Pubblicato il 20/10/2015, 13:36 | Scritto da La Redazione

Reti Mediaset, niente effetto Sky – James Murdoch: “Italia secondo mercato per Sky”

Reti Mediaset, niente effetto Sky – James Murdoch: “Italia secondo mercato per Sky”
L’Auditel di settembre. Dopo l'addio del Biscione anche la piattaforma satellitare guadagna ascolti. Cresce Canale 5, tiene Rete 4. Italia Uno in frenata. E poi avvio a Firenze della nuova edizione “Il quotidiano in classe”. Ceccherini: “Il giornalismo di qualità costa, e costa perché vale”.

Rassegna stampa: Italia Oggi, pagina 23, di Claudio Plazzotta.

Reti Mediaset, niente effetto Sky

L’Auditel di settembre. Dopo l’addio del Biscione anche la piattaforma satellitare guadagna ascolti. Cresce Canale 5, tiene Rete 4. Italia Uno in frenata.

La media mensile dei dati Auditel, coi tempi che corrono, è diventata come una bona bottiglia di Amarone, da assaporare lentamente e con molta cura. E settembre, poi, offriva anche un grande spunto di cronaca: dal giorno 8, infatti, Canale 5, Italia Uno e Rete 4 si sono sganciati dalla piattaforma di Sky, oscurando il segnale. Cosa è successo? I numeri dicono che Canale 5, rispetto al settembre 2014, ha guadagnato ascolti sia sulle 24 ore (+0,4 punti di share), sia in prima (+1,4 punti) e seconda serata (+2 punti); Italia Uno, invece, ha sofferto il confronto (un punto in meno in prima serata, 1,6 punti in meno in seconda serata), e pure Rete 4 ha perso qualcosa (0,5 punti sulle 24 ore). Molto, peraltro, dipende dai palinsesti dei rispettivi canali, confrontati con quelli del settembre 2014. Italia Uno, per esempio, nel 2015 è partita più tardi coi suoi cavalli di battaglia, ovvero Le Iene e Colorado. Comunque sia, così, di primo acchito, verrebbe da dire che lo sganciamento dei canali Mediaset da Sky non ha prodotto, per ora, grossi effetti sugli ascolti del Biscione, se non, almeno parzialmente, su Italia Uno.

Interessante anche verificare cosa è successo ai canali che hanno preso il posto di quelli Mediaset nella numerazione di Sky: al 104 è sbarcato Rai 4, e i suoi ascolti nel settembre 2015 (0,89% di share sulle 24 ore) sono esattamente uguali a quelli del settembre 2014; al 105 c’è Sky Uno, che duplica la sua presenza (è anche al 108) e cresce a un complessivo 0,3% sulle 24 ore e allo 0,54% (quasi raddoppiando il dato) in prima serata; al 106 c’è Fox, che duplica anch’esso la sua presenza (è pure al 112), ma conferma il dato del settembre 2014: 0,22% di share sulle 24 ore. Si può comunque sottolineare che il totale dei canali editi da Sky (nei quali non è ancora compreso Mtv8) abbia guadagnato ascolti in settembre 2015 sia nelle 24 ore (+0,6 punti per un totale di 5,72% di share), sia in prima serata (+0,5 punti a 6,42%) e senza un particolare apporto dal free di Cielo, che conferma gli ascolti del settembre 2014 (1,39% nelle 24 ore).

Insomma, l’addio di Mediaset è stato assorbito bene. I canali Rai rimangono comunque leader della prima serata Auditel con oltre 9 milioni di telespettatori, seguiti da quelli Mediaset con 8,1 mln. Il network di La7 sale al 3,85% in prime time, ed Mtv8 migliora parecchio, sulla spinta di eventi tipo il MotoGp, salendo allo 0,87% sulle 24 ore e allo 0,95% in prima serata. Ancora molto da lavorare, infine, su Deejay tv (0,79% in prime time) di Discovery, e su Gazzetta tv, che col suo misero 0,18% sulle 24 ore fa già parlare di scommessa persa.

 

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, pagina 24, di Andrea Biondi.

Murdoch: Italia nostro secondo mercato

Avvio a Firenze della nuova edizione “Il quotidiano in classe”. Ceccherini: “Il giornalismo di qualità costa, e costa perché vale”.

Se si voleva trovare un personaggio anticonformista per parlare agli studenti del mondo dei giornali, del cambiamento che porta il digitale, di come i giornali hanno doveri, ma anche di come i lettori, piuttosto che i telespettatori, hanno doveri dinanzi all’informazione che arriva loro, difficilmente la platea di studenti richiamati ieri a Firenze al Teatro Odeon da Andrea Ceccherini, presidente dell’Osservatorio Giovani Editori, avrebbe potuto trovare un profilo più adeguato di James Murdoch. «La rivoluzione digitale è già in atto e ci sono molte realtà, parlo di stampa, ma anche di tv, che non sopravvivranno perché non abbracceranno la transizione digitale». E ancora: «Tutta questa attenzione alla politica interna da parte di giornali e giornalisti costa. Ma non incontra l’interesse dei giovani». Altra bacchettata: «Che ci si chiami Corriere della sera o qualsiasi altro giornale, la fiducia del lettore va conquistata sempre, giorno per giorno».

Il numero uno di 21st Century Fox, 43 anni, figlio del magnate Rupert Murdoch, ha giocato appieno e con molta disinvoltura il ruolo del mattatore a Firenze. L’occasione è stata l’inaugurazione della sedicesima edizione del progetto Il Quotidiano in classe, uno dei due cavalli di battaglia dell’Osservatorio Giovani-Editori insieme con l’altro progetto, Young Factor, partito per la seconda edizione qualche settimana fa con l’intervento del governatore della Bundesbank, Jens Weidmann. In platea una rappresentanza di studenti delle scuole secondarie superiori, parte degli oltre due milioni di giovani che in tutta Italia partecipano quest’anno all’iniziativa. «Il lavoro che fa Andrea e l’Osservatorio con questo progetto è di un’importanza cruciale per tutti e in particolare per i giovani. Vorrei vedere molti più progetti come questo nel mondo».

Un riconoscimento, questo di James Murdoch, preceduto dalle reciproco riconoscimento di Andrea Ceccherini che, parlando del numero uno di 21st Century Fox, ha spiegato: «Con James ci unisce la voglia di cambiare il mondo e quello spirito anticonformista, dell’outsider che vuole sempre sfidare l’establishment, in cerca di soluzioni migliori». Il protagonista vero però, dell’incontro di ieri come del progetto e di tutti gli altri incontri o iniziative che partono dall’Osservatorio Giovani-Editori, è il giornalismo. «Dev’essere chiaro che il futuro del giornalismo ha spiegato Ceccherini è nel giornalismo di qualità, che costa, che getta luci nella penombra, non compiace ma dispiace. Costa perché ha bisogno di un giornalista che finisca la suola delle scarpe alla ricerca di notizie, necessita di una redazione che verifichi e di una direzione che controlli. Questo giornalismo costa perché vale».

L’incontro con gli studenti, moderato dal direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, e dalla giornalista del Tg2, Maria Concetta Mattei, è stato vivace. Con un James Murdoch che non si è sottratto alle domande, anche alle più spinose. «La prossima volta ci adopereremo per portare la Champions League a Sky Italia», ha risposto l’ad 21st Century Fox e presidente di Sky Italia alla prima domanda di uno studente che, senza peli sulla lingua, lamentava l’assenza delle partite della coppa europea nel pacchetto di offerte della tv satellitare. «Il mio direttore generale (ma si rivolgeva all’ad Andrea Zappia presente in prima fila, ndr.) si lamenta che non gli abbiamo dato abbastanza soldi», ha aggiunto Murdoch scherzando, ma tornando serio nel parlare delle necessarie «scelte da fare: il mercato è dinamico con prezzi diversi. Avremmo voluto mantenerla (la Champions, ndr.), ma il nostro concorrente ha un chiodo fisso e si arriva a un punto in cui si aumentano troppo i prezzi».

C’è tempo anche per parlare dell’Italia che «è stata un mercato difficile, ma per noi ora è il secondo mercato in Europa, e vedremo una grande crescita». Certo, James Murdoch non nega, riferendosi al contesto generale italiano, che «soprattutto gli ultimi anni sono stati duri. C’è stato un ambiente politico duro e quando la politica va a braccetto con i media, neanche a parlarne». Però quando Sky è arrivata in Italia il Paese dal punto di vista del mercato televisivo era «in una situazione uguale a vent’anni prima, e noi abbiamo visto l’opportunità di creare una tv digitale per il XXI secolo. I consumatori italiani meritano buona scelta e alta qualità». Impossibile a questo punto non parlare di Netflix, che dal 22 ottobre diventerà realtà anche in Italia. «Netflix – ha detto Murdoch – è una fantastica società ma dovrà concorrere come tutti, dovranno essere competitivi e avere successo per un certo periodo: bisogna vedere se il loro livello di investimento in prodotti originali sarà duraturo». Chiosa pungente: «Dovrà concorrere come noi, portando show di qualità alla portata di un pubblico il più vasto possibile». La sfida è appena iniziata.

 

(Nella foto James Murdoch)