Pubblicato il 06/10/2015, 11:30 | Scritto da La Redazione
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Canone Rai in bolletta, no delle società elettriche. Meglio tenere un solo canale vendere il resto e abolire la tassa

Canone Rai in bolletta, no delle società elettriche. Meglio tenere un solo canale vendere il resto e abolire la tassa
Antievasione: il rilancio di Renzi a un anno dal primo tentativo. Giacalone su “Libero” analizza come la proposta sia impraticabile e iniqua.

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, pagina 9, di Marco Mele.

Canone Rai in bolletta, no delle società elettriche

Antievasione: il rilancio di Renzi a un anno dal primo tentativo.

Il rilancio, da parte di Matteo Renzi, del pagamento del canone Rai attraverso la bolletta elettrica, ha suscitato attenzione e perplessità. La Rai, con il vertice uscente, aveva presentato una proposta alternativa: far pagare un canone a famiglia, identificandole con quelle anagrafiche. Proposta bocciata dal Governo: il contributo assomigliava troppo a una nuova tassa. La Rai incassa circa 1,7 miliardi di euro dal canone, pari a 113,50 euro, uno dei più bassi in Europa. L’evasione ha sottratto, dal 2010 al 2015, una somma pari a quanto la Rai incassa in un anno. Le famiglie che evadono sono stimate nel 27% in totale, più i morosi (l’8% del totale) e chi disdetta l’abbonamento. Le famiglie che pagano il canone Rai sono circa 17 milioni, mentre le utenze elettriche residenziali sono circa 22 milioni sulle 28 totali.

L’obiettivo del Governo è far pagare un canone ridotto ai proprietari di prime case e alle famiglie in affitto: 22 milioni per cento euro farebbero 2,2 miliardi di euro. L’evasione del canone, non a caso, è stimata in 500 milioni. Ipotizzando che si verifichi un extragettito sui 400-500 milioni, sarà interamente destinato alla Rai, magari riducendo la pubblicità? Oppure lo Stato ne tratterrà una parte? Su 113,50 euro, circa 8,5 vanno allo Stato, tra tassa di concessione e Iva (più una piccola quota per Santa Cecilia). Nel 2014, poi, il Governo ha ridotto di 144 milioni quanto riversato al servizio pubblico dal Tesoro e fissato un prelievo pari al 5% dell’introito dal 2015 in poi: l’extra gettito, insomma, riguarda anche il bilancio dello Stato.

La Rai teme che il passaggio da un sistema di raccolta (bollettino) a un altro condizioni in negativo il gettito. Il progetto del canone in bolletta è stato ideato e sostenuto dal sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli alla fine dello scorso anno. Venne accantonato anche per la contrarietà delle aziende di energia elettrica. Chicco Testa, presidente di Assoelettrica, ha ribadito ieri che si tratta di «un’operazione impossibile: non tutti i possessori di un televisore sono possessori di un contratto elettrico e viceversa». C’è il problema delle seconde case, che pagano l’elettricità, ma non il canone. E quello delle aziende e degli esercizi che dovrebbero pagare il canone speciale.

 

Rassegna stampa: Libero, pagina 9, di Davide Giacalone.

Meglio tenere un solo canale vendere il resto e abolire la tassa

Al canone (Rai) mancherebbe una «n», per poter sparare cannonate, ma c’è chi riesce ugualmente a usarlo per tuonare. Le annunciazioni furono quattro: 1. giugno 2014: il canone sarà dimezzato (Renzi), si troverà, già dal 2015, nella bolletta elettrica (Graziano Delrio, allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio), potrà essere pagato a consumo (de che? Antonello Giacomelli, sottosegretario al ministero dello sviluppo); 2. ottobre 2014: andrà da 35 a 80 euro, a seconda del reddito familiare (Giacomelli); 3. dicembre 2014: non lo aumenteremo (la sola annunciazione onorata, ma l’erario ha trattenuto per sé una parte dei quattrini riscossi); 4. ottobre 2015: sarà nella bolletta elettrica e calerà di 13 euro. Si è passati dalla diminuzione del 50% a una del 70%, per assestarsi su un’ipotesi inferiore al 12%. Falsa. Ciò per tacere il fatto che stanno cercando le «soluzioni tecniche», che un anno fa sfuggirono e che per un anno si dimenticarono di cercare. A parte lo sfregio fiscale, talché si vuole infilare in una tariffa la contabilizzazione di una tassa, estranea all’oggetto della bolletta (cosa sottolineata dall’Istituto Bruno Leoni), il solo modo per rendere praticabile l’oscenità consiste nel separare la tassa dal possesso del televisore, considerandola un contributo obbligatorio al finanziamento di una società per azioni, che agisce in un mercato aperto alla concorrenza, le cui azioni sono possedute dallo Stato. Bella roba.

Si raddoppia Ma non si può fare diversamente, se si vuol dare seguito all’ultima annunciazione renziana. Non solo ci sono cittadini che pagano un canone e più bollette elettriche (come me, visto che non illumino l’ufficio con le candele), ma ce ne sono che pagano un canone, essendo una sola famiglia, ma hanno bollette elettriche intestate a persone diverse (ad esempio per le seconde case). Oggi la legge esclude che debbano pagare due (tre, quattro…) volte il canone, ma domani come si fa a distinguere? E che si fa, con i presunti evasori, si stacca loro la luce? O nessuno può essere evasore perché manco s’accorge di pagare, sicché paga oltre il dovuto per legge? L’unica è rescindere la relazione fra tassa e televisore. Solo che ne deriva un simpatico paradosso: fin qui paghi 113,50 euro, domani ti fanno lo sconto di 13, ma ne paghi 200. Dal dimezzamento al raddoppio. M’incuriosisce sapere in quale accademia per truppe da sbarco taluni hanno approfondito i propri studi fiscali. Mi colpisce il fatto che neanche si prenda in considerazione la sola ipotesi virtuosa: diminuire le spese.

La bomba Dicono: sarebbe recessivo. Allora raddoppiamo i forestali dove non ci sono foreste e continuiamo a pagare in appalti esterni quel che la Rai già paga in costi interni, e vedrete che il sol dello sviluppo e della ricchezza sorgerà sulle paludose lande. Ora preparatevi alla cannonata di contorno: il canone Rai è il più basso d’Europa. Un bombone: da nessuna altra parte la televisione pubblica trasmette (e fattura) altrettanta pubblicità. Il canone (1 miliardo 600 milioni) serve a coprire i costi fissi di una tv commerciale (i cui ricavi arrivano a 2 miliardi 535 milioni). E datosi che, come diceva il noto economista, è la somma che fa il totale, ne deriva che è il più alto d’Europa. Fu concepito quando la Rai aveva un canale. Ora sono un numero che neanche più conosco, seguendo una logica che con il servizio pubblico c’entra un bel nulla. Se passa la follia di parametrarlo al reddito (personale, perché le famiglie non presentano dichiarazioni) avremo una patrimoniale per finanziare la socialità televisiva, in modo che gli italiani abbiano una visione positiva di quel che accade (tentazione, sciocca assai, che induce tutti i governanti a cercarsi degli adulatori, dimentichi di quando consideravano patetica tale attitudine). E pensare che si potrebbe tenere un canale per il servizio pubblico (qualsiasi cosa significhi, anche nulla) e vendere il resto, prima che perda ulteriormente mercato e valore. E il canone si potrebbe abolirlo.

 

(Nella foto Matteo Renzi)

 

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