Pubblicato il 28/12/2015, 16:34 | Scritto da Tiziana Leone

“Natale a suon di luci”: solo gli americani sono in grado di allestire un talent sulle luminarie natalizie

“Natale a suon di luci”: solo gli americani sono in grado di allestire un talent sulle luminarie natalizie
Da giorni SkyUno trasmette uno show in cui alcune famiglie americane si sfidano per addobbare la propria casa con più luminarie possibili. Luci, renne, babbi Natali volanti, stelle, presepi: più ce n'è e meglio è, perché la sobrietà non appartiene a questo talent.

Lo so che è Natale e che dobbiamo essere tutti più buoni, ma non è colpa mia se Sky Uno trasmette a loop Natale a suon di luci. Per chi non avesse l’abbonamento Sky, la trasmissione è dedicata a quei fulminati americani che passano la loro esistenza a cercare di trasformare la propria casa nella più bella luminaria natalizia che si sia mai vista. Anche dalla luna, considerato il numero di lucette che i fulminati usano. In ogni puntata due giudici decidono quale famiglia si beccherà i 50mila dollari di premio per aver addobbato per Natale la propria dimora nella maniera più spettacolare possibile. La cosa più triste è che i nostri fulminati allestiscono la decorazione della vita in maglietta e pantaloncini corti, perché essendo il programma registrato, non si potevano vestire da Babbo Natale sotto il solleone a cento gradi. Per cui tu li vedi lì tutti sudati che salgono sul tetto per incollare quintalate di renne finte, cavalcano il trattore per trascinare chilometri quadrati di stelle luminose da attaccare intorno al recinto della propria fattoria, si laureano in ingegneria per collegare i miliardi di lampadine di tutte le forme al computer che dovrà decidere quando e come accenderle, anche a ritmo di musica. Il tutto in T-shirt con la renna disegnata sopra.

Ma ancora più triste è il giudice Sabrina Soto, i cui neuroni probabilmente si accendono insieme alle lucette che devono giudicare una volta l’anno. Non appena il fulminato di turno le mostra la magnificenza di luci, suoni, presepi, babbi Natali, alci, renne, l’intero mondo Disney, castelli e case danzanti, la signora esclama: «Non ho mai visto nulla del genere in vita mia». E lo dice sempre. A chiunque. Ora, a parte una riflessione sulla tristezza della signora Soto che la cosa più bella che ha visto nella vita sono renne che corrono a intermittenza sui tetti di un fulminato, bisognerebbe chiedersi perché nessuno la inviti a cambiare espressione. Almeno un vocabolo. Il massimo l’ha raggiunto quando, accompagnata da un fattore fulminato che aveva ricoperto la sua tenuta da un milione di ettari di qualsiasi oggetto natalizio, ha esclamato: «Non ci posso credere, nel presepe ci sono gli animali veri. Non avevo mai visto nulla del genere in vita mia». Ovviamente. Nessuno ha mai spiegato alla signora Soto che nelle fattorie gli animali sono generalmente vivi e non impagliati? Quando poi viene decretato il vincitore, i componenti del gruppo familiare fulminato che ha allestito il miglior addobbo natalizio descrive, con lacrima annessa, la gioia della vittoria. Per l’occasione indossano tutti finalmente un maglione, anzi, il maglione, quello che nessuno di noi indosserebbe mai, nemmeno se Cracco ti venisse a spicciare casa.

Tra qualche giorno la magia del Natale finirà, ma loro, i fulminati, saranno già lì pronti per il prossimo, con la speranza di convincere Babbo Natale a venir giù dalla Lapponia quando loro schiacciano il pulsante del computer. A proposito, qualcuno nel frattempo avvisi la Soto che Babbo Natale non esiste.

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Sabrina Soto durante Natale a suon di luci)