Pubblicato il 15/10/2015, 17:01 | Scritto da Tiziana Leone
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Blackout Auditel con tutto quel che ne consegue, ma la vera preoccupazione è cosa scriveranno i media

Blackout Auditel con tutto quel che ne consegue, ma la vera preoccupazione è cosa scriveranno i media
Ieri, appena saputo dello stop di quindici giorni della diffusione dei dati tv, il direttore di Rai 1 Giancarlo Leone ha twittato: "E ora i media cosa scriveranno?". Come se il problema fosse della stampa e non del sistema televisivo.

Quindi, da oggi che facciamo, di che scriviamo? Il direttore di Rai 1, Giancarlo Leone, appena saputo dei quindici giorni senza dati Auditel ha subito twittato: «E ora che scriveranno i media?». Boh. In effetti con tutto questo casino, con la Nielsen che invia mail sbagliate come se non fosse una società di raccolta dati mondiale, con Mediaset che già preannuncia soluzioni alternative se i quindici giorni di sospensione non bastassero a risolvere il problema, con l’Agcom che vorrebbe capire com’è successo tutto questo panico intergalattico, con mezzo Parlamento che grida allo scandalo e l’altro mezzo che aspetta di vedere cosa fanno gli altri, con Massimo Giletti che fa la rumba perché così finalmente non deve controllare i dati di ascolto, tanto lui vince sempre e comunque, con Carlo Conti che già si immagina un Festival di Sanremo senza l’incubo degli ascolti, con le famiglie del panel che non hanno ancora capito se quando si siedono davanti alla televisione devono schiacciare il tasto del telecomando che avvisa Auditel che loro stanno lì oppure no, con i dati di ascolto che per quindici giorni diventeranno una sorta di sacro Graal disponibile solo per le emittenti televisive, come se non fosse abbastanza semplice profanarlo, con il Consiglio di amministrazione dell’Auditel pronto a incontrarsi a fine ottobre per sancire la fine delle rilevazioni perché tanto in questi quindici giorni non hanno risolto niente, con il capo mondiale di Nielsen costretto a precipitarsi a Milano per il Consiglio di amministrazione di fuoco che ha sancito lo stop alle rilevazioni, con i pubblicitari che investono tutto quel che hanno in televisione costringendo Pierfrancesco Favino a mangiare spaghetti ammiccando più della Fenech in Giovannona Coscialunga, Antonio Banderas a parlare con le galline, Bruce Willis o è suo nonno? vabbè comunque uno della famiglia Willis a farsi quasi sbranare da una tigre, Kevin Costner a sputtanarsi per una scatoletta di tonno, Julia Roberts a infilarsi un paio di calze che a casa userà per infilarci le teste d’aglio, insomma dicevamo con i pubblicitari che senza l’Auditel sono come Has Fidanken senza Ezio Greggio quando aveva ancora la residenza in Italia, con i cantanti di Tale e Quale show pagati per fare i Muppets, con l’intera categoria di quelli che fanno i talk show in crisi nera perché nessuno li guarda più, almeno a sentire l’Auditel, con l’evidenza di un sistema fallato, vecchio, superato, pronto ad affondare sotto i colpi del primo stagista che non ha capito come nascondere i destinatari di una mail, con l’evidente necessità di cambiare un sistema di rilevamento, con l’altrettanto evidente necessità di coinvolgere tutte le fasce di popolazione, priorità che al momento non sembra essere affatto rispettata, insomma con tutto questo, bisogna in effetti solo preoccuparsi di cosa scriveranno ora i media.

 

Tiziana Leone