Pubblicato il 19/10/2015, 14:02 | Scritto da La Redazione
Argomenti: , ,

Rai, di tutto di più. Anche negli incarichi – Dall’orologio allo smartphone, ecco tutte le alternative all’Auditel

Rassegna stampa: Il Tempo, pagina 9, di Luigi Bisignani.

Rai, di tutto di più. Anche negli incarichi

Il renziano Guelfi protesta e ottiene il wifi in ufficio. Gli altri consiglieri piangono e il dg aspetta la Befana. Grandi manovre: la testata “Expo” diventa “Giubileo”.

Della prima vera svolta tecnologica nella Rai del «new deal» renziano non poteva che beneficiarne il più renziano di tutti, Guelfo Guelfi, già spin doctor del Presidente del Consiglio e per questo premiato con il cda di viale Mazzini. Un passato vicino a Lotta Continua, all’insegna del vecchio grido di battaglia «lotta dura senza paura», ha conquistato una scrivania nella prestigiosa sede di Firenze che, scherzo del destino, si trova in largo Alcide De Gasperi. Ma subito una sorpresa: mancava il wifi. Rapido giro di sms, anche con il premier, e finalmente pure la sede Rai della città del giglio può contare su una connessione stabile e performante. Se il compagno Guelfi sorride per questa vittoria, gli altri consiglieri Rai piangono. Si rendono conto della loro inutilità, ma a differenza di quelli passati sono unitissimi tra loro, con Carlo Freccero che durante i consigli fa un po’ il birichino, ma meno di quanto ci si potesse aspettare, tanto che durante una seduta ha detto: «Ma pensavate davvero che ero venuto qua per bocciare tutto?».

Può sembrare paradossale, ma più dei consiglieri attuali oggi in Rai contano due ex, Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten. Il primo, che aspira alla rete Allnews, viene accreditato come l’uomo di Sergio Mattarella e conta su una filiera catto-comunista di fedelissimi che va dal capo dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani, al capo del personale, Valerio Fiorespino, a Tinny Andreatta, capa della fiction, fino ad Andrea Vianello; il secondo, invece, veltroniano doc, ha un filo diretto con Silvia Calandrelli, una dirigente che poco alla volta ha moltiplicato gli incarichi e che oggi è responsabile di Rai Cultura. Sulla moltiplicazione degli incarichi l’ex dg Luigi Gubitosi, per i suoi, ha fatto meglio di Gesù con i pani e i pesci. Tra i recordman della specialità Camillo Rossotto, drago dei numeri, ma soprattutto dei draghi, che disegna ovunque durante le riunioni grazie alla più sofisticata collezione di pennarelli che si sia mai vista in Rai e in bella mostra nella sua stanza.

Difficile invece accedere nel santuario dell’attuale dg Antonio Campo Dall’Orto. Come custode vigila Giuseppina Carrubba, che prende nota pazientemente di tutti i questuanti e cerca di spiegare che il direttore è sempre in movimento e che a Roma è solo di passaggio. C’è da capirlo, lui sa bene che meno si fa vedere e meglio è, deve infatti aspettare la Befana, che con ogni probabilità gli porterà in dono i pieni poteri, e allora potrà finalmente fare Rambo, che rimane sempre il film più amato del suo padrino politico. In Parlamento però stanno per partire emendamenti per rallentare l’iter di una legge che darà a un solo uomo, scelto dal Premier, poteri eccezionali e al cda nessun potere reale ma solo tante responsabilità. Ma fino a gennaio che si fa? Come fingerà il bell’Antonio di portare avanti la rivoluzione tecnologica che ha annunciato in un convegno del Ncd di Alfano e Casini, che sembrava il suo partito preferito, ora che arriverà anche il casiniano Roberto Rao? E chissà se questo nuovo amore il segretario del Pd lo sa. Fino ad allora sarà dura, anche perché Campo Dall’Orto qualche decisione dovrà pur prenderla. Per esempio il 9 novembre scade l’interim di Mirella Marzoli a Rainews. Confermarla o sostituirla?

Che fare poi di Rai Expo? Pur essendoci Rai Vaticano, ora Rai Expo si trasferisce in blocco a Roma per creare un nuovo mostro, Rai Giubileo, con tanto di lavori già in corso in una palazzina di Borgo Sant’Angelo. E chi seguirà ora i viaggi del Papa che sono sempre un happening? Rai Vaticano o Rai Giubileo. E, per esempio, il direttore di Civiltà Cattolica, Antonio Spadaro, continuerà a essere ancora ospite di quale testata Rai, persino nei voli papali che costano tre volte quelli di linea, continuando a togliere la possibilità di viaggiare, causa «riduzione spese», a qualche tecnico? E Dario Viganò, competente direttore del centro televisivo Vaticano, con chi si confronterà per facilitare le dirette della società «Officina della Comunicazione» (con sede a Bergamo) che sembrerebbe a lui vicina? Lo farà con Sky o con Rai Vaticano, oppure con Rai Giubileo? O lo farà con tutte? Le vie del Signore sono infinite. Cosi come quelle della Rai.

 

Rassegna stampa: CorrierEconomia, pagina 16, di Massimo Sideri.

Dall’orologio allo smartphone, ecco tutte le alternative all’Auditel

Un’industria con un fatturato di 4 miliardi di euro è stata messa in crisi per due settimane dalle falle nel sistema di rilevamento. Le tecnologie digitali hanno reso obsoleto (e vulnerabile) il sistema che viene utilizzato. I piani dei tre colossi Nielsen, Gfk e Ipsos.

Rilevo, dunque sono. È questo il dilemma della televisione per come è stata impostata: un’industria che solo in termini pubblicitari vale ancora circa 4 miliardi l’anno, dipende integralmente da un numero, lo share, che è stato oscurato per due settimane in seguito all’inquinamento del panel.

Storia L’Auditel finita nell’occhio del ciclone è nata nel 1984: da allora non ha mai cambiato né i vertici (Walter Pancini è lì da 31 anni), né la metodologia anche se, ovvio, nel frattempo hanno aggiornato la tecnologia. Ma nell’era digitale basarsi sulle medie ponderate, per quanto complesse, rischia di essere fuori tempo massimo. D’altra parte ed è questa la domanda chiave quali sono le alternative? Esiste un indicatore più puntuale? Al netto (per ciò che significa oggi) della difesa della privacy, la fuga dei contenuti audiovisivi dal suo mezzo di trasmissione principale, la tv da salotto, sta creando sempre maggiori opportunità di tracciabilità dello spettatore-sapiens. Non è più vero che il «medium fa il messaggio», intuizione di Marshall McLuhan se, come è già accaduto negli Usa, il numero di minuti passati davanti a tablet e smartphone ha superato quelli che l’americano medio passa davanti all’ex piccolo schermo. La tv e la pubblicità sono ormai parcellizzate in una nuvola ubiqua che tenta di inseguirci. E le nuove tecnologie stanno tentando di raccogliere la dispersione di questi atomi. Naturale che il totem Auditel, in un contesto come questo, debba incassare delle critiche di obsolescenza. In realtà anche se è sicuramente il più importante lo share rilevato dall’Auditel, che lo ha affidato alla Nielsen, non è l’unico. Esistono altri pacchetti di dati che vengono rilevati e venduti alle società che hanno interesse ad incrociare più fonti.

Altri indicatori Il diretto competitor di Nielsen è Gfk che a sua volta utilizza come società fornitrice per alcuni dei servizi di rilevazione la Akerue ( Eureka al contrario) fondata da Andrea Lombardo. Akerue ha il brevetto di uno strumento di rilevazione in mobilità di programmi tv e radio, ora usato in esclusiva da Gfk Eurisko, e la stessa società ha progettato e gestisce lo smart panel di Sky (che sta testando una rilevazione live con un ritardo di appena 5 secondi, un sistema che permette di intervenire in diretta sulle trasmissioni se si nota che l’audience sta calando). Va notato che le rilevazioni di base di Gsk sono simili a quelle della Nielsen e le due società sono presenti in tanti Paesi del mondo (Gsk ha appena vinto la gara per l’Auditel brasiliano). Insomma, non è un ritardo della tv italiana ma è l’intera industria che fatica ad entrare negli anni Duemila. Anzi, in alcuni Paesi le rilevazioni vengono ancora fatte con il famoso diario: si prendono o si dovrebbero prendere degli appunti da leggere poi in serata al telefono. In generale tutte le società stanno però sperimentando parallelamente nuove strade. «Tutti i sistemi più moderni – spiega Andrea Lombardo – si basano sulla mobilità, perché la visione dei programmi avviene in diversi momenti e luoghi della giornata: entriamo in un locale, in un bar, entriamo o usciamo dalla stanza dove si trova l’apparecchio televisivo. Inoltre esistono almeno questi problemi nelle rilevazioni tradizionali: il telecomando con i tasti per segnalare le presenze (presente solo nel panel principale Auditel e non nel superpanel già in via di costituzione, Ndr) viene usato poco perché richiede un impegno costante.

Altro tema è quello del meter: una volta in 5 minuti il tecnico entrava e usciva dalla casa. Oggi tra sistemi audio, e decoder l’installazione può richiedere molto più tempo. Sono tutti temi che rallentano la rotazione del campione che secondo le regole Auditel dovrebbe avvenire dopo un certo numero di mesi». Non a caso nel settore gira la leggenda degli highlander dell’Auditel. cioè delle famiglie che non cambierebbero mai da anni. «La nuova frontiera sono gli ascolti personali come quelli che vengono rilevati riprende Lombardo con le nostre tecnologie che seguono l’utente. In Svizzera, la patria degli orologi, funziona un orologio che riesce a intercettare i suoni. In Italia usiamo un hardware più piccolo di un pacchetto di sigarette che le donne possono tenere in borsetta e gli uomini addosso. Il sistema alla base della rilevazione è il soundmatching: abbiamo delle stanze di registrazione che seguono oltre 300 canali 24 ore su 24. L’orologio o l’hardware inviano le impronte sonore catturate nell’ambiente e il server riconosce il programma. Ma il vero problema è che danno degli ascolti più bassi essendo più puntuali». C’è una terza modalità di rilevazione che sta emergendo ed è quella che si basa sullo smartphone dell’utente. È la strada scelta da Ipsos («tutti hanno uno smartphone, tutti hanno un meter»). Ma consuma molta batteria e ha forti limitazioni sull’iPhone. fastidi che creano la selezione inversa del campione.

 

(Nella foto Antonio Campo Dall’Orto)