Pubblicato il 09/02/2016, 15:32 | Scritto da Andrea Amato

Il successo di “Caduta libera” e “Striscia la notizia”, e l’insopportabile Michele Anzaldi che sproloquia sulla Rai

Prima della grande abbuffata del Festival di Sanremo, che partirà questa sera, c’erano due temi che volevamo affrontare ed evidenziare. Il primo riguarda la grande scalata di Caduta Libera, il gameshow preserale di Canale 5, che sta erodendo il distacco, fino a qualche settimana fa abissale, con L’Eredità di Rai 1. Il programma condotto da Gerry Scotti, di cui abbiamo ampiamente parlato nella prima edizione test estiva (leggi qui), ha ormai saldamente sfondato il muro dei 4 milioni di spettatori e il 20% di share, superando anche le performance del più collaudato Avanti un altro! di Paolo Bonolis, con cui fa la staffetta stagionalmente. Tra mille difficoltà produttive (leggi qui), Scotti ha lavorato come sempre da grande professionista sul prodotto, fino a portarlo al successo di questo 2016. Stesso successo ottenuto in questo inizio anno da Striscia la notizia, che tutti davano per decotta e che invece ormai veleggia stabilmente sui 6 milioni di spettatori a puntata, riportandosi davanti al competitor Affari Tuoi. Come a dire: mai fidarsi di Antonio Ricci, anche quando sembra sul viale del tramonto riesce a tirare fuori il coniglio dal cilindro.

Il secondo tema, invece, ci infastidisce non poco. Questa mattina ci è toccato leggere un’altra inutile, violenta, intervista a Michele Anzaldi sul Corriere della sera (leggi qui), in cui spara a zero sulla nuova dirigenza di Viale Mazzini. Il deputato democratico, membro della Commissione Vigilanza Rai, ancora una volta si permette di lanciare messaggi intimidatori ai manager che la sua stesa maggioranza ha nominato, usando sempre la stessa frase: «Ma lo sanno il direttore generale Campo Dall’Orto e la presidente Maggioni come sono arrivati lì?». Ancora una volta la politica ribadisce la sudditanza che la Rai deve avere nei confronti del Palazzo, ma soprattutto del PD. L’intervista continua con una serie di giudizi su direttori di rete, direttori di tg, talent, programmi, come se Anzaldi non fosse un politico, ma un direttore artistico con anni di esperienza alle spalle.

Quando? Da anni continuiamo a chiederci quando la tv di Stato potrà lavorare libera dall’oppressione della politica? Quando un direttore generale potrà prendere decisioni in autonomia, senza sentirsi tirare la giacchetta dal politico di turno? Quando, insomma, diventeremo anche noi un Paese civile? Il premier Matteo Renzi aveva promesso tutto questo agli italiani e, invece, pare che la stagione degli editti bulgari, delle minacce mafiose e fasciste, della volgarità ideologica, non sia finita. Forse ha solo cambiato pelle.

 

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(Nella foto Michele Anzaldi)