Pubblicato il 27/10/2015, 11:34 | Scritto da La Redazione
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Scoperti fondi neri per 38 milioni. Servivano a pagare funzionari Rai – Sugli appalti zero controlli per 12 mesi

Scoperti fondi neri per 38 milioni. Servivano a pagare funzionari Rai – Sugli appalti zero controlli per 12 mesi
L’inchiesta sulle tangenti in Viale Mazzini continua, mettendo in luce gravi anomalie. Intanto il direttore generale Campo Dall'Orto chiede un avvocato dello Stato nello staff e prende distanze dal predecessore Gubitosi.

Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 19, di Fiorenza Sarzanini.

Scoperti fondi neri per 38 milioni. Servivano a pagare funzionari Rai

Ci sono 38 milioni di euro di provviste «in nero» al centro dell’inchiesta sugli appalti della Rai che sarebbero stati truccati. Sono i soldi che le società dei fratelli David e Danilo Biancifiori avrebbero utilizzato per pagare «mazzette» a dirigenti e funzionari Rai ottenendo così il monopolio delle forniture tecniche. L’indagine del pubblico ministero Paolo Ielo parte dai lavori assegnati alle loro aziende e procede per corruzione e turbativa d’asta, ma si concentra soprattutto sulle relazioni relative a 37 audit che la stessa Rai è stata costretta a consegnare venti giorni fa, quando gli investigatori guidati dal colonnello del Nucleo tributario Cosimo Di Gesù hanno notificato al responsabile dell’Ufficio Gianfranco Cariola un ordine di esibizione. Perché quei fascicoli contengono l’elenco di tutte le irregolarità riscontrate nei contratti per la realizzazione di numerose trasmissioni di punta. Ma anche per la gestione degli acquisti e la scelta delle ditte esterne.

Si è così scoperto che i vertici dell’Azienda radiotelevisiva pubblica avevano trovato alcune «anomalie» anche gravi, ma avevano deciso di non segnalarle come invece dovrebbe avvenire alla magistratura. Un dossier riguarda Unomattina, un altro Lineaverde. Poi c’è quello dedicato alle spese delle sedi regionali, un’ampia relazione su un «cartello» di aziende esterne che avrebbero siglato un accordo illecito per spartirsi gli appalti per il montaggio di programmi tra i quali figurano Ballarò e Virus. Tutte le pratiche sono state trasmesse anche alla Corte dei conti per gli eventuali danni alle casse pubbliche. L’inchiesta può avere risvolti clamorosi. L’esame dei fascicoli procede infatti di pari passo con le rivelazioni dello stesso David Biancifiori che ha deciso di collaborare con la magistratura e sta svelando numerosi retroscena sul pagamento delle tangenti: soldi, ma anche favori come le assunzioni di parenti e amici dei funzionari, viaggi all’estero, altri regali milionari.

Dipendenti della Rai, ma anche di Mediaset, de La7. Per comprendere quale fosse il ruolo dei due fratelli basti pensare che a loro è stata affidata la fornitura di tutte le apparecchiature per il Festival di Sanremo. E che le loro società sono direttamente collegate con Infront, l’azienda che in pochi anni è diventata leader nel settore della comunicazione, ed è già nel mirino della Guardia di Finanza per numerose vicende, prima fra tutte quella sulla spartizione dei diritti televisivi del calcio. La Rai adesso cerca di correre ai ripari e infatti fa sapere con una nota che «è stata aperta un’analisi interna per accertare i fatti e identificare eventuali carenze nella comunicazione con l’autorità giudiziaria. Il direttore generale Antonio Campo dall’Orto, ha concluso un accordo con l’Avvocatura dello Stato affinché un suo rappresentante strutturi in azienda un progetto mirato sui contratti pubblici della Rai».

 

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 6, di Valeria Pacelli e Carlo Tecce.

Sugli appalti della Rai zero controlli per 12 mesi

Campo Dall’Orto: un avvocato dello Stato nello staff e distanze da Gubitosi.

C’è un buco di un anno che inquieta il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto. Dagli ultimi mesi del 2014 all’estate del 2015, sotto la gestione di Luigi Gubitosi, la Rai ha smesso di indagare sugli appalti e i contratti di un’azienda che fattura oltre 2,5 miliardi di euro. Viale Mazzini dispone di uno strumento di controllo interno che si chiama “audit”, e per quasi dodici mesi è stato disattivato. Ancora non sono chiari i motivi, ma Campo Dall’Orto prende le distanze dal predecessore. Non si fida del lavoro svolto in passato e vuole introdurre il suo metodo. Spaventato per questo buco nero di un anno e per l’inchiesta della Procura di Roma che riguarda commesse di un paio di anni fa, il direttore generale ha nominato un avvocato dello Stato, che da lunedì farà parte del suo staff assieme al capo Guido Rossi (ex Mtv) e all’ex uomo di fiducia di Lorenza Lei, Maurizio Rastrello.

Il dg è preoccupato anche per la lentezza con cui la Rai ha agito sul presunto malaffare degli appalti. Il fascicolo audit su David Biancifiori, titolare di una società per servizi di produzioni tv e ai domiciliari dallo scorso aprile (nell’ambito di un’inchiesta su altri fatti della procura di Velletri), è stato chiuso il 23 settembre 2013. Ma soltanto il 17 giugno, a seguito di una perquisizione dei finanziari, i magistrati hanno potuto conoscere i documenti su Biancifiori, alias “Scarface”, accatastati in un plico di Viale Mazzini. Per approfondire meglio la vicenda Rai, i magistrati romani hanno ottenuto da Gianfranco Cariola, il direttore dell’Audit di Viale Mazzini, 37 dossier che riguardano non solo l’imprenditore ma l’intero assetto del servizio pubblico: dagli studi tv Dear al Festival di Sanremo, dagli accordi esterni per le serie tv ai programmi più rinomati del palinsesto fino ai bar affidati a una società di un imprenditore ritenuto dai pm “colluso” con la presunta associazione di Massimo Carminati, “er cecato” di Mafia Capitale.

Il sistema di Viale Mazzini deve affrontare un ampio esame giudiziario, allora Campo Dall’Orto si cautela. Intanto l’inchiesta della Procura di Roma si preannuncia piena di novità. Il pm Paolo Ielo sta analizzando tutti i dossier consegnati dalla Rai solo pochi mesi fa. Dossier che, nonostante presentassero delle irregolarità o elementi penalmente rilevanti, non sono mai stati inviati prima a Piazzale Clodio. Quelli con irregolarità sono per lo più appalti datati nel tempo, per questo il pm si sta concentrando soprattutto su quelli affidati alle imprese riconducibili a Biancifiori per l’edizione del Festival di Sanremo 2013. In questo caso la gara per luci e audio è stata indetta nel 2012. Per quanto riguarda quella audio, le imprese che hanno partecipato erano tre, di cui una si è tirata indietro. Stesso fatto verificato nella gara per le luci: tra i cinque partecipanti, ben quattro hanno fatto retromarcia. Come ha confermato il direttore delle Risorse Umane in Rai Valerio Fiorespino, in un’intervista a Report. Nel caso dell’edizione di Sanremo 2013, il pm contesta già a Biancifiori e ad altri di aver erogato a un dipendente Rai “responsabile della supervisione tecnologica per il Festival di Sanremo 2013, somme di denaro in contanti”.

Ma la Procura di Roma vuole fare chiarezza anche su altro. Innanzitutto, capire se sia stato messo in atto un sistema di sovrafatturazione per forniture pagate dall’azienda pubblica, ma non fornite. Seconda cosa, si sta cercando di capire anche se c’è stato e quale sarebbe stato il guadagno per chi ha favorito l’imprenditore. Su questo fronte si sta lavorando in primis sui subappalti: il sospetto di Paolo Ielo infatti è quello che, in alcuni casi propri i subappalti venissero dati ad aziende riconducibili a funzionari Rai. Altro capitolo del presunto do ut des, anche questo tutto da verificare, è quello delle assunzioni. Un caso esiste già: David Biancifiori con il fratello e altri infatti è accusato di corruzione, per aver erogato “a Ivan Pierri, dipendente Rai, con incarico di direttore della fotografia, somme di denaro in contanti e assumevano, in qualità di procuratrice, la moglie del medesimo presso la Lo.Bel. Graphic s.r.l. società riconducibile a Biancifiori”.

 

(Nella foto la statua equestre di Viale Mazzini)