Pubblicato il 26/12/2015, 15:30 | Scritto da Francesco Franchi

Riccardo Cassini (autore di Panariello) scrive ad Aldo Grasso (Corriere della Sera): La parabola del monologo di Pieraccioni mai fatto

Riccardo Cassini, autore di Giorgio Panariello (ma anche di Fiorello e molti altri), posta su facebook una lettera indirizzata al critico tv del Corriere della Sera, Aldo Grasso in cui si pone qualche domanda. Una su tutte, se abbia visto o meno lo show.

Pubblichiamo integralmente la “lettera” e di seguito il recente articolo di Aldo Grasso al quale Cassini fa riferimento.

 

È UN FALSO GRASSO

di Riccardo Cassini

Egregio professor Aldo Grasso,

le scrivo dopo aver letto il suo articolo sul Corriere della Sera, “Panariello è simpatico ma ha tempi comici dell’altro secolo” del 24 dicembre 2015. Non entro nel merito delle critiche, che rispetto. Forse solo il titolo è ingannevole, perché della simpatia enunciata, non si trova traccia nello sviluppo seguente dell’articolo. C’è l’aggettivo “simpatico” solo quando parla di Giorgio come “Il più simpatico dei tre” (con Conti e Pieraccioni) ma lei si affretta poi a definire il trio “Vecchio che avanza” o “Vecchio che si trascina”. Insomma, un Panariello non simpatico in assoluto, diciamo il meno peggio. Non mi dilungo troppo, so che lei è molto occupato: oltre ad essere il critico tv più famoso d’Italia è anche giornalista, docente universitario, curatore di un forum on line, di una video rubrica, direttore scientifico di un centro di ricerca sulla tv e sicuramente ho dimenticato qualcosa.  Ho il sospetto, glielo dico con il consueto umile servilismo della categoria, che lei, a causa di questa mole di incombenze professionali, non sia riuscito a trovare il tempo di guardare in tv lo Show “Panariello sotto l’Albero”.

E’ un dubbio sottile, maligno, che si è insinuato quando ho letto, nella sua critica puntuale, l’enumerazione degli ospiti e delle loro performance: è a questo punto che lei scrive, testualmente, di un “Monologo light di Pieraccioni sui giovani fenomeni del momento”.  Le riferisco, le sussurro, in modo delicato, meno stentoreo delle proclamazioni delle sue verità, una notizia: Pieraccioni quel monologo di cui lei parla non l’ha mai fatto.  Non ha fatto nessun monologo.

Ha solo fatto la parodia di “C’è Posta per Te” che a lei non è piaciuta per niente e poi è andato a casa. Ma proprio subito subito. Inizialmente ho pensato a un lapsus. Ma lei non è tipo da lapsus, professore. E allora, da dove spunta fuori questo “Monologo di Pieraccioni sui giovani fenomeni”, mai fatto? Il mistero si infittisce. E’ il momento, nella trama, di inserire il colpo di scena. Il sito tvBlog, la sera della prima puntata, ha scritto la cosiddetta “diretta” dello show, la descrizione in tempo reale di quello che succedeva.  Su quel sito, incredibile a dirsi, c’è lo stesso identico errore: una foto di Panariello e la scritta “Monologo di Pieraccioni sui giovani fenomeni del momento”.

Pensi, professore, nonostante la mia (scarsa) fantasia di autore, cosa sono arrivato a malignare: che lei, poiché Panariello le sta antipatico, non abbia visto lo show e si sia poi informato su tvBlog, riportando quindi, in maniera letterale, l’errore che c’era su quel sito.  Insomma, sono sicuro che ci sia un’altra spiegazione e quindi se le va, se trova un attimo, la prego di confortarmi tanto da scacciare questi poco natalizi cattivi pensieri. Altrimenti ci troveremmo davanti a un modo sciatto e disordinato di fare critica.

Sì sì, possono esserci tante altre ipotesi: la prima è che lei scriva su TvBlog la diretta degli spettacoli. Però non distingue Pieraccioni da Panariello. No, con tutto quello che ha da fare, la ritengo un’eventualità remota. La seconda ipotesi è che lei abbia un suo staff, una o più persone di cui si fida, cui delegare la visione di trasmissioni, mica può guardare tutto lei, lo capisco. Esiste insomma la figura di uno o più supplenti, a cui affidare una parte del suo lavoro, forse la meno interessante per lei, o quella dove ci sia da guardare qualcuno che non le sta simpatico.  Il problema è che, Panariello è così antipatico che lo show non se l’ è visto nemmeno il supplente: è andato a farsi una pizza con gli amici e dopo ha fatto il riassunto copiando tutto da TvBlog, compreso l’errore marchiano. La terza ipotesi è che lei, professore, si faccia scrivere le recensioni da TvBlog.

Come vede, non sono entrato nel merito dei suoi commenti, tutti autorevoli e sacrosanti, tutti condivisibili o no. Mi piacerebbe invece sapere come lei si sia informato sull’argomento di cui ha parlato nell’articolo. Sono sicuro che lei conosca gli importanti effetti negativi, morali e professionali che ricadono sui lavoratori che fanno un programma tv, in presenza di una stroncatura: quindi sarebbe augurabile che la critica provenisse da qualcuno che abbia visto il programma prima di commentarlo. Questi pensieri mi hanno riportato a 15 anni fa, al lontano gennaio 2001, ricordato anche nel suo articolo. Lei scrisse una critica sul programma di Giorgio Panariello dell’epoca, intitolato “Torno Sabato”. Alla stampa, Giorgio aveva annunciato che, nella prima puntata, avrebbe fatto i personaggi di Mario il Bagnino, Merigo l’ubriacone e Lello Splendor, il matto dei cruciverba. Nella sua critica del giorno dopo, lei scrisse: “Bibi Ballandi contro il Bagaglino, Lello Splendor contro Leo Gullotta”.

Noi però, all’ultimo momento, avevamo tolto il personaggio di Lello Splendor dalla scaletta.  Cattiverie da artisti lunatici. Quella volta lì, avevo pensato al lapsus. O anche alla figura retorica della sineddoche, la parte per il tutto: Lello Splendor a significare i vari Personaggi di Panariello. Però, nominare proprio l’unico personaggio che nel programma non c’era stato… prestava il fianco a qualche sospetto. Giambattista Vico sarebbe fiero di questi corsi e ricorsi storici. Così come lei ha intitolato: “Panariello è simpatico ma ha tempi comici dell’altro secolo” io potrei intitolare: “Aldo Grasso è simpatico ma ha articoli critici dell’altro secolo”.  Che poi, a voler essere precisi, il gennaio 2001 non è nemmeno l’altro secolo. Tornando al calviniano Monologo Inesistente, ho deciso quindi di intitolare questo mio scritto: “È un falso Grasso”, come ha già visto in testa.  Sì, lo so, a questo calembour “light” (cit.) avrebbe il diritto di stigmatizzare “E’ una battuta alla Panariello” ma…attenzione: ai tempi della gloriosa e da lei apprezzata trasmissione “Viva Radio 2” questa battuta la scrissi per il conduttore e lei, presente, (non ricordo se di persona o al telefono) si fece una sonora risata. Io ero sempre io e la battuta era veramente sciocca ma grazie alla presenza di un conduttore a lei più simpatico, o diciamo più congeniale, affine, vivevo di una benevolenza riflessa. Non è una bella sensazione pensare di poter essere considerato un genio o un incapace non per meriti (o demeriti) propri ma solo in base al fatto di collaborare con un artista o con un altro.

Professore, siamo in clima natalizio e le faccio una richiesta, come in una letterina a Babbo Natale: posto che quando una cosa le piace, lei magnifica con sincero entusiasmo l’artista, che naturalmente ha la maggior parte dei meriti ma non la totalità; posto che, quando una cosa non le piace, lei crocifigge con puntigliosità e dovizia di particolari anagrafici gli autori e se ne avesse gli indirizzi inciterebbe la popolazione ad andarli ad aspettare sotto casa; le chiedo: ma un po’ di par condicio?

Li nomini sempre o non li nomini mai. E anche se dovesse propendere per la seconda ipotesi, me ne farò una ragione e cercherò di sopravvivere ugualmente.

 

Buon SuperLavoro,

Riccardo Cassini

 

 

Rassegna Stampa: Corriere della Sera, pagina 63, di Aldo Grasso

A FIL DI RETE di Aldo Grasso

Panariello è simpatico ma ha tempi comici dell’altro secolo

 

Gran Ducato di Toscana entra in forze, il giorno della Grande Riforma della Rai. Eccoli, travestiti da Re Magi, Giorgio Panariello, Carlo Conti e Leonardo Pieraccioni: è il vecchio che avanza e, dati i loro tempi televisivi, è un vecchio che si trascina. Che poi Panariello è il più simpatico dei tre, ma il programma che gli hanno costruito è quanto di più scontato ci si possa attendere: parodie di altri programmi tv (la D’Urso che racconta in diretta la nascita del Cristo), monologo sul Natale, battute all’acqua di rosa (Reni sul cammello di Stato: «Devo andare a fare il patto con il Nazareno, quello vero»), l’apparizione di una sovreccitata Tosca D’Aquino, una penosa imitazione di «C’è posta per te». In realtà, la fiacca parodia serviva solo per introdurre nello studio la «vera» Maria De Filippi, pronta a passare in Rai. Posto che a me questa cosa dà molto fastidio, cioè che artisti legatissimi a una rete si esibiscano per la concorrenza. Sa di inciucio, di provinciale, di sfaldamento delle regole più elementari. È il momento «verità pettinata», il racconto dell’infanzia neorealista di Panariello, abbandonato dalla madre e cresciuto dai nonni. Ora che in uno spettacolo di varietà si debba cedere così platealmente al privato, è mistero autoriale, visto che subito dopo le lacrime trattenute, Panariello è chiamato a esibirsi come Pulcino Pio o come Naomo. Mah! L’immaginario di Rai1 è esaltato dalla presenza dei tre tenorini de Il Volo, dalle canzoni di Emma, dal monologo light di Pieraccioni sui giovani fenomeni del momento, da Giorgio Albertazzi che legge Dante, da Panariello travestito da Dante (cerca Benigni per chiedergli i diritti d’autore). Per finire, a mezzanotte, entra Giuliano Sangiorgi dei Negramaro. Panariello è amabile ma ha tempi comici dell’altro secolo ed è male assecondato da autori che coltivano ostinatamente la prevedibilità e l’autoreferenzialità: «i peggiori danni della nostra vita».

 

(Nella foto, un momento di Panariello sotto l’albero)