Pubblicato il 02/12/2015, 13:34 | Scritto da La Redazione

Campo Dall’Orto alla Leopolda – Ciak si gira, il gol diventa un caso. I malumori di Sky e Mediaset

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiana, pagina 3, di Tommaso Rodano.

Campo Dall’Orto torna a casa: il direttore Rai alla Leopolda

Cosa resta della rottamazione.

Antonio Campo Dall’Orto torna alla Leopolda. Il direttore generale della Rai, renziano della prima ora, è un habitué: ha partecipato alle tre edizioni tra il 2011 e il 2013. Ecco alcune sue perle di saggezza dal palco di Firenze. Anno 2011: “Bisogna abbattere l’oligopolio dell’immaginario collettivo”. Anno 2012: “Il cambiamento è quando si chiude il cerchio tra un leader, che già abbiamo (Matteo Renzi, ndr.) e una società”. Anno 2013: “Daremo al futuro una forma migliore. Dobbiamo prepararci perché il futuro assomiglierà a noi”. Campo Dall’Orto, oggi possiamo dirlo, è stato profetico: il futuro somigliava davvero a lui; l’ex direttore di Mtv è stato nominato al vertice di Viale Mazzini il 6 agosto 2015. Quattro mesi dopo, eccolo di nuovo pronto a salire sul palco della festa del premier, che quest’anno si svolge dall11 al 13 dicembre. Il cortocircuito è evidente: Renzi aveva proclamato con grande enfasi la “liberazione della Rai dai partiti” proprio alla Leopolda del 2011. Quattro anni dopo, nello stesso luogo, torna da direttore generale l’uomo che Renzi stesso segretario di partito e capo del governo ha fatto nominare in cima alla tv pubblica.

La Rai “libera dai partiti”, oggi, è quella in cui il renziano Anzaldi, in commissione di Vigilanza, bacchetta direttori dei telegiornali (Bianca Berlinguer) e conduttori di talk (Massimo Giannini) per il troppo spazio concesso a minoranza Pd e Cinque Stelle. Abbiamo chiesto allo stesso Anzaldi se non giudicasse inopportuna la presenza di un direttore generale della Rai alla kermesse di una corrente di partito. “Forse è una lieve mancanza di eleganza – ha risposto -, ma i problemi dell’azienda sono sicuramente altri”. Franco Siddi nel cda di viale Mazzini, dopo una lunga carriera nel sindacato della stampa non si scandalizza: “Si giudichino i fatti”. Chi apprezza poco, invece, è l’Usigrai, sindacato dei giornalisti del servizio pubblico. La posizione ufficiale sarà espressa nel corso del congresso di Padova, dal 9 al 12 dicembre (proprio a ridosso della Leopolda). Il ragionamento però è chiaro: in quale veste Dall’Orto partecipa alla festa di Renzi? Per dire cosa? Per sostenere che qualsiasi riforma che non sottragga la Rai al controllo di partiti e ai governi è sbagliata? Bene, ma sarebbe curioso se andasse a dirlo proprio alla festa di Renzi.

 

Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 47, di Renato Franco.

Ciak si gira, il gol diventa un caso. I malumori di Sky e Mediaset

Sotto accusa la regia unica della partita affidata a Lega-Infront.

La Regia Unica rimanda subito al Grande Fratello: «È il modo in cui il calcio sceglie di mostrarsi al mondo». Un modo che dalle parti di Sky in maniera più netta e di Mediaset con tonalità più soffuse non è molto apprezzato (eufemismo). La questione è che la regia della serie A da quest’anno è centralizzata e uguale per tutti: la Lega Calcio infatti ha dato seguito al piano sponsorizzato da Infront, società di marketing e gestione dei diritti sportivi, un piano che ha tolto a Sky e Mediaset la produzione delle partite, a scapito dicono in molti non solo della competenza, ma anche dell’indipendenza. Oggi i broadcaster si trovano in una curiosa situazione: pagano profumatamente i diritti per il calcio, ma ricevono un prodotto gestito da altri. Per questo da Sky trapela «insoddisfazione per la qualità delle riprese», un’insoddisfazione che si è tradotta in diverse lettere di protesta alla Lega all’inizio del campionato.

Da settimane invece il confronto prosegue per colloqui, ma il punto è sempre lo stesso: un racconto freddo, esasperato uso del campo largo (i totali), pochi replay sui falli di gioco, altre volte replay insistiti quando l’azione è nel vivo ultimo esempio Milan-Sampdoria. L’errore di Viviano che passa palla a Niang e segna, la regia se l’è perso. Se Sky puntava molto sulla personalizzazione dell’evento da quest’anno si deve accontentare. Ma anche a Mediaset pur senza nessuna protesta ufficiale, ma semmai con qualche malumore informale, pare non siano molto soddisfatti. Hanno però margini di manovra più ampi in virtù dell’acquisizione di un diritto ad hoc perché rispetto a Sky possono integrare con un maggior numero di telecamere targate Premium il racconto delle partite. Appunti e lamentele: c’è chi fa notare come troppo spesso non vengano mostrati falli a rischio cartellino oppure ci siano troppi stacchi sul pubblico (in stadi spesso vuoti), ma non quando vengono esposti striscioni di contestazione. Anche perché a volte la censura occhiuta preferisce nasconderli, come quando capitò che nel mirino ci fosse Galliani molto legato a Marco Bogarelli, presidente di Infront: la regia unica non mostrò nulla e Mediaset dovette ricorrere alle sue telecamere aggiuntive.

La Lega si intuisce facilmente ha tutto l’interesse a vendere un prodotto «edulcorato», non sporcato da fatti che possano diminuirne l’appeal non solo sportivo, ma soprattutto economico. Una cesura netta rispetto all’anno scorso quando Sky e Mediaset si spartivano le regie delle partite (6 per la pay tv di Murdoch, 3 per quella di Pier Silvio Berlusconi) e ora si ritrovano scettiche su un modello centralizzato che toglie ai broadcaster la gestione editoriale dell’evento. Al momento a guadagnarci è Infront, che ha ampliato ancora di più il suo ruolo di advisor della Lega Calcio per la commercializzazione dei diritti tv. A Infront è affidata, ovviamente dietro compenso, la produzione delle partite e ora la scelta di inquadrature e replay è gestita da un pool di registi, coordinati da Popi Bonnici, ex Mediaset. Gli scettici sottolineano che rischia di essere una deriva pericolosa dal punto di vista sia sportivo sia economico. In sostanza la Regia Unica con il replay gestisce quello che lo spettatore vede potendo anche decidere sulla prova tv, mostrando o nascondendo, ma con l’inquadratura ad hoc gestisce anche quello che lo spettatore «deve» comprare (Infront si occupa anche di marketing e sponsoring di molte società di serie A). Nella società dell’immagine, ormai è chiaro, anche le immagini del calcio sono potere.

 

(Nella foto Antonio Campo Dall’Orto)