Pubblicato il 11/08/2015, 11:38 | Scritto da La Redazione
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Sedotti dalla Tv

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“Registi che tradiscono il cinema. Da Haggis a Inarritu, tutti stregati dalla nuova frontiera delle serie”. Così sul Corriere della Sera.

 

RASSEGNA STAMPA: Corriere della Sera, pagina 35, di Renato Franco

 

Sedotti dalla Tv

Registi che tradiscono il cinema

Da Haggis a Inarritu, tutti stregati dalla nuova frontiera delle serie

 

«Le serie che vedo sono più belle di quasi tutti i film hollywoodiani. Trovo nella fiction quello che non vedo più al cinema, i tempi della serialità sono quelli del cinema che amavamo». In questa frase di Bernardo Bertolucci ipnotizzato da True Detective c’è la chiave per capire come mai sempre più spesso molti autori di cinema rimangono folgorati sulla via della tv. La tv «è un passo avanti» ha ammesso Robert Redford perché la serie tra ambientazione, luci, spazi e tempi permette di ritrovare le atmosfere del cinema d’autore che è stato cannibalizzato dal cinema industriale del blockbuster ed è rinato nelle serie d’autore. Come ha sintetizzato anche Dustin Hoffman: «La tv di oggi è la migliore che sia mai esistita, il cinema è il peggiore che abbia visto nei 50 anni in cui l’ho fatto». Da qualche giorno circola già il trailer di Vinyl, la nuova serie tv creata da un trio niente male: Martin Scorsese che ha diretto l’episodio pilota; Mick Jagger il leader dei Roling stones che il mondo musicale un filo lo conosce; e Terence Winter ideatore di Boardwalk Empire e già tra i principali sceneggiatori dei Soprano. La serie racconta i fermenti musicali nella New York anni 70 e mette in scena gli eccessi di un’epoca composta anch’essa da un trio leggendario: sesso, droga e rock’n’roll. La tv ormai è affare da premi Oscar. Non solo Scorsese (premiato per The Departed), ma anche Alejandro Gonzàlez Inarritu (Birdman), Steven Soderbergh (Traffic), Steve McQueen (12 anni schiavo), Paul Haggis (Crash) e Paolo Sorrentino (La grande bellezza). Inarritu è tra le menti di The One Percent, serie in 10 episodi (i primi due diretti in prima persona) che filma la storia di un agricoltore in difficoltà a causa della crisi. Soderbergh ha già diretto The Knick (in arrivo anche la seconda stagione), piccolo gioiello con Clive Owen nel camice di chirurgo nella New York dei primi del ‘900. Ora il regista americano ha altri due progetti: Red Oaks ambientata nell’esclusivo country club del titolo e The Girfriend Experience, ispirata al suo stesso film del 2009, sulla vita quotidiana di una escort. Anche lui ha sintetizzato così la sua scelta: «La tv d’autore sta vivendo un periodo elettrizzante in questo momento». Steve McQueen si è preso l’impegno di dirigere tutti i sei episodi che compongono Codes of Conduct, ovvero «l’esplorazione dell’entrata di un giovane afro-americano nell’alta società di New York, con un passato che potrebbe non essere ciò che sembra». Paul Haggis con Show Me a Hero racconta i contrasti politici e sociali negli anni successivi alla contestazione del ’68, mentre Sorrentino proprio in questi giorni sta girando a Roma The Young Pope sullo sfondo del Vaticano. La via della tv l’ha provata anche M. Night Shyamalan con Wayward Pines che però non vedrà una seconda stagione, nonostante i buoni risultati di ascolto e l’ancora migliore riuscita del progetto che ne fa una delle serie più avvincenti degli ultimi anni. Le stesse atmosfere di irrisolto dovrebbero essere la cifra del sequel di Twin Peaks. In questo moto plenario di conversione David Lynch è stato un pioniere, uno dei primi registi a capire le possibilità di narrazione offerte dal piccolo schermo: ora dopo un gioco a elastico (prima sì, poi no, adesso di nuovo sì) ha promesso di dirigere tutti i 18 episodi del secondo tempo di Twin Peaks, 26 anni dopo quella domanda che è rimasta nella testa anche di chi non ha mai visto le prime 30 puntate: «Chi ha ucciso Laura Palmer?». Nella tv ci è cascato anche Woody Allen altro Oscar, per Io e Annie che sta sviluppando una serie per Amazon e scherzando non smette mai di maledirsi: «Me ne pento ogni secondo da quando ha detto sì». Se ce la fa, dovrebbe essere pronta nel 2016. David Fincher ci ha preso gusto.

Dopo House of Cards è stato ingaggiato per due nuovi show: la commedia ambientata negli anni 80 nel mondo dei videoclip Videosyncrasy, di cui dirigerà il pilot; e Shakedown, un noir con vista sugli anni 50 sulla falsariga di L.A. Confidential.