www.radioluiss.it, formata da studenti dell’Università romana Luiss, per TvZoom dà i voti alla prima serata del Festival di Sanremo 2016.

La 66esima edizione del Festival di Sanremo si apre con un refrain di 12 minuti delle canzoni che hanno vinto le precedenti edizioni del Festival. Carlo Conti (voto 6), confermatissimo padrone di casa, dopo averci regalato un omaggio a David Bowie, inizia subito a imporre il suo ritmo allo show, presentando il primo dei 10 campioni in gara (Lorenzo Fragola) che si esibiranno nel corso della serata. Fin dalle prime battute appare evidente che la conduzione e l’intera strutturazione del Festival presenteranno pochissime variazioni rispetto allo scorso anno. E se uno dei principali meriti di Conti era stato proprio quello di aver reso nuovamente la gara musicale il perno del Festival, questa tenenza non sembra smentirsi, nonostante negli ultimi giorni si sia parlato più di unioni civili che di canzoni e artisti. Il conduttore sembra leggermente sottotono rispetto alla scorsa edizione (e sempre più Pippobaudesco), ma nel complesso la serata risulta piacevole, merito soprattutto delle esibizioni dei due superospiti: Laura Pausini ed Elton John.

Tra un artista e l’altro, Conti introduce i suoi co-conduttori con alterne fortune. Se Madalina Ghenea vestita da tigre lascia un po’ interdetti, Gabriel Garko, dopo essersi auto-proclamato sex-symbol che fa sognare uomini e donne di ogni etàcolleziona una gaffe dietro l’altra, causate principalmente dall’incapacità di leggere il gobbo e dalle palesi difficoltà con la lingua italiana. Virginia Raffaele in versione Sabrina Ferilli riesce a raddrizzare la barra e a regalare momenti esilaranti, intervallati anche da qualche battuta fuori dalle righe. L’unico neo per l’imitatrice romana è rappresentato dal fatto che un’intera serata nei panni di un unico personaggio potrebbe alla lunga risultare pesante. Al termine della serata vengono decretati, sulla base del televoto (50% di incidenza) e dei giudizi della sala stampa (l’altro 50%) i primi sei e gli ultimi quattro, in ordine rigorosamente casuale. Nel “purgatorio” finiscono prevedibilmente i Bluvertigo (purtroppo), l’anonima Fornaciari e, un po’ più a sorpresa, Noemi e i Dear Jack, che pagano due performance non proprio eccellenti. E allora passiamo alle pagelle dei big, in ordine di esibizione:

Lorenzo Fragola 6,5: ha l’ingrato compito di rompere il ghiaccio, e a soli 20 anni non dev’essere certo facile. Il brano è didascalico, calza alla perfezione con il personaggio che incarna e il suo target di riferimento. A un primo ascolto il ritornello risulta poco incisivo, ma senza dubbio la riascolteremo in radio infinite volte.

Noemi 5,5: dispiace molto dare un voto basso alla rossa, ma la grinta che l’ha sempre contraddistinta emerge troppo tardi nel brano, con il rischio che gli ascoltatori abbiano già distolto la loro attenzione. Purtroppo la sua esibizione ha fatto riscontrare anche parecchie imperfezioni decisamente insolite per la cantante romana. Nonostante la critica si sia divisa su di lei, e il televoto l’abbia penalizzata, sembra aver reagito con positività e ciò fa ben sperare per le prossime serate.

Dear Jack 4: alla conclusione del loro pezzo abbiamo tirato un mezzo respiro, però di sollievo. La band non sembra aver assorbito la perdita del frontman (sostituito da un Leiner visibilmente in difficoltà), ma ciò che può salvare il loro Festival è il ritornello facilmente memorizzabile, ai limiti della ridondanza.

Caccamo e Iurato 7: nonostante la scelta poco fortunata dell’abito di Deborah (da molti definto “viola sfiga”), l’affiatamento della coppia e la solidità della loro performance vocale ha fatto sì che il loro duetto sia risultato convincente. Portano in gara il più classico dei brani sanremesi, che ricorda molto canzoni di 20-30 anni fa, ma lo fanno con eleganza. Erano i favoriti della vigilia: lei vinse Amici battendo al televoto i Dear Jack, lui oltre ad aver vinto lo scorso Sanremo tra le “nuove proposte” vanta endorsement di spessore come il già citato Battiato e la Caselli. Non lo erano a torto.

Stadio 7: brano che non segnerà la storia del Festival, ma comunque toccante, ed eseguito con la solita bravura da Curreri. La differenza di spessore con molti dei più giovani in gara si vede, e si sente. Con Un giorno mi dirai lo storico gruppo italiano ha voluto riportare sul palco dell’Ariston quello stile così tipico della musica di Vasco Rossi, artista seguito per tantissimi anni da Curreri, autore della maggior parte dei testi del cantante di Zocca. Non sembra per questo stupire lo spettatore con un inizio dolce e timido, seguito poi da tipici e intensi crescendo musicali.

Arisa 6: il suo stilista ha optato per un discutibile outfit da pigiama party estivo. La canzone risulta piuttosto anonima a un primo ascolto. Il testo è interessante, purtroppo si attende per quasi 4 minuti un crescendo che non arriva mai.

Enrico Ruggeri 7,5: la canzone più movimentata. Sperimenta più lui di tutti i giovani messi insieme, ma non a caso è stato uno dei pionieri del punk in Italia. La sua sgambettata da rockstar durante l’esibizione vale il prezzo del biglietto. La classe non è acqua. Ed è senza età.

Bluvertigo 6: Morgan si presenta sul palco dell’Ariston con l’irriverenza dell’ultima volta, ma con molta meno voce. Attendevamo carichi di aspettative il loro ritorno dopo 15 anni, e l’arrangiamento in fondo non ci ha deluso. Temiamo però che il brano non figurerà tra i preferiti del pubblico più giovane, e soffrirà dunque moltissimo al televoto.

Rocco Hunt 4: seguitissimo dai più giovani, come denotano gli 800mila follower tra Instagram e Facebook, il giovane salernitano era atteso con ansia sul palco dell’Ariston. Speravamo fortemente che avrebbe portato una ventata di aria fresca, come due anni fa, ma questa volta sembra che abbia voluto giocare di furbizia. Wake up è un brano sicuramente orecchiabile e piacevole all’ascolto, ma forse eccessivamente infarcito di luoghi comuni. Sarà, per la gara basta e avanza, in radio è destinata a entrare in heavy rotation. Però, permetteteci di esprimere il nostro umile nonché inutile: “ma anche no”.

Irene Fornaciari 5: senza infamia e senza lode. La tematica affrontata nella canzone sarebbe pure importante, se l’avessimo capita.

 

A cura di www.radioluiss.it Andrea Giachi, 25 anni, laureato in International Relations; Federica Bianchini, 22 anni, specializzanda in Management; Cecilia Menichella, 21 anni, studentessa di Scienze Politiche; Lorenzo Tawakol, 20 anni, studente di Economia e Management.

 

(Nella foto Deborah Iurato e Giovanni Caccamo)