Pubblicato il 20/07/2015, 17:01 | Scritto da Gabriele Gambini

Andrea Delogu: “Da brava sociopatica non potrei fare a meno di Twitter. In tv la mia famiglia è ‘Stracult'”

Andrea Delogu: “Da brava sociopatica non potrei fare a meno di Twitter. In tv la mia famiglia è ‘Stracult'”
Dal programma radiofonico di Rai Radio 2 "I sociopatici", condotto assieme a Francesco Taddeucci e Saverio Raimondo, al ritorno di "Stracult", da mercoledì 22 luglio a mezzanotte su Rai 2, la conduttrice e autrice non si è risparmiata, raccontandosi a TvZoom.

I simmetrici funambolismi che separano l’utente di smartphone dalle notifiche su Twitter e Facebook si susseguono quotidianamente. In mezzo c’è la vita, ma è solo una postilla, se sei uno smanettone compulsivo ad alto rendimento. Come il sottoscritto. Come chi legge. Come Andrea Delogu, che, ne I sociopatici (dal lunedì al venerdì alle 18 su Rai Radio 2) affronta la patologia 2.0 più diffusa con ironia. Affiancata da Francesco Taddeucci e dalle incursioni di Saverio Raimondo, nel programma racconta l’attualità attraverso il filtro dei social, venendo incontro alle esigenze dei pochi utenti ancora analogici e allontanando per un istante i web addicted dalla tentazione di sbirciare in rete. Lei, Andrea, è la persona giusta. “Non a caso, la mia collaborazione con Marco Giusti in Stracult e in Troppo Giusti è nata perché lui ha apprezzato la qualità di alcuni miei tweet”, precisa, godendosi i traguardi radiofonici/televisivi (Stracult tornerà dal 22 luglio ogni mercoledì a mezzanotte su Rai 2) e il successo del romanzo La collina (Fandango), scritto con Andrea Cedrola.

Siamo tutti sociopatici, Andrea. E voi che fate? Ci prendete in giro?

I sociopatici è un contenitore scherzoso nato per classificare gli smanettoni compulsivi da smartphone. Quelli che verificano le notifiche sui social o vanno a caccia di notizie fresche in metropolitana, al ristorante, in ascensore, in bagno. In Giappone è diventata addirittura una patologia con sintomi precisi. Nel nostro programma tentiamo di raccontare tutto ciò che chi ha in mano uno smartphone potrebbe cercare nel momento in cui si sta sintonizzando. Dalle notizie alte a quelle basse. Le ripuliamo, le descriviamo con ironia. In questo modo, il sociopatico vero può prendersi una pausa dalle sue ricerche ossessive e ascoltare noi.

In radio è affiancata da Francesco Taddeucci: a voi il compito di gestire le incursioni di Saverio Raimondo.

Saverio interpreta proprio la parte dell’utente compulsivo. In ogni puntata invitiamo anche vip poco “tecnologici”, con l’intento di trasformarli in vere tweetstar. E poi, i rapper più seguiti della rete tradurranno nel loro free-style la notizia del giorno.

Ma lei, nella vita reale, qualche contromisura per evitare di sbirciare la rete ogni cinque minuti, l’ha trovata?

Il mio ragazzo ha imposto che, quando ci vediamo e usciamo per andare al cinema o al ristorante, il telefonino resti confinato in un luogo inaccessibile.

Sa che il luogo comune sui sociopatici da Twitter investe le donne come un tempo facevano le sigarette? C’è chi sottolinea come sia il sesso femminile a cadere maggiormente nella trappola di queste manie.

Smentisco categoricamente. Si tratta di un luogo comune. Anzi, visto che sui social “si becca”, ho l’impressione che siano i maschi, a guidare la classifica dei web addicted.

Se le do della tweetstar, si offende?

Perché dovrei? Twitter ha influito sul mio percorso di carriera. Marco Giusti mi ha contattata per collaborare con lui in Stracult e in Troppo Giusti dopo aver letto i miei tweet. Gli sono piaciuti e si è incuriosito.

A proposito di Giusti,  Stracult ritorna.

Stracult è la mia famiglia. Squadra che vince, non si cambia. Presento ancora con Nino Frassica, che adoro. È straordinario e generoso. Con Troppo giusti, a settembre, affronteremo invece il tema dei film in uscita nelle sale.

La nuova edizione di Stracult si preannuncia ricchissima. In studio avrete Dario Argento e Lamberto Bava, Paolo Villaggio, Alvaro Vitali, Maria Grazia Buccella, tanto per citare alcuni ospiti. C’è un personaggio di culto a cui è maggiormente affezionata?

Dico Paolo Villaggio. Averlo avuto in studio è stato qualcosa di incredibile. Con lui abbiamo ripercorso le tappe più importanti della sua carriera ma l’aspetto interessante è rappresentato da filmati inediti che lo mostrano, giovanissimo, in esordi pre-fantozziani.

In una delle puntate avete dedicato anche uno speciale all’anno 1992, sull’onda della fiction Sky.

Avevo dieci anni, nel 1992. Per me, gli argomenti trattati in quella puntata sono tutti di culto. In studio abbiamo avuto Marco Travaglio, Carlo Freccero, i Vanzina, Anna Falchi. Abbiamo sviscerato tutti i dettagli di quell’annata, che ha fatto da spartiacque anche per un certo modo di intendere la comunicazione.

Nel 1992 non c’erano i social, destinati anch’essi, in un futuro remoto, a diventare di culto. Mi dica: Twitter batte Facebook, se si desidera emergere nel mondo della comunicazione?

Dipende da quanto usi i social e da come li usi, da cosa scrivi e da come interagisci. Un sociopatico vero predilige Twitter perché ha una home page molto più ricca e una possibilità di interazione più immediata.

Facile diventare popolari su Twitter se si è una ragazza di bell’aspetto, però. Su, lo riconosca.

Vuoi sapere se il mio aspetto ha influito sulla sviluppo della mia carriera? Se ti dicessi di no, sarei folle. Ha avuto un suo peso. Quando smetterà di averlo, spero di essere diventata sufficientemente brava da poterne fare a meno.

Sufficientemente brava in radio o in tv?

La tv è il mio primo amore. Ho fatto anni di gavetta sul satellitare, spero di raccoglierne i frutti, come sta accadendo ora. Anche se, a dirla tutta, tv e radio presentano aspetti così diversi da risultare uguali. O complementari, come si dice. In radio conta solo la voce, l’aspetto non si vede, è una sfida pazzesca.

Per esempio, come ha raccolto la sfida de I sociopatici?

Con entusiasmo misto a sofferenza. Ci hanno costretti a prove estenuanti, 400, 500 volte, prima di avere la certezza di andare in onda.

Facciamo un piccolo passo indietro. Nel 2014 è uscito per Fandango, La collina, scritto a quattro mani assieme a Andrea Cedrola. Raccontare la sua infanzia, vissuta coi genitori nella comunità di San Patrignano, è stata un’operazione rischiosa, per la sua immagine pubblica?

Mentre scrivevamo il libro, gli ammonimenti non sono mancati. “Smetterai di lavorare, la gente ti giudicherà”, mi dicevano alcuni. Si trattava di una scommessa cruciale. Con Andrea Cedrola ci siamo intestarditi e siamo andati avanti senza paura perché credevamo fino in fondo nella bontà del progetto.

Strascichi polemici, ce ne sono stati? Qualche critica l’ha ferita in particolar modo?

Sui social si è scatenato un macello. Io ho lasciato a tutti la possibilità di esprimere un’opinione in merito. Depennando solo i commenti poco educati o gli insulti degli haters.

La narrativa potrebbe essere ancora una sfida interessante, nel prossimo futuro?

Vedremo. La collina è costato 4 anni e mezzo di lavoro. Un periodo in cui ho aperto tutte le mie valvole di tensione, che hanno contraddistinto una gestazione faticosa, logorante. Per un po’ voglio staccarmi dalla scrittura e riposare.

Non dimentico che esiste anche un’Andrea Delogu giocosa che si diverte a fare la vocalist in discoteca con la sua amica dj Ema Stokholma.

Il progetto dei dj set continua parallelamente alle mie attività in radio e in tv. Finché regge l’età. Ora ho 33 anni e inizio ad avvertire i postumi delle nottate insonni. Lo spartiacque è arrivato al compimento dei 32. Lì ho capito che non potevo più fare la squinzia.

E come si combatte l’incedere del tempo?

Riducendo le serate. Andando a letto alle 11 di sera, impegni permettendo. Una mia serata ideale è stare sul divano col mio ragazzo e il mio cane, avvolti da una copertina, facendo zapping compulsivo (ride, ndr).

Che cosa può destare la vostra attenzione così tanto da arrestare lo zapping?

I documentari sulla natura. Oppure Fiorello e Antonella Clerici. Desidero migliorarmi costantemente nel mio lavoro e loro sono due mostri sacri, da sempre miei modelli di riferimento.

Gabriele Gambini
(Nella foto Andrea Delogu)