Pubblicato il 15/10/2015, 16:03 | Scritto da Tiziana Leone

Al MIA gli operatori dell’audiovisivo italiani e stranieri potranno fare la spesa di qualità

Al MIA gli operatori dell’audiovisivo italiani e stranieri potranno fare la spesa di qualità
Dopo le esperienze fallimentari di precedenti mercati, il MIA, un brand dell’Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche (ANICA) e dell’Associazione Produttori Televisivi (APT), raduna a Roma oltre mille operatori in cerca di nuove opportunità di investimento e di partnership.

Non è stato affatto realizzare il MIA il Mercato Internazionale dell’Audiovisivo a Roma dal 16 al 20 ottobre. Lo dice chiaramente il direttore Lucia Milazzotto (guarda il video): «È stata dura, le perplessità maggiori derivavano dal fatto che ci sono tanti festival e mercati internazionali». E come è riuscita a convincere gli operatori del settore a partecipare? «Li abbiamo convinti mettendo in piedi un programma adatto alle loro esigenze, è stato cucito sull’industria stessa dell’audiviosivo. Non aveva alcun senso fare una sorta di mini-Mip, abbiamo preferito approfondire alcuni aspetti spesso lasciati da parte negli altri mercati». A giudicare dal numero di accreditati, il MIA, al suo primo anno di vita, si propone già come un’importante vetrina per gli investitori internazionali, ma anche come un’occasione importante di scambio per l’industria italiana. «La formula di MIA è un po’ diversa da quella degli altri mercati – continua la Milazzotto – Oltre al tradizionale business della compravendita dei diritti si propone come un luogo per favorire  l’incontro e la crescita di relazioni tra produttori, broadscaster, distributori, showrunner, registi, autori italiani e internazionali».

Oltre a convegni e conferenze, sono infatti previsti tavoli più ristretti  e operativi per riflettere su tendenze e  scenari di business, importanti occasioni per eventuali future partnership. A oggi gli accreditati sono 1250, di cui oltre 600 stranieri tra i 300 buyers, 450 produttori e 100 International Sales Agents provenienti da 53 paesi. Tra loro, Peter Gerard (direttore di audience development e content operations di Vimeo), Sabine Chemaly (vicepresidente della distribuzione internazionale di TF1 International), Sarah Doole  (direttore globale della divisione drama di FremantleMedia), Ross Biggam  (direttore generale dell’ACT, l’Associazione delle Televisioni Commerciali europee), Leland Ling (fondatore di LIC China, società leader della produzione e distribuzione di documentari in Cina), Michael J. Werner (chairman di Fortissimo Films), Margrit Staerk (direttore delle acquisizioni cinema di ZDF), Anne Lai (direttore delle Creative Producing Initiatives del Sundance Institute), Matthew Baker (direttore delle acquisizioni di HanWay Films), Antoine de Clermont-Tonnerre (presidente di Mact Productions).

Tra gli eventi istituzionali previsti un dibattito sul ruolo del servizio pubblico come impresa culturale che si terrà venerdì all’apertura del MIA alla presenza del ministro della Cultura e del Turismo Dario Franceschini. Basterà tutto questo per assicurare al MIA il successo sperato? «I mercati precedenti hanno fallito perché sono stati abbandonati dagli stessi player dell’industria dell’audiovisivo – sottolinea la Milazzotto -. Stavolta è stata l’industria stessa a mettersi in gioco».

 

Tiziana Leone

 

(Nell’immagine la locandina del MIA)