Pubblicato il 01/02/2016, 11:33 | Scritto da La Redazione
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Sky Italia: la squadra d’assalto di Murdoch – Quel bando per la Serie B cucito su Mediaset

Sky Italia: la squadra d’assalto di Murdoch – Quel bando per la Serie B cucito su Mediaset
Chi sono i volti della task force guidata da Andrea Zappia. Da Scrosati (contenuti) e Raynaud (sport) fino a Labianca (finanza). E poi i pm di Milano che indagano su diritti tv e finanziamenti.

Rassegna stampa: Corriere Economia, pagina 12, di Maria Elena Zanini.

Sky Italia: la squadra d’assalto di Murdoch

Chi sono i volti della task force guidata da Andrea Zappia. Da Scrosati (contenuti) e Raynaud (sport) fino a Labianca (finanza). Il gruppo televisivo lancia nuove piattaforme e produzioni originali per tornare a 5 milioni di abbonati, anche grazie allo sport.

Tecnologie, clienti e contenuti. I tre pilastri della strategia di Andrea Zappia, amministratore delegato di Sky Italia, puntano verso soglia dei 5 milioni di abbonati. Obiettivo non impossibile visti anche gli investimenti in produzioni originali e sviluppo tecnologico. Ecco gli uomini chiave della sua squadra. Contenuti, innovazione tecnologica e centralità del cliente. Con questi obiettivi in mente Andrea Zappia nel 2011 prese la guida di Sky Italia, portandola di fatto fuori del recinto della semplice pay tv satellitare. «Oggi – spiega Zappia – cinque anni dopo Sky è una media company che mantiene il core business nella pay tv, ma ha allargato il suo modello in un mercato tv che a sua volta ha esteso il perimetro con l’ingresso di nuovi operatori e la moltiplicazione delle piattaforme distributive». Un cambiamento non da poco che ha di fatto rivoluzionato la pay tv italiana, che fa parte dal 2014 del gruppo Sky plc il colosso alla cui presidenza del board è tornato James Murdoch a 4 anni dalle sue dimissioni. Unico neo: il numero di abbonati non ha ancora raggiunto la soglia dei 5 milioni pre-crisi, anzi, negli ultimi 12 mesi i ricavi da abbonamenti in Italia sono diminuiti del 4%, a fronte di una crescita del 4% a livello di gruppo, anche se nell’ultimo trimestre del 2015 sono arrivati 12mila nuovi clienti, riportando la base a 4,7 milioni di abbonati.

I contenuti Chiuso quindi un primo semestre coni ricavi in calo (953 milioni di sterline, -3% rispetto al medesimo periodo del 2014), complici anche il venir meno della pubblicità legata alla Coppa del mondo di calcio e la perdita dei diritti della Champions League, la strategia di Sky non cambia: puntare su contenuti originali, come ha fatto negli ultimi due anni con una forte accelerazione della produzione. Artefice di questa impostazione è Andrea Scrosati, executive vice president programming (in Sky Italia dal 2007), a capo di tutta la programmazione non sportiva di Sky. Lui è l’uomo a cui Zappia ha affidato il ruolo di avviare e incrementare l’impegno di Sky Italia nelle produzioni originali, portando nel mercato tv italiano un modo innovativo di fare intrattenimento (con X Factor e MasterChef), nuovi standard di qualità per la produzione seriale (Romanzo Criminale, Gomorra, 1992 e The Young Pope), insieme alla scelta e all’acquisizione dei migliori contenuti dall’Italia e dal mondo.

Sport in testa Altro punto saldo dell’offerta Sky è lo sport e l’uomo che guida la macchina di Sky in questo campo, dai diritti all’area editoriale, fino alla produzione e messa in onda degli eventi, è Jaques Raynaud, executive vice president sport channels & advertising dal 2010. La sua squadra si appresta ad affrontare una nuova annata di motori, dopo il successo del 2015 (+53% di ascolti per la Moto Gp, +28% per Formula 1). Raynaud ha chiuso di recente un accordo che assicura l’esclusiva della Premier League a Sky anche per i prossimi tre anni. Chi è riuscito ad assicurare un giusto equilibrio tra investimenti, costi e ricavi è Domenico Labianca chief financial officer nel gruppo dalla nascita di Sky Italia (2003). In questi anni ha migliorato la stabilità, diminuendo l’esposizione finanziaria. Nell’anno appena concluso l’azienda si è focalizzata sul cliente. Per questo motivo a fine 2015 è stato lanciato Extra, il nuovo programma di rewarding che premia la fedeltà seconda della durata dell’abbonamento. A guidarne il lancio è stato Pietro Maranzana, chief commercial officer dal 2014, in Sky dal 2005 con ruoli differenti, responsabile del marketing, delle vendite e dell’IPTV, a cui si deve a cui si deve anche della forte crescita di Sky On Demand che conta oggi 2 milioni di clienti attivi. Mentre a coordinare la complessità delle diverse piattaforme Sky c’è Umberto Angelucci, chief technology officer dal 2008. Sua è la responsabilità delle tre direzioni tecniche broadcasting, technology e information technology.

Nuove tecnologie Il team di Angelucci è impegnato nel lancio di una serie di innovazioni tecnologiche e nell’armonizzazione dei servizi, anche nel contesto dell’integrazione delle tre Sky: Italia, Regno Unito e Germania. In quest’ambito ha acquisito una nuova importante responsabilità: la gestione delle funzioni di play-out e data-center anche per la Germania e l’Austria, che passano a Milano Santa Giulia. Altra novità in casa Sky neonato Digital Hub, una struttura trans-direzionale con l’obiettivo di guidare e coordinare la roadmap digitale di Sky Italia sotto la responsabilità di Giovanni Ciarlariello, arrivato lo scorso anno da Google per guidare anche le direzioni business, costumer care, web e social. A Francesca Manili Pessina executive vice president Hr organization & facility management dal 2013, fanno capo le funzioni risorse umane, amministrazione, gestione logistica e la comunicazione interna. Completano la squadra Davide Tesoro Tess, responsabile dello sviluppo del business, Riccardo Pugnalin executive vice president communication & public affairs, Frederic Michel responsabile dell’area corporate reputation e Luca Sanfilippo, alla guida degli Affari legali del gruppo.

 

Rassegna stampa: La Gazzetta dello Sport, pagina 19, di Francesco Ceniti e Marco laria.

Quel bando per la B cucito su Mediaset

I pm di Milano indagano su diritti tv e finanziamenti. Infront suggerisce di inserire il tetto del 3% di share per le gare in chiaro: Cielo sarebbe escluso. Poi il dietrofront.

I magistrati di Milano, che indagano su turbativa d’asta e ostacolo alla vigilanza della Covisoc, non si fermano alla Serie A. I riflettori sono puntati anche sui diritti tv della Serie B, oggetto di un’informativa ad hoc della Guardia di finanza. Secondo gli inquirenti lo schema del pacchetto C l’advisor Infront a favorire Mediaset si sarebbe replicato in cadetteria. Siamo nella primavera dello scorso anno, c’è da vendere i diritti del campionato di B per il 2015-18 e si fa strada l’ipotesi che l’anticipo e il posticipo vengano trasmessi in chiaro. Mediaset si mostra interessata ma è ancor più preoccupata che quelle partite non finiscano su Cielo, il canale free di Sky. Marco Bogarelli, presidente di Infront Italy, chiama Andrea Abodi, presidente della Lega di B, e gli riferisce le esigenze raccolte dai manager del Biscione: «Mi hanno chiesto una condizione, che io farei: la facoltà di… per le due partite… deve essere collegata al fatto che i playoff devono andare in free su una rete nazionale che abbia il 3%». Il 10 aprile, sul sito della Lega, viene pubblicato il bando che ricalca quei desiderata: il licenziatario ha la facoltà di trasmettere in chiaro anticipo e posticipo «a condizione che tali dirette vengano trasmesse attraverso un canale televisivo con audience media giornaliera di almeno il 3%». Sky, così, viene tagliata fuori: Cielo, annotano i finanzieri, ha avuto nel 2014 uno share medio giornaliero tra l’1 e l’1,66%. A questo punto cominciano a insinuarsi dubbi.

Mario Morelli, avvocato dell’advisor, lo dice chiaramente: «Qui il problema è soltanto non beccarsi la sanzione… Potrebbe essere pratica scorretta, pratica non competitiva». E spiega pure il senso di quella clausola: «Far fuori, cioè mettere tranquillo uno… che se anche il suo competitor si becca tutto non gli rompe i coglioni troppo». Tradotto: Sky può pure assicurarsi la B, ma per Mediaset il danno sarebbe compensato dall’impossibilità dei concorrenti di trasmettere in chiaro. Da una telefonata tra Bruno Ghirardi, avvocato della Lega, e Andrea Locatelli, vice presidente di Infront, si desume che quel tetto del 3% non va giù ad Abodi. Ghirardi riporta il pensiero di Abodi: «Il problema è che così è tagliato fuori Sky e noi abbiamo un impegno nei confronti di Sky». È quindi lo stesso presidente della Lega a porre la questione direttamente a Bogarelli: «Mi va in crisi l’ipotesi di offerta e se il modello è questo qui, loro dicono “sai che c’è? Tanto vuol dire che già c’è un’impostazione e io neanche mi metto lì a competere”». L’intervento colpisce nel segno, tanto che Bogarelli invia una serie di messaggi a Marco Giordani, dirigente Mediaset: «Ripensamento del pres, vuole togliere il 3% anche di gruppo». Risposta: «Vabbé dai solo pay». Il 16 aprile appare sul sito della Lega di B un nuovo bando, in sostituzione del precedente: campionato di B solo in pay tv. Alla fine vince Sky con un’offerta monstre di 21 milioni a stagione, più del triplo dell’incasso precedente.

La Guardia di finanza commenta: «Infront dovrebbe agire garantendo ai partecipanti alle procedure competitive condizioni di assoluta equità, trasparenza e non discriminazione: garanzia che dalla lettura dei contenuti delle conversazioni intercettate sicuramente non è ravvisabile. E ciò non solo per i pacchetti C e Serie B, ma verosimilmente anche nell’ambito dell’assegnazione dei diritti afferenti al lotto più ambito, quello relativo ai pacchetti A, B, D ed E».

 

(Nella foto Andrea Zappia)