Pubblicato il 17/07/2015, 16:34 | Scritto da Gabriele Gambini
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Alice Mangione: “Cicciolina è dolcissima, Freccero geniale, Andrea Roncato divertente e nostalgico”

Un bambino pulisce un mobile di casa al grido di “Dai la cera, togli la cera”, imitando il protagonista di Karate Kid, sotto gli occhi di sua madre, vestita con una giacca con spalline che la fanno somigliare a un sollevatore di pesi bulgaro e compiaciuta degli strascichi pedagogici dell’edonismo reaganiano. Questo è il primo ricordo degli anni ’80 del sottoscritto. Ogni mercoledì alle 21.15 su Deejay tv, quel decennio spensierato, fatto di plastica placcata oro, può essere rivissuto con Quelli degli anni ’80. Si tratta di un contenitore di 6 puntate scandito da film cult, documentari e un ciclo di interviste in cui l’attrice comica Alice Mangione, nelle vesti di una stralunata psicanalista, intervista protagonisti italiani della tv dell’epoca. Da Ilona Staller a Carlo Freccero, da Andrea Roncato a Marco Columbro, non scordando Renzo Arbore, Lori Del Santo e Carmen Russo.

Alice Mangione, classe 1984. Se le dico anni ’80, la prima cosa che le viene in mente?

Pettinature kitsch, tra frisé e cotonature improbabili. Le spalline sulle giacche. I tessuti sgargianti. Considerato poi che io sono nata nella provincia di Bergamo, da sempre in ritardo nel cogliere le innovazioni estetiche, quell’immaginario me lo sono portata dietro fino alla metà degli anni ’90.

Se le chiedo un film e un personaggio che l’ha colpita di quel periodo?

Gli Wham come personaggi e il film Ghostbusters, di cui da piccola ho consumato la videocassetta.

Dunque ha accettato di partecipare al progetto Quelli degli anni ’80 per rivivere quei momenti.

Trovo sia un bel modo per farli rivivere a chi c’era e ne ha nostalgia e per farli conoscere a chi non li ha vissuti.

Nel suo ciclo di intervista interpreta un ruolo particolare.

Ho il ruolo divertente di una psicanalista che degli anni ’80 ha solo una vaga sensazione. Sul mio lettino accolgo in ogni puntata un protagonista della tv italiana di quell’epoca e mi faccio raccontare i suoi ricordi, tra domande improbabili e gag.

Un fil rouge delle interviste che vedremo nel corso delle puntate?

Sono emersi i tratti distintivi di quel decennio così controverso e appassionante. Gli ospiti ne hanno sottolineato la “spensieratezza disorganizzata”. Il gusto per l’eccesso, la sensazione che i sogni fossero realizzabili senza limiti, le sperimentazioni kitsch. Con una costante: tutti hanno ribadito come, in quell’epoca, “ci fossero i soldi”. La parola crisi, tanto diffusa oggi, non era all’ordine del giorno.

C’è chi imputa la “crisi” di oggi agli strascichi tossici di un certo modo di pensare di quel periodo.

Siamo figli di genitori che hanno avuto successo negli anni’80, che non hanno saputo dosarne l’entusiasmo, influenzando le generazioni successive, cresciute per certi versi viziate, adagiate sugli allori. Gli anni ’80, come ha sottolineato Carlo Freccero, sono l’archeologia del nostro presente.

Come è andata l’intervista con Freccero?

Lui ha un’intelligenza straordinaria, lo dico senza piaggeria. Sulle prime, mi sentivo a disagio nel doverlo punzecchiare con le mie domande. Eppure ci siamo intesi subito. Mi ha colpito la sua disponibilità a giocare, raccontando nel dettaglio la genesi delle sue grandi intuizioni televisive.

Sul suo lettino di psicanalista è approdata anche Ilona Staller.

Una donna dolcissima. E molto intelligente. Mi ha parlato della sua esperienza in parlamento come della cosa più scabrosa vissuta in carriera (ride, ndr).

E il mitico Andrea Roncato.

Lui è il più “ottantiano” di tutti. Come mentalità è proprio rimasto a quel periodo. L’ho trovato divertente, a tratti anacronistico, ma in senso buono. Gioca ancora col suo celebre ruolo di latin lover. L’ho preso in giro per questo. Lui, trovandosi di fronte a una fanciulla, non ha rinunciato a fare qualche battuta da Casanova.

Le faccio una domanda marzulliana: in ciò che è Alice Mangione professionalmente oggi, gli anni ’80 hanno influito?

Da piccola volevo diventare una rockstar. Colpa del cartone animato Jem & The Holograms. Mi piazzavo davanti allo specchio e cantavo fino a quando il vicino di casa non si esasperava. Poi ho capito che cantare forse non era la mia strada e ho compiuto altre scelte. Ma non ho più visto così tanta televisione come negli anni ’80. La tv pionieristica.

Se, anziché essere nel 2015, fossimo nell’85, e io le stessi facendo quest’intervista, si troverebbe a un punto diverso della sua carriera?

Probabilmente sì. Da quel che ho capito, nell’85 ci sarebbe stato più spirito di cooperazione, dovuto a mezzi televisivi diversi. Oggi l’individualismo da youtuber e da social ha potenziato alcuni aspetti, sgonfiandone altri. Me l’ha confermato Renzo Arbore nella prima puntata: l’improvvisazione e le collaborazioni allargate di Quelli della notte, nella tv di oggi sarebbero irrealizzabili.

Dopo quest’esperienza si riposerà?

Al contrario. Sono incita di otto mesi, mi aspetta la nascita di Duccio, mio figlio. E, col mio compagno Gianmarco Pozzoli, stiamo realizzando un evento teatrale per noi molto importante. Si intitola Discoteque Machine, uno show comico sulla danza. In scena ci saranno tre ballerini più Gianmarco. Notevole sarà l’interazione col pubblico che, a gruppi di 6 persone, verrà coinvolto sul palco in una celebrazione divertente di un rito collettivo. Saremo al Teatro Nuovo di Milano il 27,28 e 29 luglio, dopodiché voleremo a Edinburgo, per presentare lo spettacolo all’Edinburgh International Festival.

Gabriele Gambini

(Nella foto Alice Mangione)