Pubblicato il 24/09/2015, 18:35 | Scritto da Tiziana Leone
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“Grande Fratello”: 15 anni fa venerati come i Beatles, oggi semplici comparse in un format di successo

“Grande Fratello”: 15 anni fa venerati come i Beatles, oggi semplici comparse in un format di successo
Quattordici edizioni, 270 concorrenti, il più giovane 18 anni, il più anziano 62, 300mila persone provinate, 34mila ore di diretta televisiva 24 ore su 24. Questi i numeri del fenomeno "Grande Fratello", ma noi vi raccontiamo davvero com'era 15 anni fa, all'epoca di Taricone.

Sono passati quindici anni da quel 14 settembre del 2000, quando Pietro Taricone e compagni aprivano per la prima volta la porta rossa della casa del Grande Fratello. Nessuno in Italia sapeva cosa significasse la parola reality, se ne parlava, ma capire cosa si intendesse per un programma in cui dieci sconosciuti venivano seguiti dalle telecamere anche in bagno era cosa complicata. Il digitale terrestre era ancora un lontano parente di E.T., il satellite serviva solo per trasmettere le partite dei Mondiali di calcio, la generazione tecnologica dei quindicenni col dito touch incorporato emetteva i suoi primi vagiti e Mario Balotteli probabilmente schiantava già la sua Porsche telecomandata contro i muri di casa. Un’era fa.

La casa, costruita allora come oggi a Cinecittà, era solo una casa, non LA CASA come quelle di oggi, la doccia era nascosta in bagno, non incastonata in bella mostra nel salotto di fronte al divano lungo cento metri. Ma quello che inquietava era la telecamera, impietosamente puntata di fronte alla cabina-doccia, così come di fronte al water. È possibile sedersi e fare quello che la natura comanda sapendo che ci sono almeno venti persone a guardarti? Perché se anche le immagini dei momenti intimi non vengono trasmesse in tv, a “spiare” i concorrenti ci sono comunque registi, autori, produttori e un folto popolo di invitati guardoni che fanno il tour dell’acquario che circonda la casa, come fosse la visita al Divino Amore. Negli anni abbiamo imparato a capire che per molti concorrenti fare una pipì di fronte a cento persone è stato il livello minimo di esibizionismo raggiunto in carriera, considerato il numero di papy-girls passate da lì.

Tornando al 2000, era impresa complessa entrare a Cinecittà il giovedì sera, giorno della messa in onda del Grande Fratello: una folla di giovani imbufaliti era pronta ad assaltare qualsiasi macchina pur di farsi portare dentro e avvicinare i dieci piccoli indiani chiusi nella casa. Un’orda di pazzi invasati che non riuscendo a imbucarsi nel mezzo davano libero sfogo a ogni genere di epiteto, termine probabilmente a loro sconosciuto, solo perché tu entravi e loro no. Così i piccoli fratelli si spostavano dietro Cinecittà, dove la casa era costruita e chiamavano a tutta voce i nomi dei loro beniamini da dietro al muro, un po’ come fanno i parenti dei carcerati a Regina Coeli. Ho visto ragazzine impazzire non dico per Taricone, perché sarebbe scontato, ma per Medioman, Ottusangolo e Salvo il pizzaiolo. Se non li conoscete è inutile che stia qui a spiegarvi, vi bastino i soprannomi per capire la portata di lor signori. In quattordici edizioni ci sono stati 270 concorrenti, il più giovane aveva 18 anni, il più anziano 62, scelti dopo 300mila persone provinate. Sono andate in onda 34mila ore di diretta televisiva 24 ore su 24.

Erano anni di concorrenza di fuoco tra Rai e Mediaset, eppure a ogni conferenza stampa in Viale Mazzini i dirigenti più che presentare i loro programmi si chiedevano se Taricone e Cristina la sera prima avessero copulato, consapevoli che tanto i giornali, come d’altronde tre quarti d’Italia, aspettava solo quello. Oggi per andare sui giornali gli autori del Grande Fratello dovrebbero fare accoppiare nella sauna Padre Ralph e Suor Cristina. E non è detto che prima o poi non succeda.

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto il logo del Grande Fratello)