Pubblicato il 10/09/2015, 20:04 | Scritto da Gabriele Gambini
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Luca Barbarossa: “Se il Dylan degli esordi si presentasse come concorrente in un talent verrebbe scartato”

Luca Barbarossa: “Se il Dylan degli esordi si presentasse come concorrente in un talent verrebbe scartato”
Il cantante si gode la promozione del suo "Radio 2 Social Club" (Rai Radio 2, dal lunedì al venerdì, dalle 10.35 alle 12) in fascia quotidiana mattutina dove, oltre alle consuete incursioni comiche di Andrea Perroni, è coadiuvato anche dai ragazzacci di Lercio, il tg satirico diventato un cult su Facebook.

Luca Barbarossa si gode la promozione del suo Radio 2 Social Club (Rai Radio 2, dal lunedì al venerdì, dalle 10.35 alle 12) in fascia quotidiana mattutina dove, oltre alle consuete incursioni comiche di Andrea Perroni, è coadiuvato dai ragazzacci di Lercio, il tg satirico diventato un cult su Facebook. Le linee guida del contenitore sono confermate: dalla social band che fa da spalla in ogni puntata a un ospite della musica internazionale (nel corso degli anni, si sono avvicendati proprio tutti, da Lucio Dalla a Fiorella Mannoia, da James Taylor a Jackson Browne) alla fitta interazione con gli ascoltatori tramite giochi e presidio web.
Il programma si inserisce a buon diritto nel nuovo palinsesto della radio, che annovera, tra gli altri, I Provinciali con il duo Pif–Astori, I sociopatici, con il trio Delogu-Andreucci-Raimondo, Caterpillar, lo storytelling di Matteo Caccia e del suo pascal, Cattive compagnie con Max Giusti e il Programmone di Nino Frassica.

Luca, ormai Radio 2 Social Club è diventata la sua seconda famiglia.

In questo periodo, ho quasi visto di più gli amici di Radio 2 che mio figlio maggiore, ormai sedicenne surfista, che ha trascorso l’estate a caccia di onde da cavalcare. Quest’anno, sono stato anche molto impegnato nella realizzazione di un cd di duetti direttamente collegato col programma. Si intitola Radio Duez, al suo interno duetterò con molti degli ospiti musicali giunti a trovarmi in studio. I ricavati contribuiranno a una raccolta fondi per Libera, l’associazione di Don Ciotti.

La nuova collocazione di palinsesto potrebbe garantirvi un nuovo bacino di ascolti.

Ci garantisce ampi margini di sperimentazione, sperando di conservare il pubblico che ci seguiva nel weekend e di attirare nuovi ascoltatori. L’assetto è inalterato: ad Andrea Perroni spetta la parte comica, con i suoi personaggi surreali, a me quella musicale. I ragazzi di Lercio, con Simone Salis, ci garantiranno spunti sulle notizie d’attualità. Annalisa Bacca gestirà il contatto diretto col pubblico, che non mancherà di interagire con noi. Sfrutteremo un’anima leggera e pop per fare una radio divertita e divertente. Ci svincoleremo dalle interviste classiche con gli ospiti, privilegiando l’aspetto ludico della partecipazione ai giochi proposti nelle puntate.

Perroni ha iniziato da subito con dei collegamenti surreali da Venezia.

Il suo personaggio, lo stralunato critico cinematografico Davide De Donatello, è convinto di essere a Venezia perché ha vinto un viaggio premio in gondola. Un altro personaggio storico da lui interpretato è l’astrologo Brancolo, con i suoi collegamenti medianici. Quasi sempre, riesce a mettersi in contatto soltanto con Franco Califano, finito in Paradiso, in un’atmosfera noiosa per gli standard del grande Califfo. Ogni volta che Andrea imita la voce di Califano ci commuoviamo, perché è un po’ come averlo ancora tra noi.

Come avete accolto questa nuova collocazione?

Ho letto sui social messaggi positivi sull’upgrade di palinsesto. Il bello della radio è contare su ascoltatori seriali che possono seguirti in qualunque momento, dalla macchina o dal lavoro. Alcuni nostri ascoltatori fedeli della fascia del weekend ci hanno scritto, dicendo che faranno di tutto per seguirci ogni mattina. Se non dovessero riuscirci, si affideranno ai podcast.

Ogni volta che si cita un contenitore radiofonico il riferimento diretto sono le grandi sperimentazioni Arboriane.

Renzo Arbore rimane il punto di riferimento per tutti coloro che vogliono fare una radio intelligente, di grande intrattenimento, con improvvisazioni mai banali. Lo spirito di Alto Gradimento aleggia ed è un bene confrontarsi con quell’esempio.

Il riferimento ai podcast certifica una certa evoluzione del metodo di fruizione del mezzo radiofonico.

Oggi è tutto collegato. Social, smartphone, contenuti che vanno oltre la fruizione immediata in una fascia oraria predeterminata. La radio segue inevitabilmente quel percorso. I video del nostro programma riscuotono molto successo, sia sul sito Rai, sia su Facebook. Quando avevamo il nostro canale Youtube, raggiungevamo i 3 milioni di utenti. Non sono pochi, è un dato emblematico. Ma la radio è forse l’unico mezzo capace di evolversi mantenendo intatte le sue prerogative.

Un vostro punto di forza sono gli ospiti. Negli anni sono passati a trovarvi quasi tutti i big della musica.

Sono venuti davvero tutti. Penso a James Taylor, che ha cantato l’inno americano con le parole dell’inno di Mameli. Lucio Dalla. De Gregori. Carmen Consoli. Un musicista, di solito, è stressato da tour promozionali massacranti che lo conducono nelle trasmissioni a fare l’ospitata standard. Da noi non c’è quell’incombenza. Contattiamo un ospite e lo facciamo rilassare, divertendosi senza obblighi particolari. Credo che spontaneità e rilassatezza siano la chiave giusta.

Chi le piacerebbe avere che ancora non è passato a trovarvi?

Vorrei riuscire a portare in studio Vasco. Lui è un personaggio autentico, molto diretto. Sarebbe bello se venisse a raccontarsi. Un altro a cui penso è Jovanotti. Nel frattempo, in questi giorni, accoglieremo molti attori che ci hanno affiancato nelle edizioni precedenti. Virginia Raffaele, Lucia Ocone, Neri Marcorè. Siamo un porto di mare.

Un aspetto curioso dei giochi in studio è la “canzone spogliata”.

Fa parte dell’interazione col pubblico. La nostra band esegue pezzi di canzoni note, inserendo di minuto in minuto un nuovo strumento musicale. Si parte dalla batteria, si aggiunge il basso, e così via, fino a quando l’ascoltatore più rapido non indovina di che canzone si tratti. In epoca di musica distribuita a tutti i livelli, il gioco fa presa.

Musica distribuita a tutti i livelli. Succede anche in tv.

E una volta si diceva che la musica in tv non facesse ascolti!

I talent show hanno sparigliato le carte.

I talent svolgono il loro compito per imbastire uno spettacolo televisivo. Funzionano. Sono una sorta di gara per interpreti dove i veri vincitori, spesso, sono i giudici. Lo show c’è, ma ricordiamo che la musica non si deve fermare lì.

Sta criticando il formato?

No. Però, per fare un esempio, se un Bob Dylan agli esordi, o un Bruno Lauzi, o persino un Luca Barbarossa, si fossero presentati come aspiranti concorrenti di un talent, probabilmente sarebbero stati scartati. Nei talent prevale la tecnica, vince chi fa l’acuto più forte. Sono aspetti importantissimi che concorrono a fare show, ma non sono gli unici da tenere in considerazione in una prospettiva di carriera.

Se a lei capitasse di fare il giudice, che raccomandazione darebbe ai concorrenti?

Cercherei di far capire loro che la popolarità transitoria non è il solo ingrediente per costruire una carriera a lungo termine. Solo quando ti immergi in un profondo lavoro quotidiano, fatto anche di sofferenze, ti consolidi davvero come artista. Non deve passare l’illusione che tutti possano farcela con comodità, perché quest’idea minerebbe la base dell’urgenza artistica: non smettere di essere curiosi e di ricercare.

Lei è curioso nei confronti della tv?

La tv mi serve per staccare la mente dalla musica, dalla scrittura o dalla lettura. Mi piacciono le serie contemporanee, ma non ho la costanza adeguata per seguirle fino in fondo. Amo i film, per questo trovo che Sky offra un’opportunità meravigliosa. E, da tifoso accanito della Roma, guardo il calcio.

Roma che, tra parentesi, è accreditata per vincere lo scudetto.

No, non lo voglio dire. Sono scaramantico. Noi lottiamo per la salvezza.

Gabriele Gambini
(Nella foto Luca Barbarossa)