Pubblicato il 01/10/2015, 15:39 | Scritto da Tiziana Leone
Argomenti:

Simonetta Agnello Hornby e il figlio George raccontano l’Italia vista da una sedie a rotelle

Simonetta Agnello Hornby  e il figlio George raccontano l’Italia vista da una sedie a rotelle
Girato la scorsa estate, il docu-film di Rai 3 racconta il viaggio di madre e figlio tra le difficoltà di un disabile e l'ironia di una famiglia abituata a superare gli ostacoli con il sorriso sulle labbra.

George vive a Londra, dove si muove con i mezzi pubblici tranquillamente, porta i suoi due figli a scuola, conduce una vita regolare, come chiunque altro. Perché non dovrebbe essere così? Perché George, 45 anni, è affetto da sclerosi multipla primaria progressiva, una malattia che lentamente lo paralizza, vive sulla sedia a rotelle , ma non per questo rinuncia a muoversi. George è il figlio di Simonetta Agnello Hornby, la scrittrice nata a Palermo, da anni residente a Londra e con lei ha fatto un viaggio di tre settimane nel nostro Paese per raccontare l’Italia vista dalla sua sedia a rotelle. Ne è nato Io & George un docu-film in onda dal 13 novembre su Raitre in seconda serata che racconta il viaggio on the road di madre e figlio, tra l’ironia di una famiglia siciliana abituata a scherzare sulla malattia e le difficoltà di un Paese che «magari ti rimette a posto un marciapiede perfetto, ma senza pensare di fare lo scivolo per i disabili».

Simonetta Agnello Hornby che Italia ha trovato in questo viaggio?

«Ho trovato un’Italia pronta ad aiutare mio figlio in tutto e per tutto anche nei momenti più difficili. Ma da un punto di vista istituzionale ho rinvenuto diverse carenze e purtroppo devo dire più al Sud che al Nord. Quando siamo andati ad Agrigento nella Valle dei Templi è stato splendido, ho trovato tutto pulitissimo, ma…».

Ma?

«Ma a Palermo è stato un disastro, a Palazzo Reale George non poteva salire da nessuna parte, avevano rampe troppo corte, una sedia troppo piccola, siamo dovuti passare da un ascensore a un altro. Non me l’aspettavo, in un posto dove sai che si fanno anche diverse assemblee sei convinto di trovare un’attenzione massima per la disabilità e invece non ce n’è affatto. E’ stato pesante e brutto».

In Italia ormai bisogna aiutarsi gli uni con gli altri vista la mancanza dello Stato…

«Non c’è dubbio, tutti gli italiani ci hanno aiutato indiscriminatamente. Come cuore gli italiani sono imbattibili, come istituzioni meno. A Napoli è stato quasi impossibile entrare nel treno, è dovuto scendere il macchinista a sollevare la carrozzina perché c’era uno spazio enorme tra la rampa e l’accesso».

Quindi Inghilterra batte Italia dieci a zero?

«La cosa terribile è che non ci sono disabili in Italia, sono tutti chiusi in casa perché non possono uscire. L’Inghilterra non sarà il Paese migliore del mondo, ma certe cose lì non succedono, almeno tutti gli autobus hanno le pedane».

In “Io & George l’ironia non manca, siete tutti così in famiglia?

«Sì, in famiglia siamo tutti ironici, io un po’ meno degli altri, diciamo che mi arrabatto».

In Italia si può scherzare sulla disabilità in un programma televisivo o è un argomento ancora tabù?

«Non lo so, non ho una risposta a questa domanda. Non conosco madri di altri malati. So solo che mio padre aveva una gamba sola e a casa ne ridevamo: sulla malattia si ride e si va avanti».

Durante il programma lei racconta di aver avuto una suocera razzista, ci racconti meglio…

«Mia suocera, inglese, era razzista, non mi ha mai accettato, apparteneva alla vecchia borghesia dell’Inghilterra per la quale non c’era nulla di meglio degli inglesi. Ma anche in Sicilia erano razzisti: una volta camminavo con il mio futuro marito, a Capo d’Orlando, non eravamo nemmeno mano nella mano e un uomo mi ha detto: “che puttana questa che esce con inglese”».

Che anno era?

«Era il 1965. Ma quella che mi odiava era mia suocera, un poco peggio rispetto all’odio dell’uomo per strada».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Simonetta Agnello Hornby e il figlio George)