Pubblicato il 22/07/2015, 13:34 | Scritto da La Redazione
Argomenti: ,

Renzi ha il nome del supermanager Rai – Fabrizio Frizzi promette di ridere meno

Rassegna stampa: La Stampa, pagina 10, di Francesco Maesano.

Cda Rai da 9 a 7, decisivo sarà trovare il supermanager

I veri nomi sono due carte coperte del premier.

«Se fossimo partiti dalla mission invece che dalla governance saremmo rimasti fermi altri due anni». Così Luigi Zanda ha chiuso la discussione di ieri all’assemblea dei senatori Pd riuniti per discutere la riforma Rai. Il testo avrà l’ok di Palazzo Madama entro martedì prossimo. Nel nuovo schema il consiglio di amministrazione Rai passa così da nove a sette membri: due eletti dalla Camera, due dal Senato, uno dai dipendenti dell’azienda che potranno scegliere anche un esterno, e due dal governo. Di questi ultimi uno sarà amministratore delegato con diritto di voto e l’altro, che svolgerà le funzioni di presidente, necessiterà dell’approvazione dei 2/3 dei commissari della Vigilanza. In ogni caso il dominus della nuova Rai sarà l’Ad. Potrà nominare in autonomia i direttori di rete, testata e canale e anche i dirigenti di seconda fascia. Al Cda resterà la facoltà di esprimere pareri non vincolanti con una sola eccezione: solo per i direttori di testata il parere diventerà esecutivo se espresso da almeno i 2/3 dei componenti. Facile intuire come il percorso di approvazione della riforma sia agganciato all’individuazione del super-manager.

Renzi ci sta pensando, ma non ha ancora preso una decisione. Di nomi se ne sono fatti tanti. Grieco, Soldi, Mondardini, Mansi: tante donne, oltre a Novari e Campo dall’Orto, molto vicini al premier. Eppure a palazzo Chigi girano almeno un altro paio di carte coperte legate al mondo della tv. Al nuovo amministratore delegato spetterà il compito di effettuare le nuove, delicatissime nomine; a partire dai direttori di rete, per chiudere con quelli dei tg. Il progetto di unificazione delle testate procede. In una prima fase, entro sei mesi, i telegiornali confluiranno in due newsroom, come previsto dal piano Gubitosi. Poi, entro due anni, si arriverà a una direzione unica. Al Senato l’ostruzionismo dovrebbe arrivare solo dalla Lega, stante l’apertura del M5S e lo stato di avanzamento della trattativa con Forza Italia, che chiede garanzie sulla delega a riformare il sistema dei media. Nel frattempo il testo potrebbe essere incardinato alla Camera così com’è uscito dalla commissione al Senato. In alternativa l’esecutivo emanerebbe un decreto che ne assume il contenuto, rimandando alla conversione da parte del parlamento ma aprendo la porta alla nomina immediata dei vertici.

 

Rassegna stampa: QN, pagina 33, di Piero Degli Antoni.

Frizzi, l’uomo senza rimpianti: “In televisione? C’è roco da ridere”

«A volte esagero. Ma sono fatto così»: il conduttore si confessa.

Gli italiani hanno sempre ragione: almeno al venerdì sera su Rai 1 (a Berlino e Bruxelles forse un po’ meno). Fabrizio Frizzi conduce il programma in cui bisogna indovinare gli orientamenti dei nostri connazionali su domande di ogni tipo (esempio: «Cosa ti dà più fastidio camminando per strada?» o «Da cosa ti accorgi che stai diventando vecchio?»). Sondaggi in diretta realizzati grazie a un’apposita app (ne sono state scaricate più di centomila).

Dicono che lei sia diventato esperto di elettronica dopo un drammatico episodio a Miss Italia…

«Era il settembre dell’89. Miss Italia avrebbe dovuto svolgersi all’aperto, piovve per 4 giorni e ci rifugiammo in una specie di museo. Mi ero scritto tutto il copione della serata con una stilografica, inchiostro verde. La sera vado a dormire, avevo la camera all’ultimo piano. Durante la notte sento dei rumori di acqua sopra la testa, e penso: strano, non mi avevano detto che questo hotel ha la piscina sul tetto. Verso le 6 e mezzo di mattina sento uno sgocciolio, accendo la luce e mi accorgo che l’acqua accumulata sul tetto ha cominciato a scendere lungo il lampadario e cade esattamente sui mio copione, ormai tutto rovinato. Da allora ho giurato che non avrei mai più usato una penna per lavoro».

Altra grande novità del programma: tra i gruppi di ascolto c’è una coppia gay. Roba mai vista a Rai 1 (e infatti alla domanda «Cosa non vorreste mai sentir dire da vostro figlio?» il 57% ha risposto: «Che è gay» indignazione generale sul web). Cosa vi è venuto in mente?

«Per la Rai è stato un bel passo in avanti. Ci è sembrato doveroso per far crescere la sensibilità del pubblico della rete, costituito anche da una buona fetta di persone ancorate a modi di pensare superati».

Qualche protesta? Il Moige ha lanciato i suoi strali?

«Sarà che fa caldo e la gente preferisce risparmiare le energie, ma nessuno ha sollevato obiezioni».

Finito l’orario protetto azzardate anche qualche domanda un po’ più hard tipo «Negli anni ’70 con chi avresti avuto voglia di fare la doccia?…».

«Siamo andati sull’osé ma senza mai essere volgari, almeno spero».

L’esito di quale domanda l’ha sorpresa di più?

«Quello sui giganti della risata. Pensavo che Sordi avrebbe avuto una posizione più alta. Ha vinto Totò, certo, però per me Sordi resta il numero uno. Conosco tutti i film a memoria, quando voglio rilassarmi mi guardo una delle sue pellicole».

Possiamo dirlo? Lei è un papà attempato: ha 57 anni e sua figlia due. Qualche rimpianto per non averci pensato prima?

«Ormai è andata così. I rimpianti sono solo una perdita di tempo. Mia figlia è la bambina che ho sempre sognato di avere, e quindi è stato giusto aspettare. E arrivata forse tardi, ma adesso posso godermela più di quanto avrei potuto in passato. A 30 anni magari si privilegia la carriera. Spero di avere ancora tanto tempo davanti».

Una delle critiche che le fanno più spesso è che ride troppo…

«È dai tempi di Europa Europa, 27 anni fa, che mi porto dietro questo fardello. Dipende dalla trasmissione che faccio. Ai tempi di Cominciamo bene trattavo argomenti seri e c’era poco da ridere, quando fai il varietà hai un’altra disposizione. Certe volte quando mi riguardo mi do fastidio anch’io, lo confesso. Ma un conto è vedere uno spettacolo attraverso la tv, un altro è essere lì presente. Magari una battuta sentita da casa ti fa sorridere, lì sul palco invece ti fa sganasciare. Ma io sono fatto così, mi lascio coinvolgere dal contesto. Se cercassi di limitare la risata allora sì che sarei falso. Comunque prometto solennemente: d’ora in poi cercherò di ridere un po’ meno».

 

(Nella foto Fabrizio Frizzi)