Pubblicato il 14/09/2015, 12:34 | Scritto da La Redazione
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Bibi Ballandi: “La nuova stagione tv parla troppo straniero” – Negli Usa scoppia la febbre delle fusioni dei network tv

Rassegna stampa: QN, pagina 24, di Bibi Ballandi.

La nuova stagione tv parla troppo straniero

La nuova stagione televisiva è ai nastri di partenza e, anche se i volti è i programmi sono per lo più i “soliti noti”, mai come quest’anno siamo di fronte a un anno di svolta. Fa notizia senza dubbio la discesa nell’arena della tv generalista di due gruppi televisivi internazionali. Gli angloamericani di Sky e gli americani di Discovery hanno conquistato i tasti 8 e 9 del telecomando, quelli di Mtv Italia e DeeJay Television, e da questi intendono sferrare l’attacco al monopolio Rai e Mediaset sul pubblico generalista. AltrettantO importante è l’ormai conclamato cambiamento delle abitudini di consumo televisivo che fa sì che molti spettatori preferiscano vedere i propri programmi preferiti quando è più comodo per loro attraverso i servizi di “catch up tv” come Rai Replay, Mediaset Rewind, La7 On Demand, o anche con i servizi streaming di SkyOnline, Infinity, Timmsion, Chili ai quali si sta per aggiungere il temutissimo Netflix, leader americano di settore. Il televisore perde sempre più la sua centralità e i programmi ormai si godono anche attraverso computer, smarthphone, tablet, smartTv e persino console per videogiochi.

Il risultato è un maggior consumo di tv e una grande domanda di contenuti e per un produttore televisivo queste sono senz’altro buone notizie. L’Auditel non è più l’unico parametro di successo, considerato poi che il consumo passa attraverso così tante piattaforme e dispositivi che sfuggono per ora alle rilevazioni statistiche. Molti canali inoltre ritagliano la loro offerta pensando a pubblici di nicchia. Vince chi comunica meglio il proprio prodotto e, indipendentemente dal numero degli spettatori, riesce a far parlare di sé. L’unico problema riguarda la concorrenza sui contenuta che vede ancora l’Italia dipendente dall’estero per fare fronte alla crescente domanda delle emittenti. Fiction e cinema americani hanno coperto il 50 per cento del fabbisogno delle nostre reti generaliste nella passata stagione, la fiction spagnola continua rubare quote a quella italiana e i format stranieri di intrattenimento la fanno da padrone. Emittenti e produttori devono investire di più sui contenuti locali e accettare la sfida del mercato globale, imponendo un gusto tricolore. Ci aspetta una bella stagione di tv e l’augurio è che una bella fetta abbia il sapore nazionale.

 

Rassegna stampa: Affari&Finanza, pagina 18, di Arturo Zampaglione.

Network tv scoppia la febbre delle fusioni

Con centinaia di milioni di dollari spesi negli spot dei vari candidati, le elezioni del 2016 per la Casa Bianca finiranno per essere le più costose nella lunga storia della democrazia. E saranno una grande occasione per i media americani, in particolare per le televisioni: perché da un lato porteranno a un aumento di utili e fatturato, dall’altro renderanno meno traumatici i cambiamenti in atto. Nel settore, infatti, continua un forte processo di consolidamento. Proprio la settimana scorsa, quasi in sordina, la Media General, proprietaria di 71 stazioni televisive, ha deciso di comprare per 2,4 miliardi di dollari le 16 stazioni, oltre alle testate giornalistiche e ai siti web del gruppo Meredith. Nascerà cosi una nuova società, la Meredith Media General, che, con il 30 per cento delle stazioni tv d’oltreoceano e 34 milioni di spettatori, sarà al terzo posto nelle graduatorie degli Stati Uniti. L’annuncio ha fatto scendere le quotazioni a Wall Street della Media General e ha fatto salire del 9 per cento quelle della Meredith. Per quest’ultima, che ha sede a Des Moines, nell’Iowa, volge al tramonto una lunga epopea iniziata all’inizio del Novecento quando Edwin Thornas Meredith fondò Successful farming, una rivista agricola, e pochi anni più tardi Beller homes and gardens. L’impero editoriale continuò a crescere, a ramificarsi, ad allargarsi alle reti tv e ai siti web, tra cui Allrecipes.com, il più cliccato nel settore del cibo.

Ma la carta stampata è da tempo in crisi, mentre nel settore televisivo si è fatto più duro il conflitto tra i tre protagonisti: 1) i fornitori di contenuti televisivi, cioè i grandi network come Cbs, Abc (gruppo Walt Disney) e Nbc (gruppo Comcast); 2) le società di distribuzione via cavo (come Time Warner e la stessa Comcast); 3) le stazioni locali, come quelle della Media General, che ritrasmettono i contenuti dei network (pagandoli salati), incassano la pubblicità e fanno da tramite alle pay-tv. Le tv locali puntano al consolidamento per acquisire scala e un maggiore potere contrattuale rispetto ai grandi network e ai distributori via cavo o via satellite. Così l’anno scorso la Media General conquistò le stazioni della Lin Media, mentre la Gannett ha comprato per 1,5 miliardi la Belo e le sue tv. Persino la nuova Meredith Media General, secondo quanto ha detto il chief executive della Meredith Stephen Lay, potrebbe puntare a nuove fusioni televisive. Nel frattempo c’è un’altra tendenza: i gruppi multimediali cercano di concentrarsi sulle tv, chiudendo o abbandonando giornali e riviste. E lo stesso, dicono gli analisti di Wall Street, succederà alle testate della Meredith: tra i possibili acquirenti, rispunta il nome di Time, con cui nel 2003 ci furono già intensi negoziati.