Pubblicato il 18/07/2015, 16:04 | Scritto da La Redazione
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Netflix cerca produzioni locali

Netflix cerca produzioni locali
Il capo dei contenuti all'Ischia global fest. Nel 2016 pronti 5 mld di dollari per la programmazione. Così sul quotidiano Italia Oggi. Sarandos: vogliamo contribuire alla tv, non distruggerla

 

 

Rassegna Stampa: Italia Oggi, pagina 19, di Marco Livi

 

Il capo dei contenuti all’Ischia global fest. Nel 2016 pronti 5 mld di dollari per la programmazione

Netflix cerca produzioni locali

Sarandos: vogliamo contribuire alla tv, non distruggerla

 

Netflix non distrugge, anzi aiuta a costruire un nuovo mercato, sia per quanto riguarda la televisione sia per le produzioni locali. Ted Sarandos, chief content officer di Netflix, ieri all’Ischia global fest ha sottolineato come la società statunitense dello streaming on demand voglia «contribuire alla crescita dell’intrattenimento in tv e non distruggere il mercato. Nei 60 paesi in cui siamo presenti non abbiamo distrutto il sistema, è solo cambiata la varietà dell’offerta, ci sono stati più investimenti e più pubblicità, e i consumatori hanno avuto anche maggiore qualità. La torta continua a crescere per tutti». Il top manager americano indica, dopo quello in Italia, lo sbarco di Netflix in Giappone, «il primo paese in Asia», e poi le tappe europee di Spagna e Portogallo. «Non vogliamo distruggere il sistema della distribuzione

in Italia», ha puntualizzato ancora, «anche quando siamo arrivati altrove, la prima reazione è stata di confusione e di paura. Si pensava la gente abbandonasse la tv, e invece non è accaduto». Punto di forza dell’offerta Netflix, «la qualità», ha detto Sarandos. La società

californiana ritiene che «le voci locali siano potenti», e là dove individua progetti validi, come è già successo in 17 paesi, investe in proprie produzioni. «In Messico ci siamo da tre anni e ora

abbiamo dato vita a Club Cuevas, serie sul mondo del calcio che sarà come sempre lanciata in tutti i paesi contemporaneamente. In Francia dopo soli due mesi è nata Marseille, una serie

sulla politica. Marco Polo, girata tra Venezia, il Kazakistan e la Malesia, è stata una produzione con 800 addetti e offerta in 27 lingue con un successo incredibile, tanto che da due settimane sono iniziate le riprese della seconda stagione. Insomma, «una localizzazione delle produzioni su una piattaforma globale». In Italia «speriamo di avere accordi ancora prima del lancio di Netflix», rivela Sarandos, convinto della rapida crescita della banda larga in tutte le zone del paese. Un piede nella penisola Netflix l’aveva già messo tre anni fa, siglando con Rainbow (la società del fenomeno globale Winx, ndr) l’acquisizione della loro library prima e ora ampliando l’intesa con una nuova produzione di animazione attesa per il 2016. «Non abbiamo pregiudizi sulle proposte di progetto», ha detto ancora, «ma pensiamo che le produzioni europee in lingua inglese finiscano per essere poco americane e poco europee. Superiamo le barriere linguistiche con sottotitoli e doppiaggio. Netflix non è solo per i giovani, ospita tutti i generi perché i gusti sono vari e vorremo avere il meglio di qualunque genere».

I piani di Netflix sono di investire sulla programmazione globale 5 miliardi di dollari nel 2016: «Non abbiamo un business plan e cifre precise per l’Italia. Il nostro investimento sarà proporzionale a due fattori, il numero di abbonati e l’andamento globale nel mondo dei prodotti italiani. Ma siamo sicuri che la struttura produttiva italiana sia in grado di attrarre una grande parte di questi 5 miliardi».

Netflix non costituirà una società ad hoc e l’Italia sarà gestita come gli altri paesi direttamente dalla società americana attraverso «l’entità europea con base ad Amsterdam. Avremo pochi dipendenti locali per il marketing e le relazioni, e lavoreremo con i fornitori locali di banda larga».