Pubblicato il 02/11/2015, 13:31 | Scritto da La Redazione

Il duello sull’Auditel: un ritorno che vale 3,5 miliardi di euro – Ballandi: “Tv, donne al vertice. Mancano le autrici”

Rassegna stampa: CorrierEconomia, pagina 2, di Massimo Sideri.

Il duello sull’Auditel: un ritorno che vale 3,5 miliardi di euro

È il fatturato annuo cella pubblicità sulle reti televisive L’allargamento del campione può cambiare gli equilibri.

Ripartono (con un sistema di sorveglianza), le misurazioni dell’Auditel. Il panel delle famiglie dovrebbe essere rivisto entro maggio. Ma la vera sfida, misurare la vita dei programmi che vengono visti tramite pc, tablet e telefonini, non è stata ancora raccolta. Negli Stati Uniti, invece, il software c’è già. Auditel è tornato. Ma da sorvegliato speciale. Alla fine le due settimane di riflessione hanno portato a questo compromesso: il panel delle 5.600 famiglie, «inquinato», come si dice in gergo, per il 75%, non poteva certamente essere cambiato in così poco tempo. Anzi: c’è da domandarsi se si riuscirà a rinnovarlo completamente entro la fine di maggio, deadline data dalla stessa società dopo il consiglio di amministrazione che si è tenuto la scorsa settimana.

E non è una sfida da poco se si pensa che, anche dalle rilevazioni dell’Auditel, dipende la suddivisione del mercato pubblicitario televisivo che vale circa 3,5 miliardi l’anno, il 47% di un business totale di 7,6 miliardi. Due conti della serva aiutano: una volta le famiglie venivano estratte dalle Pagine Gialle. Era il più completo schedario della popolazione italiana quando esisteva una cosa chiamata telefono fisso. Oggi tra maggiore sensibilità alla privacy, estinzione del fisso e morte delle Pagine Gialle, le liste di persone si comprano. Avete presente quella volta in cui avete dato sciattamente il consenso per avere qualche tesserina premio o sconto? Ecco, siete finiti in qualche lista cedibile per altri fini.

Meccanismo Dunque, una volta costruito il panel rappresentativo della «nuova Italia davanti al televisore» a quel punto il delicato file con la mappa di coloro che dovrebbero essere contattati viene trasferito a Nielsen che fa scattare l’operazione convincimento. Telefonata, domande di rito, valutazioni. Mettiamo che senza esitare le persone dicano subito di sì. Scatta la seconda operazione: il montaggio del «meter» in casa. A questa fase lavorano un centinaio di tecnici, a meno che, vista la criticità della situazione attuale che aveva portato all’oscuramento dell’indice Auditel per due settimane, non si stia decidendo di usare le forze speciali. Comunque il grosso problema è l’appuntamento: i tecnici lavorano in orari d’ufficio, dal lunedì al venerdì. Dunque, riuscire a entrare fisicamente in casa per collegare gli apparati dell’Auditel richiede tempo. Una volta ottenuto l’appuntamento, poi, servono anche 4 ore di lavoro a seconda della complessità di cavi, televisioni, console e home theater.

Per chiudere il cerchio bisogna sapere che per diverse settimane le nuove famiglie devono restare sotto osservazione per vedere «se fanno le furbe». Insomma, cambiare l’intero panel è un’operazione «monstre» per niente facile. Ed è per questo che bisogna procedere continuando ad usare quello «inquinato», salvo richiedere a Kpmg la certificazione dello «share». E poi? «Sono curioso di vedere cosa accadrà dopo che l’Auditel avrà, come annunciato, modificato o ampliato il suo campione. Se è vero che le famiglie diventeranno 15mila, avremo risultati sconvolgenti perché ci si accorgerà di quello che sostengo da tempo: la tv generalista è vista da un pubblico di persone dai 55 anni in su» ha detto un decano del piccolo schermo come Maurizio Costanzo durante i giorni di silenzio Auditel.

Appunto: a guardare quel dato che ancora oggi regola gli investimenti pubblicitari in media gli italiani dai quattro anni in su passano 4 ore al giorno davanti alla televisione intesa come monolitico schermo da salotto c’è da rimanere di stucco. Sembra il risultato di una rilevazione su un esercito di pensionati (e peraltro non possiamo non ricordare che in effetti la demografia italiana va in questa direzione). Però il numero tondo sembra confliggere apertamente con quella che è la nostra osservazione quotidiana che, non può avere un peso statistico. Bisognerà fare come consiglia Costanzo: aspettare e vedere. L’allargamento del panel a 15mila persone, peraltro, è più un affiancamento di due panel visto che, da quanto è emerso da un contatto del Corriere con una delle nuove famiglie, per il cosiddetto «superpanel» non è previsto il prezioso telecomando con il quale va segnalato chi si trova davanti all’apparecchio televisivo.

Margini Dal punto di vista statistico per misurare l’attendibilità del panel Auditel bisognerebbe conoscere il margine di errore con il quale la società lavora: questo dato come si evince dal sito dell’Agcom non è noto. È considerato una sorta di segreto industriale. E si capisce perché. Teoricamente dovrebbe rimanere all’interno del 2%, ma già le trasformazioni demografiche in corso negli ultimi anni in Italia rendono questo limite difficile da garantire. Pensiamo all’immigrazione. Quanto è rappresentata nel panel? Un altro aspetto è quello della rotazione delle famiglie all’interno del nucleo di rilevazione: ogni quanto avviene? Tra le voci del settore senza conferme c’è quella dei cosiddetti highlander, famiglie che rimangono a lungo nel panel. In realtà sembra che ci siano delle famiglie affidabili pronte ad essere chiamate in caso di problemi, per esempio quando un terremoto o un altro evento grave fa saltare per diversi giorni il collegamento con alcuni componenti. Insomma, è una dura vita quell’Auditel. Ma quella che si paventa nei prossimi mesi potrebbe essere ancora più dura. Anche perché rimane un’incognita la reazione che potrebbero avere le famiglie la cui privacy è stata violata.

 

Rassegna stampa: QN, pagina 25, di Bibi Ballandi.

Tv, donne al vertice. mancano le autrici

Una delle tante semplificazioni sul mezzo televisivo è quella che recita: “La tv è donna”. Senza dubbio, durante la giornata, il pubblico femminile è in prevalenza su quello maschile, soprattutto nel daytime e ogni grande successo, non può prescindere dal conquistare il gradimento delle donne. È vero anche che per quel che riguarda le opportunità lavorative la Tv è senza dubbio un ambito nel quale le donne continuano a conquistare, meglio che in altri settori industriali, posizioni di prestigio. All’estero abbiamo casi straordinari come quello di Oprah Winfrey che vanta un canale televisivo a suo nome, OWN (Oprah Winfrey Network), e di Shonda Rimes produttrice e sceneggiatrice di serie Tv di grande successo. Al giovedì sera, su ABC, ha tre sue creazioni in onda una dopo l’altra: Grey’s Anatomy, Scandal e Le Regole del delitto Perfetto.

E in Italia? La più vicina al modello Oprah è senza dubbio Maria De Filippi, front-woman televisiva, ma anche imprenditrice, in onda tutte le settimane dell’anno e capace di successi evergreen come Amici, C’è Posta per Te e Uomini e Donne, diventata ormai un vero e proprio brand, un marchio capace di comunicare su qualsiasi piattaforma e in qualsiasi contesto. È un brand anche Antonella Clerici, icona del “cucina in tv” e talent scout di giovani divenuti protagonisti della canzone come Il Volo. Altrettanto autorevole nella gastronomia è Benedetta Parodi. E potremmo continuare con tante altre personalità amate e volitive come Michelle Hunziker, caso unico di conduttrice europea che lavora in Italia, Germania, Svizzera e Gran Bretagna, come Milly Carlucci che ha dato al ballo nuova visibilità e autorevolezza e come Barbara D’Urso, stakanovista della messa in onda.

Nelle posizioni manageriali, dopo Letizia Moratti e Lucia Annunziata, da alcuni anni la presidenza Rai è in rosa con Anna Maria Tarantola e ora con Monica Maggioni. Tinni Andreatta, al timone di Rai Fiction, con all’attivo le serie più amate e seguite dal grande pubblico, capace di raggiungere il successo in patria e di esportare il prodotto fiction italiana nell’agguerrito scenario internazionale. Un direttore di canale donna è una realtà a Sky Uno con Michela Barbiero, a Italia 1 con Laura Casarotto, a Cielo con Antonella D’Enrico e in casa Rai, a Silvia Calandrelli è stata affidata la struttura di Rai Cultura. Laura Carafoli, gestendo la programmazione e le produzioni originali dei 12 canali di Discovery Italia ha stabilito nuovi canoni per la nostra tv, internazionalizzando senza perdere il sapore nazionale e contribuendo a realizzare la strategia dell’executive più corteggiata e apprezzata degli ultimi anni, Marinella Soldi , AD del gruppo Discovery per Italia, Spagna, Portogallo e Francia.

Dove forse c’è ancora da lavorare è sul numero di autrici donne. Attualmente nei programmi di prime time il cast degli autori vede una prevalenza degli uomini 5 a 1. E il fatto che uomini scrivano una TV rivolta per lo più alle donne è difficile da comprendere. Ma il vento sta cambiando. Tremate tremate… le donne son arrivate.

 

(Nella foto Maria De Filippi)