Pubblicato il 08/09/2015, 14:03 | Scritto da La Redazione

Rai, il piano sui talk show: più interviste, meno piazze. Sposini chiede un risarcimento per l’ictus in diretta

Rai, il piano sui talk show: più interviste, meno piazze. Sposini chiede un risarcimento per l’ictus in diretta
Campo Dall'Orto immagina confronti one to one. Accordo con Sky per offrire sul satellite un canale free. E poi Il giornalista colpito da ictus durante “La vita in diretta”, accusa l'azienda d'aver commesso errori decisivi dopo il suo malore.

Rassegna stampa: Il Messaggero, pagina 8, di Claudio Marincola.

Rai, il piano sui talk show: più interviste, meno piazze

Campo Dall’Orto immagina confronti one to one. Accordo con Sky per offrire sul satellite un canale free.

Più interviste, più faccia a faccia tra ospiti che escono di scena per lasciare il posto ad altri, meno piazze, più storie. Non è la riforma dei talk show che vuole Renzi. Ma è già un altro copione. Il siparietto serale dei “politici-contro” ha fatto il suo tempo. Il vecchio format, lo spettacolo delle parole urlate, è considerato dal premier diseducativo e dal nuovo direttore generale Antonio Campo Dall’Orto un pessimo modo di fare informazione. Serve un confronto «comprensibile», «poche persone che parlano, punti di vista differenti, molte conversazioni a due, anche solo con il conduttore», ha spiegato di recente il dg al Foglio. Le sue linee guida, quasi un manifesto. E tutti si sono adeguati, a cominciare da Ballarò che da stasera tornerà in onda su Rai 3. Massimo Giannini, chiamato a condurre per il secondo anno la trasmissione, è felice di allontanarsi dal fantasma di Giovanni Floris, cui subentrò in corsa. Il nuovo modello prevede confronti a due, ospiti che si avvicendano, una rotazione del contradditorio che cambia scorrendo la scaletta. Purché non si scada nel «grande pollaio senza anima», come Renzi qualificò certi talk show.

Guelfo Guelfi è uno dei nuovi consiglieri Rai. Non avendo una esperienza specifica in materia, si rifà alle full immersion da teleutente, «a certe stagioni piovose»: «Io forse sono un po’ anziano e per questo ho ricevuto anche qualche critica. Ma ricordo certe tribune politiche che ci tenevano con il fiato sospeso. L’Italia si fermava. I personaggi di allora si chiamavano Togliatti o Almirante. E noi, sia chiaro, non abbiamo nostalgia di quei tempi. Ma della civiltà di quelle tribune elettorali sì. Se l’alternativa sono le ammucchiate allora preferisco le opinioni espresse in quel modo. E vorrei che alla vecchia rappresentazione della piazza, dei cartelli e della protesta, che pure per vent’anni ha avuto un senso, subentrasse il racconto. Quelle piazze, intendiamoci, non erano composte da figuranti ma da gente vera. Ora i tempi però sono cambiati e la tv deve raccontare questo cambiamento perché ognuno possa farsi un’idea».

CAMBIO DI ATMOSFERA Con la prima ospitata del premier a Porta a Porta da ieri è ripartita la stagione. Oggi in prima serata toccherà a Ballarò. E già lo studio «circolare e avvolgente», «più inclusivo rispetto alle due curve che si scontrano» la dice lunga sul cambio di atmosfera. Una scenografia «più moderna e funzionale», per superare la logica dualistica «degli schieramenti contrapposti», per dirlo con le parole di Massimo Giannini. Un cambio di strategia per scommettere tutto sul giornalismo: inchieste, reportage, collegamenti in diretta, «al di là del confronto in studio». Paolo Beldì, storico (e geniale) regista di Quelli che il calcio si aggiungerà a una squadra ormai collaudata. I primi ospiti saranno il cardinal Bagnasco, il ministro Martina e il leader della Lega Salvini. «Avrei voluto questi cambiamenti fin dall’inizio ha confessato Giannini la nostra missione era riconfermare la leadership in prima serata di Ballarò, operazione riuscita con una media del 6,7% e oltre 1,5 milioni di spettatori. «Vinta questa sfida, il programma può seguire più liberamente la sua strada, fin dalla prima puntata. Proprio per la crisi del discorso pubblico e della rappresentanza politica, e di conseguenza dei talk show, sono convinto che conterà sempre di più la qualità dei materiali giornalistici che saremo in grado di proporre: è necessario portare dentro questi studi quanti più pezzi di realtà la situazione nazionale e internazionale ci offre».

NUOVI SCENARI Chi in passato non ha risparmiato critiche ai talk è Carlo Freccero, neo consigliere Rai grazie ai grillini e a Sel. Che stavolta è più cauto: «Li considero molto fortunati perché in questo momento hanno dinanzi a loro i “fatti”: la svolta della Merkel, le elezioni in Grecia e in Spagna, la crisi della Borsa in Cina. Non ci sono più le piazze da raccontare ma gli scenari che cambiano, hanno la Storia in diretta che passa davanti. In queste occasioni viene fuori la competenza. Se perdono anche questa occasione per ricadere nel rimasticamento e nel balbettio allora proprio non vedo per loro un futuro». Ma non ci sono solo i talk show. L’azienda di viale Mazzini continua a negoziare per inserire sulla piattaforma Sky, al canale 104, uno dei suoi canali free da definire tra Rai 4, Rai Movie e Rai 5. L’accordo è molto vicino. Per la Rai avrebbe un valore aggiunto sia in termini economici che di palinsesto. E si allargherebbe la platea come richiesto dal contratto di servizio.

 

Rassegna stampa: Libero, pagina 14, di Daniela Mastromattei.

“Rai negligente nei soccorsi”, Sposini chiede 10 milioni

Colpito da ictus durante “La vita in diretta”, accusa l’azienda d’aver commesso errori decisivi dopo il suo malore. A rappresentarlo in aula saranno moglie e figlia.

Sono passati ormai quattro anni da quel 29 aprile 2011, quando Lamberto Sposini venne colpito da ictus. Mancavano pochi minuti alle 14, il giornalista classe 1952 era pronto per presentare, insieme con Mara Venier, la puntata speciale de La vita in diretta (Rai 1) dedicata alle nozze di William e Kate. Ma il conduttore umbro si accasciò all’improvviso. Il tempo di capire che non si trattava d’un semplice calo di zuccheri, e fu chiamato il 118. Che precisò poi di essere stato «allertato dagli studi Rai di via Teulada alle ore 14,11 e che l’ambulanza era sul posto alle 14.30». Secondo l’Azienda regionale emergenza sanitaria, dunque, il mezzo sarebbe arrivato «19 minuti dopo la chiamata». Alcune fonti giornalistiche, però, diranno che l’ambulanza in via Teulada sarebbe giunta ben 40 minuti dopo il malore, e senza che fosse informata della gravità della situazione. Su questo, e forse molto di più, si basa la richiesta di risarcimento danni oltre 10 milioni di euro rivolta dallo stesso Sposini alla Rai per «errori e ritardi nei soccorsi e negligenze nelle primissime cure».

In questo senso, il giornalista non s’arrende. Perché il giudice Mariapia Magaldi aveva già respinto in prima istanza la sua richiesta. Il conduttore ha quindi fatto ricorso alla Corte d’Appello di Roma, in questo caso nella veste di giudice del lavoro, chiedendo di nuovo 10 milioni di risarcimento. L’udienza processuale è fissata per il 5 luglio del 2016. I legali del giornalista hanno infatti impugnato la sentenza del tribunale di Roma che il 26 febbraio scorso come detto aveva respinto la domanda di indennizzo contro la Rai per danni patrimoniali e non patrimoniali conseguenti all’evento invalidante. Sposini, in particolare, contesta alla televisione pubblica di non aver adottato una procedura o comunque ogni misura idonea a gestire l’urgenza, con i medici dipendenti dell’azienda radiotelevisiva che, in sostanza, non avrebbero valutato adeguatamente la situazione. Il giornalista, dopo un primo ricovero al Santo Spirito ospedale sprovvisto di un reparto di neurochirurgia venne poi trasportato all’ospedale Gemelli, dove fu operato a quattro ore di distanza dall’emorragia cerebrale: da allora ha iniziato un faticoso percorso di riabilitazione. Ma per il giudice, Maria Pia Magaldi né la Rai né i primi soccorritori potevano essere giudicati responsabili di errori nelle cure. «Sia che si trattasse di infarto sia che si trattasse di ictus ischemico o emorragico è scritto nelle motivazioni di primo grado certamente presso uno studio televisivo non potevano essere presenti le sofisticate attrezzature necessarie a stabilizzare il paziente, e ciò è tanto più vero ove si consideri che lo stesso ospedale Santo Spirito non era attrezzato per quel tipo di intervento, al punto che il ricorrente, una volta effettuata una tac diagnostica, è stato trasferito presso altro nosocomio».

E poi «dall’esame degli atti» è emerso che «nell’immediatezza dell’evento» erano sopraggiunti un primo medico e un’infermiera, e che era stato immediatamente contattato il 118. «L’esame delle numerose telefonate effettuate dal personale della Rai scrive ancora il giudice evidenziano una piena consapevolezza della gravità della situazione e della necessità di un pronto e specialistico intervento». Nel giudizio di secondo grado a rappresentare in aula il popolare giornalista e conduttore, che sta riprendendo una vita relativamente normale, dopo una lunga riabilitazione, ci saranno la figlia Francesca e la moglie Sabina Donadio, che farà le veci dell’altra figlia minorenne di Sposini.

 

(Nella foto Massimo Giannini, che intervista Matteo Renzi)