Pubblicato il 05/10/2015, 15:30 | Scritto da Hannibal

“Ti lascio una canzone” è talmente piccolo e modesto che ormai sembra lo Zecchino d’Oro

Forse pensando che fosse un programma di bambini, quest’anno a Ti lascio una canzone è tutto piccolo e modesto. È piccolo e triste lo studio che a malapena contiene la fisicità di Antonella Clerici. Una scenografia da sabato pomeriggio, piuttosto che da sabato sera. Forse era stata pensata per lo Zecchino d’oro e invece lo spettatore nostalgico di Rai 1 si ritrova davanti agli occhi una triste pista circolare, che fa rimpiangere le vecchie balere. Ci credo che poi quando l’anziana casalinga della prima rete vede Techetechetè vorrebbe rivedere solo i vecchi varietà della Rai. Ma è piccolo anche l’entusiasmo della giuria, più preoccupata a non offendere la suscettibilità del bambino di turno, che a dire cose un minimo originali e sorprendenti. È piccolo il gesto del direttore d’orchestra, che cerca invano con la sua bacchetta di far spiccare il volo a quei ragazzini prodigio, ma si sa che Il Volo è già andato via e non tornerà mai più. È piccolo l’impegno della giunonica Antonella, che non ci crede nemmeno più lei. Sul suo volto si legge un segno di sconfitta. È come una debuttante invitata a una festa di ballo, si sforza di divertirsi e divertire, ma i suoi occhi tradiscono una profonda noia. È piccolo tutto a Ti lasciò una canzone, anche l’ascolto. Ma allora perché insistere? I bambini in tv, si sa, aiutano ad alzare lo share, ma dopo un po’ stancano e annoiano come un documentario di Veltroni.

 

Hannibal

 

(Nella foto Antonella Clerici)