Pubblicato il 05/02/2016, 13:30 | Scritto da La Redazione

Il Cda non lo sa, ma Vespa rinnova ancora il contratto – La rivincita di Cristina D’Avena superospite a Sanremo

Il Cda non lo sa, ma Vespa rinnova ancora il contratto – La rivincita di Cristina D’Avena superospite a Sanremo
L'opzione per un altro anno è stata esercitata a fine gennaio. Inutile la discussione dei consiglieri: troppi i cavilli e le penali. E poi la cantante dei cartoni animati al Festival.

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 4, di Carlo Tecce.

Il Cda non lo sa, ma Vespa rinnova ancora il contratto

L’opzione per un altro anno è stata esercitata a fine gennaio. Inutile la discussione dei consiglieri: troppi i cavilli e le penali.

Questa è una asettica comunicazione di servizio (pubblico): a fine gennaio, Viale Mazzini ha esercitato l’opzione prevista dal contratto di Bruno Vespa e così l’accordo è già rinnovato di un anno. Non vuol dire soltanto che Porta a Porta presto sarà il programma più longevo del mondo a noi conosciuto e neanche che Vespa ambisce a un’eternità sugli schermi, ma che gran parte del Cda Rai non l’ha capito. (Nota bene: comunque, non c’era bisogno del voto dei consiglieri). Allora partiamo dagli ultimi minuti del Cda di mercoledì. Quello che ha sancito il rimpatrio di Antonio Di Bella, ex corrispondente da Parigi e adesso plenipotenziario di RaiNews24. Quello che ha assegnato al veneto Antonio Campo Dall’Orto i poteri magici di amministratore delegato, che gli consentono di ignorare il presidente Monica Maggioni e di transitare senza troppi patemi in Cda. Ultimi minuti, fretta di andare, forse stanchezza. Campo Dall’Orto pronuncia il nome di Vespa. Il reattivo Arturo Diaconale, il consigliere che fa la sentinella di Forza Italia, ha un sussulto: “Ora parliamo di Vespa, vi pare?” E no, appunto. Vespa va assunto nel rispetto di una particolare posologia, di solito notturna chissà.

Il collega Giancarlo Mazzuca non proferisce verbo, scantona. L’amico Bruno è il direttore editoriale del gruppo Quotidiano Nazionale e Mazzuca guida il fu glorioso Giorno: più che un conflitto di interessi, un enorme imbarazzo. Campo Dall’Orto prosegue il discorso e fa riferimento a un’eredità di Luigi Gubitosi, a una salata penale, a una scadenza imminente: il fatto sussiste, qui c’è di mezzo il futuro di Vespa. L’ex capo di La7 e Mtv spiega che Giancarlo Leone (Rai 1) ha richiesto di prolungare Porta a Porta per la stagione 2016/17 (la numero 21, vent’anni fa ci fu l’esordio con le interviste a Romano Prodi prima e a Silvio Berlusconi poi). In Cda aumenta il rumore di sottofondo: perché Leone spinge l’agenda di Rai 1 al prossimo autunno? Questo fa intendere che in Viale Mazzini l’incarico a Leone è in bilico. Ma l’esperto dirigente di Rai 1 ha sbrigato una pratica burocratica. Perché il rapporto tra Viale Mazzini e il collaboratore Vespa è legato a un’intesa stracolma di cavilli. Il primo: se vuoi rescindere occorre un preavviso di sei mesi e un abbondante indennizzo (anche se Vespa ha sempre parlato di decine di migliaia di euro). Oltre ai dettagli sul denaro, però, la surreale riunione di Viale Mazzini affronta una questione molto più aulica: la collocazione di Vespa nel palinsesto. Va più forte di pomeriggio? Magari. Verso l’alba? Oppure a mezzogiorno, fra i fornelli? C’è chi esterna e chi riflette.

Il flusso di coscienza è torrenziale, anche se la scena dura una manciata di minuti. E proprio il tempo ricavato da Campo Dall’Orto per Vespa considerato da Diaconale&C. una sorta di divinità scesa in terra per allestire un salotto tv pare insufficiente per un profondo ragionamento collettivo. Il tempo è inaccettabile, poi, per una decisione ufficiale. E dunque: strette di mano, cordiali saluti, timidi abbracci. “La prossima volta con calma, dopo il Festival di Sanremo, il Cda sarà pronto per toccare (sfiorare?) l’argomento Vespa”. È andata così. Nessuno s’è accorto o qualcuno ha mentito che l’intenzione di Campo Dall’Orto era diversa: l’ad non voleva imbastire un seminario con il Consiglio, ma voleva informare il Cda che Porta a Porta andrà in onda almeno sino al giugno 2017. A Vespa è assicurato il compenso ridotto del 15 per cento e pattuito con l’ex dg Gubitosi: circa 1,08 milioni di euro per 100 puntate, più extra per gli speciali in prima serata. In passato, il totale sforava i 2 milioni. Ora è più basso, ma Vespa non rischia l’indigenza. Porta a Porta resiste con qualche flessione. Quest’anno (cioè da ottobre) fa il 12,3% di share, quasi due punti in meno sul 2014/15. Ma a chi importa? E soprattutto, chi l’ha compreso?

 

Rassegna stampa: Il Giornale, pagina 26, di Paolo Giordano.

La rivincita di Cristina D’Avena super-ospite

Quella di Cristina D’Avena è una favola. Da luogo comune a super ospite nel luogo musicale più ambito d’Italia: il Festival di Sanremo. Se poi, come sembra, arriverà addirittura nella serata finale allora sì, sarà un’incoronazione definitiva. E, diciamola tutta, Cristina D’Avena se lo merita. Ha registrato canzoni che tutti abbiamo ascoltato almeno una volta. E ha iniziato a farlo a tre anni e mezzo con Il valzer del moscerino presentato al decimo Zecchino d’Oro. Da allora una passerella di dischi d’oro, una sequenza incredibile di canzoni di enorme successo legate ai cartoni animati più seguiti dalla generazione che la prossima settimana la seguirà sul palco dell’Ariston. Kiss me licia. I puffi. In totale 312 pubblicazioni e 721 brani, sostanzialmente un repertorio da popstar. Però Cristina D’Avena, nata a Bologna il 6 luglio del 1964, dopo il sensazionale successo è lentamente scivolata nella sacca insopportabile di chi viene emarginato. Lei era quella dei cartoni animati. Un’artista succedanea. Un termine di paragone: saranno mica canzoni alla Cristina D’Avena? Una botta difficile da ammortizzare. E uno schiaffo alla professionalità di un’interprete che non ha mai avuto nulla da invidiare a nessun altro, né come attitudine vocale né come integrità di repertorio. Ma, si sa, dopo che sono partiti, i «trend» risultano assai difficili da arrestare.

Le conseguenze possibili sono sempre due: farsi annientare dai luoghi comuni oppure reagire. Dopo qualche anno nel limbo, Cristina D’Avena ha fatto la scelta decisiva. Sorprendere tutti. E sorprenderli positivamente. Nonostante continuassero le ospitate tv o i progetti collaterali, ha iniziato a fare serate con i Gem Boy, un gruppo bolognese che si potrebbe considerare di rock demenziale perché specializzato nel deformare in chiave parodistica i brani già diventati famosi. L’incontro degli opposti. Una sfida, quella della D’Avena. E una sfida di successo, costellata da decine di concerti sold out, regolarmente ignorati dalla grande stampa. La resurrezione dell’eroina dei cartoon è stata una delle grandi favole della nostra musica leggera. La conferma che spesso i luoghi comuni, e la pigrizia della critica, possono creare danni difficilmente rimediabili. Però, in questo caso, il percorso di questa artista molto lontana dallo star system e molto vicina al pubblico è stato così potente da scatenare una petizione social (mossa da All Music) che ha convinto Carlo Conti a darle la laurea definitiva: super ospite al Festival. Come Elton John o Eros Ramazzotti. Una parabola che dovrebbe insegnare molto, sempre che qualcuno sia disposto a imparare.

 

(Nella foto Cristina D’Avena)