Pubblicato il 11/01/2016, 18:32 | Scritto da Tiziana Leone

Giampaolo Morelli: “Coliandro su Rai 1? Mai, significherebbe edulcorarlo e nessuno di noi è disposto a farlo”

Morelli, com’è stato ritrovare l’ispettore Coliandro dopo così tanto tempo?

«Confesso che avevo un po’ di timore. Dopo quasi sei anni di assenza mi sono chiesto se sarei riuscito a interpretare di nuovo Coliandro, un personaggio particolarmente amato, quindi con un carico di responsabilità notevole. Poi sono andato sul set, mi sono infilato la giacca di pelle e i Rayban e tutto magicamente è ricominciato. Coliandro sembra un personaggio facile, ma è molto complesso».

Perché?

«Perché è carico di umanità. E’ un uomo che vive una vita di insoddisfazione, come molti di noi, è alla continua ricerca di un riconoscimento professionale che non arriva mai, è un uomo solo, vorrebbe avere tanti amici, ma ha un carattere particolare, anche se fa credere a tutti di avere una vita frenetica e ricca di avventure. E’ sempre in cerca d’amore, ma appena sembra averlo trovato c’è sempre qualcosa che non va».

Un uomo moderno?

«Rispecchia molto i nostri tempi e la nostra società in cui i quarantenni single aumentano: si ritrova spesso da solo sul suo divano, a mangiare la pizza presa dal pakistano. E’un uomo ricco di sfaccettature».

Ne parla con affetto…

«E’ vero ho grande affetto per Coliandro. Nella carriera di un attore non capita spesso la fortuna di poter interpretare un ruolo così amato, che nasce dalla penna di un grande giallista come Carlo Lucarelli e dalla regia di due autori come i Manetti Bros».

Coliandro non è il classico poliziotto-eroe che la tv solitamente racconta. Come lo giudicano i poliziotti veri?

«La scorsa settimana il Siulp il sindacato dei poliziotti ha dato a Coliandro un grande riconoscimento, il premio Franco Fedeli per essere il poliziotto più verosimile del cinema e della tv. Ci hanno detto che è più vero del vero, più umano dell’umano, mai nessun ispettore aveva ricevuto questo riconoscimento».

Perché sono passati sei anni dall’ultima serie?

«Perché la Rai non aveva più previsto un budget per le fiction di Raidue e quindi l’aveva cancellato».

Anche Montalbano era nato su Raidue, poi è stato promosso su Raiuno…

«Montalbano è stato promosso su Raiuno perché ha un linguaggio che è giusto e consono per quella rete. Coliandro su Raiuno non avrebbe senso, significherebbe edulcorarlo, e noi non saremmo mai disposti a farlo. Gode di una libertà che altri non hanno, così come non ha aiuti dalle istituzioni di polizia: non ha macchine in prestito, non ha uomini di supporto, non ha divise, questo perché ha un linguaggio che a loro risulta scorretto, perché il poliziotto deve uscire come un eroe positivo: ecco noi non cambieremmo la nostra storia per avere in prestito una macchina o una divisa».

Però i poliziotti vi hanno premiato, non è un controsenso?

«Il controsenso è che le istituzioni non possono aiutarci, ma i singoli poliziotti ci premiano e ci ringraziano per non averli imprigionati nello stereotipo come fanno altri».

Ma la Rai ha mai tentato di edulcorare le vostre storie?

«All’inizio non eravamo pienamente capiti da tutti, infatti Coliandro ha avuto difficoltà a vedere la luce, è stato fermo due anni in un cassetto e poi l’hanno mandato in onda in pieno agosto con ottimi risultati».

Ora che Coliandro è tornato ci saranno altre serie?

«Non lo so, non dipende solo dagli ascolti, quello del poliziotto è lavoro pericoloso, chi lo sa…»

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Giampaolo Morelli)