Pubblicato il 23/10/2015, 11:34 | Scritto da La Redazione

Aldo Grasso contro “Colorado” – Al “QN” scoppia il caso delle dimissioni di Bruno Vespa

Aldo Grasso contro “Colorado” – Al “QN” scoppia il caso delle dimissioni di Bruno Vespa
Il critico televisivo del “Corriere della sera” boccia il programma comica di Italia 1 e si scaglia contro Luca Bizzarri. E poi le polemiche nel giornale che ha lanciato la notizia del Papa “malato”.

Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 59, di Aldo Grasso.

La comicità di “Colorado”? Tradizionale e non tiene d’occhio la Rete

Anche la tv, nel suo piccolo, ha i suoi grandi interrogativi. Perché va ancora in onda Colorado mentre è stato chiuso Zelig? Perché non c’è più Paolo Ruffini? Perché la giovane Diana Del Bufalo non ha combinato più nulla di buono? Perché ora a condurre Colorado hanno chiamato Luca e Paolo? Perché i comici di Colorado, salvo rare eccezioni, non fanno ridere? Perché il pubblico in sala è così di bocca buona? Mai e poi mai saremo in grado di rispondere e forse le domande sono troppo sfacciate. Qui si va solo per tentativi, per approssimazioni (Italia 1, mercoledì, 21.17). Potremmo cavarcela col sostenere che la comicità di Colorado è molto tradizionale, per non dire vecchia (il personaggio, il tormentone facile, la parodia…), fatica a intercettare quanto si sta muovendo sulla Rete: c’è quello che fa il gay, c’è Deborah Villa che fa la ragazzina, c’è Pucci che racconta le vacanze a Ibiza, c’è Valeria Graci che prende in giro Federica Panicucci, c’è Leonardo Manera travestito da qualcosa… Colorado nasce da un’idea di Diego Abatantuono, Piero Crispino e Maurizio Totti. L’idea era quella di farne una «cantera» per creare un giacimento di artisti pronti per occasioni diverse (teatro, cinema, tv, convention, villaggio vacanze…).

Per dire, la Colorado film produce in collaborazione con Medusa il film Belli di papà di Guido Chiesa. Ed ecco che la trasmissione diventa un formidabile strumento per promuovere il film che ha fra suoi protagonisti Francesco Facchinetti! La presenza di Pippo Lamberti, di Alessandro Bianchi, di Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu ha evocato (si spera, almeno, fra gli spettatori più avvertiti) la straordinaria bravura dei Cavalli marci di Claudio «Rufus» Nocera. Ma erano altri tempi, si sbagliava da professionisti. A proposito di Luca e Paolo, per anni ho fatto fatica a capire chi fosse chi. Confondevo i nomi. Adesso non più. Paolo è quello bravo. Luca è quello che litiga con Gasparri.

 

Rassegna stampa: Il Giornale, pagina 8, di Anna Maria Greco.

E al “QN” scoppia il caso delle dimissioni di Vespa

Polemiche nel giornale che ha lanciato la notizia del Papa “malato”. Il direttore editoriale: “Estraneo allo scoop”. Il cdr: “Lasci”. Ma l’editore conferma la fiducia.

Lo «scoop» del Quotidiano nazionale sul tumore del Papa, ampiamente smentito dal Vaticano, crea un nuovo caso. Anche se si apre e si chiude in poche ore. Bruno Vespa spiega in televisione di non avere alcuna responsabilità nella costruzione dell’inchiesta, i Cdr del gruppo ne chiedono le dimissioni, il giornalista nega che si sia trattato di una «presa di distanza», ma mette a disposizione il suo incarico. E alla fine, l’editore Andrea Riffeser Monti respinge le dimissioni, confermandogli la sua «piena fiducia» e l’«apprezzamento immutato per la sua professionalità». Succede che mercoledì sera, in apertura della trasmissione Rai Porta a Porta dedicata alla presunta malattia di Bergoglio, Vespa precisa pubblicamente che lui non c’entra niente con l’inchiesta, nelle vesti di direttore editoriale proprio del gruppo che riunisce le testate giornalistiche della Poligrafici Editoriale, che hanno diffuso la notizia.

La risposta durissima arriva il giorno dopo dal Coordinamento dei comitati di redazione di Qn, Nazione, Resto del Carlino, Giorno e Quotidiano.net, che a questo punto considera le sue dimissioni «indispensabili» e chiede un intervento immediato dell’azienda, trattandolo da Ponzio Pilato. Perché, sottolinea il comunicato dei rappresentanti dei giornalisti, «Vespa durante la trasmissione Rai ha tenuto a specificare che è solo il direttore editoriale e non ha nulla a che vedere con le notizie pubblicate, la cui responsabilità è in capo esclusivamente al direttore Andrea Cangini». L’accusa è pesante e anche le conseguenze potrebbero esserlo. L’interessato, però, non ci sta. Dà un’altra spiegazione del suo intervento e sottolinea che «distinguere i rispettivi ruoli non significa prendere le distanze». Ma aggiunge: «Poiché il mio incarico è frutto della fiducia che mi ha manifestato l’editore, ho ritenuto di mettere a sua disposizione il mio incarico».

Vespa chiarisce che l’altra sera in televisione ha ritenuto «doveroso», dopo aver anticipato la sua decisione all’editore e al direttore Cangini, sottolineare in apertura di Porta a Porta che la sua figura «è del tutto estranea a quella dei direttori di testata che hanno il diritto dovere di agire in assoluta autonomia, come è avvenuto nell’inchiesta pubblicata». Per il giornalista «sarebbe stato molto grave» comportarsi in modo contrario, perché così avrebbe «inquinato» la sua «figura terza di conduttore di una trasmissione del servizio pubblico, con una presa di posizione influenzata» dal suo ruolo di direttore editoriale della Poligrafici. D’altronde, Cangini ha avuto «tutto il tempo e lo spazio» per spiegare la sua posizione. Per i Cdr, però, il suo è stato un lavarsene le mani. E ci si chiede, visti i problemi economici del gruppo, «perché si debba continuare a spendere denaro per mantenere una figura che non porta nessun contributo positivo ai nostri giornali e che, anzi, alla prima occasione ne prende decisamente le distanze». In serata è Riffeser a chiudere d’ autorità la querelle, con una lettera a Vespa. Dice di aver visto la registrazione della trasmissione, condotta «come sempre con equilibrio e nel rispetto del suo ruolo di direttore editoriale e di quello di Cangini direttore responsabile».

 

(Nella foto Bruno Vespa)