Pubblicato il 21/01/2016, 14:01 | Scritto da La Redazione

Sky e Canal+ alleate contro Netflix – Mediaset cerca “omofobi” per Bonolis. Un caso a Torino

Rassegna stampa: Il Giornale, pagina 19, di Maddalena Camera.

Sky e Canal+ alleate contro Netflix

La web tv raggiunge i 75 milioni di abbonati e i grandi network studiano strategie per soffiargli le migliori serie.

Netflix in discesa ieri in Borsa nonostante i conti migliori delle attese. A pesare il clima negativo delle Borse mondiali. La società, con la tenuta dei conti e gli abbonati in aumento, ha dimostrato che il suo modello di business è sostenibile nonostante le spese per espandersi all’estero. Nel trimestre terminato lo scorso dicembre, Netflix ha messo a segno utili netti di 7 centesimi ad azione, in ribasso rispetto ai 10 dello stesso periodo del 2014, ma comunque sopra le stime del mercato che si attendeva 2 centesimi. Per quanto riguarda i ricavi il gruppo californiano ha registrato 1,82 miliardi di dollari, più 23% rispetto ai 1,49 miliardi dello stesso periodo del 2014. A far ben sperare il mercato sono i numeri degli abbonati: nel trimestre passato ha aggiunto 5,59 milioni di nuovi iscritti, contro i 4,33 milioni dello stesso periodo del 2014. Le proiezioni erano per 5,15 milioni. Negli Stati Uniti ha aggiunto 1,56 milioni di persone e 4,04 milioni nel resto del mondo. Il gruppo ha 74,8 milioni di abbonati in tutto il mondo. Per il trimestre in corso il gruppo si attende di aggiungere altri 6,1 milioni di nuovi abbonati.

A trainare il buon risultato è stato soprattutto l’arrivo in nuovi mercati europei, tra cui Italia, Spagna e Portogallo. La Cina è uno degli ultimi grandi mercati mondiali in cui Netflix non è ancora presente. Nei prossimi mesi aprirà anche in Corea del Sud, Singapore, Hong Kong e Taiwan anche se i costi dovrebbero essere più alti a causa della volatilità dei mercati. Certo che Neflix non si è fatta molti amici tra i competitor. Tanto che adesso le pay tv per così dire tradizionali, che hanno sviluppato il loro business soprattutto come pay tv satellitari, come Sky o Canal+, stanno studiando alleanze per riuscire a soffiare all’ormai ultra potente Netflix le serie tv più viste e appetite. Secondo indiscrezioni raccolte dal Wall Street Journal, Canal+, controllata da Vivendi avrebbe tentato con tutte le sue forze di aggiudicarsi i diritti di Penny Dreadful, una serie tv finita nelle capienti tasche di Netflix, l’unica pay tv capace di comperare i diritti per 7 paesi in una sola volta. Per questo i grandi network si stanno attrezzando per fare alleanze tra loro e comperare, insieme, i diritti, dividendoli poi per i rispettivi paesi. Per Netflix insomma, interprete di un nuovo modello di business altamente flessibile basta pensare che in Italia, non ha neppure un ufficio gestendo tutto da Parigi si prospettano tempi duri.

Neflix è comunque titolare di importanti serie internazionali. Orange is the New Black, Narcos, il film Beasts of No Nation senza dimenticare House of Cards sono passati dai router e dai server di Netflix per approdare, a 8-10 euro al mese di abbonamento, sugli smartTv, ossia i televisori intelligenti collegati a Internet, di 130 paesi del mondo che presto diventeranno 190 grazie alla nuova strategia di espansione recentemente annunciata. Oltre ai concorrenti tradizionali c’è anche l’offensiva di Amazon che vuole potenziare il suo servizio streaming, Prime.

 

Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 14, di Chiara Maffioletti.

Mediaset cerca “omofobi” per Bonolis. Un caso a Torino

Non è passato inosservato il casting Mediaset organizzato a Torino per cercare partecipanti alla prossima edizione di Ciao Darwin. Sì perché questa volta, al programma ormai storico di Paolo Bonolis in cui da sempre si sfidano due categorie opposte, del tipo «alti» contro «bassi», «biondi» contro «mori» -, servivano «razzisti» e «omofobi». E così per le polemiche non bisogna nemmeno aspettare di vedere in onda lo scontro di opinioni. L’assessore alle Pari opportunità della Regione Piemonte, Monica Cerutti, ha sollevato il caso, rivelando lei stessa che lo scorso 12 gennaio ci sarebbero stati appunto i casting per cercare uomini o donne «contrari all’integrazione degli stranieri in Italia» e «contro i diritti delle unioni gay». Indignata, ha fatto sapere in una nota: «Si tratta di un vero e proprio schiaffo al rispetto delle persone e dei diritti di tutti e tutte. È inaccettabile che in un momento come questo, in cui l’odio nei confronti del diverso è sempre maggiore, ci siano programmi tv che vogliono alimentare xenofobia e omofobia. I media devono assumersi la responsabilità che hanno».

E ancora: «Ci sono milioni di persone che purtroppo affidano la propria informazione e formazione esclusivamente alla tv ed è impensabile che questa parli loro attraverso stereotipi, populismi e strumentalizzazioni». Uno sfogo che non si è limitato alle parole: «Come Regione Piemonte ci stiamo impegnando per approvare una legge contro ogni forma di discriminazione, lunedì prossimo cominceremo a discutere gli emendamenti che sono stati presentati. Ho deciso di chiedere che il caso del casting omofobo e razzista venga segnalato all’Unar, Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali. Le istituzioni non possono continuare a predicare nel deserto». Per il momento né Mediaset, né Bonolis hanno voluto replicare. Ma lo ha fatto Roberto Cota, segretario della Lega Nord Piemonte, dicendo: «La sinistra non si smentisce mai. Quelli che non la pensano come loro sono omofobi e razzisti. L’assessore Cerutti si permette di censurare la trasmissione Mediaset perché vuole dare spazio alle diverse opinioni in tema di immigrazione e adozioni gay. Ecco, questo sì che è un esempio di intolleranza».

 

(Nella foto Paolo Bonolis)