Pubblicato il 14/01/2016, 18:04 | Scritto da Tiziana Leone

Giuseppe Zeno: “‘Il Paradiso delle signore’ piace perché parla degli anni ’50 e perché ha un cast giovane, non da figurine Panini”

Passa dal teatro dei grandi classici come La Lupa, alla fiction brillante della lunga serialità come Il paradiso delle signore di Raiuno rimettendosi sempre al giudizio supremo del pubblico: Giuseppe Zeno sa bene che l’impegno professionale si infila attraverso quella cruna sottile fatta di applausi in teatro e di punti di share in tv. «Quando reciti in teatro con il pubblico hai un riscontro immediato, è una magia che ogni sera si ripete, senti il minimo respiro in sala – spiega l’attore – Avverti il silenzio assoluto e sai che può essere disinteresse o invece solo sintomo di estrema attenzione».

In televisione contano i punti di share più che gli applausi…

«Al posto del pubblico hai davanti la macchina da presa, dietro cui speri sempre che ci siano milioni di spettatori, invece delle centinaia del teatro. E’ un mezzo diverso, ma nella sostanza non cambia, quanto a dedizione al lavoro si cerca sempre di dare il massimo».

Perché “Il paradiso delle Signore” ha così tanto successo secondo lei?

«Raccontiamo un’Italia molto bella, quella degli anni ’50, forse un periodo storico non ancora affrontato in televisione in questa chiave non convenzionale, pop e brillante, con un cast giovane, non da collezione di figurine Panini, ma di grandissimo talento».

Nella serie tv “Baciato dal sole”, la vedremo nei panni di uno spietato direttore di una tv alle prese con un talent show. Che fate spiate la tv da dietro le quinte?

«In effetti la fiction è un pretesto per raccontare per la prima volta in una fiction il dietro le quinte di una tv, con tutto ciò che di positivo e negativo può esserci. Raccontiamo quanto costano cari i sogni che vanno a infrangersi e quanto sia importante essere preparati e studiare per raggiungerli. Io interpreto Michele Ruben uomo di grande carisma, di una freddezza e spietatezza unica».

Lei sarà protagonista anche della fiction spagnola “La sonata del silencio”, crede che ormai la fiction sia il nuovo cinema?

«Solo in Italia c’è questa grande distinzione tra cinema e tv: oggi quella della tv è la più grande industria dell’audiovisivo, ritengo che il cinema sforni appena un paio di titoli l’anno che valgono la spesa del biglietto. Credo che la televisione debba trovare il giusto compromesso tra il messaggio e l’intrattenimento che il pubblico ti richiede perché viziato da 25 anni di tv fatta in un certo modo».

Per chiudere, lei è capitano di lungo corso, prima di diventare attore è stato imbarcato per otto anni, che ricordi ha del tanto tempo passato in mare?

“Non ho solo ricordi, ma esperienze vive che mi porto dentro e che cerco di trasporre in elementi di vita e di professione. Sono cresciuto in un mondo fatto di pensieri, sogni, odori, sapori. Cerco di non dimenticarlo e di far sì che diventino materia pura per rimanere incollato a quello che sono io. Ho sempre sognato di fare l’attore, ma non ho mai amato quell’aspetto glamour e patinato di questo lavoro. Credo più nel valore della preparazione e artigianalità del mestiere che allo pseudo divismo in cui si chiudono molti».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Giuseppe Zeno)