Pubblicato il 26/01/2016, 19:33 | Scritto da Tiziana Leone

Con “Gli eroi di Dachau” History ricorda in modo diverso e profondo il dramma dell’Olocausto

Ha la forza struggente di un film e la particolarità di racconto del documentario: Gli eroi di Dachau, in onda domani alle 21 su History Channel, in occasione del Giorno della memoria, è qualcosa di più di un programma da segnalare. Perché unisce l’America di oggi all’orrore del campo di concentramento di Dachau: due mondi opposti uniti dalla follia del nazismo e dalla luce particolare che si nasconde negli occhi di chi racconta. I giovanissimi ragazzi americani di allora sono gli anziani di oggi che portano impresso nella memoria quel momento, quando, entrando per primi nei campi di prigionia, comunicarono agli ebrei sopravvissuti che erano liberi. Liberi di andarsene, di sopravvivere. L’incontro tra chi ha liberato e chi è stato liberato mostra tutta la forza di quel legame profondo, inspiegabile razionalmente, eppure capace di sottolineare un aspetto dell’Olocausto che forse è stato indagato e raccontato poco. Gli eroi di Dachau racconta di quei ragazzi americani che, appena maggiorenni, decisero di arruolarsi per liberare l’Europa dal Nazismo e di giovanissimi ebrei che si sono finti adulti per essere considerati adatti al lavoro nel campo di concentramento di Dachau e non finire subito nelle camere a gas.

Dal 29 aprile 1945, giorno della liberazione del campo di sterminio tedesco nel quale oltre 40mila persone vennero uccise e 200mila imprigionate, nessuno di loro ha dimenticato. Daniel Gillespie è un ex soldato americano e ricorda ancora bene quei “morti viventi”, come vennero soprannominati gli ebrei sopravvissuti, trovati dietro i reticolati di Dachau e i cadaveri ammucchiati senza pietà. Joshua Kauffman è uno dei deportati sopravvissuti e per anni ha sognato di baciare le scarpe a colui che lo ha salvato, perché durante il giorno della liberazione le poche forze che aveva non glielo consentirono. «Il mio lavoro era separare i corpi – ricorda – Cadaveri esposti al freddo, congelati tra di loro. Le madri attaccate ai figli morti. Dovevo spaccare il ghiaccio, dividerli e portarli nei forni crematori».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto una scena del documentario Gli eroi di Dachau)