Pubblicato il 15/07/2015, 13:34 | Scritto da La Redazione

Un talent show per scegliere i giovani di Sanremo – Carlo Freccero celebra gli anni Ottanta

Un talent show per scegliere i giovani di Sanremo – Carlo Freccero celebra gli anni Ottanta
Carlo Conti organizzerà un talent per selezionare le Nuove proposte del Festival. Mentre sul quotidiano “La Stampa” Freccero ricorda gli anni della nascita della tv commerciale.

Rassegna stampa: Il Mattino, pagina 14.

Sanremo, una serata talent per le Nuove proposte

Novità in arrivo per le Nuove Proposte al Festival di Sanremo. Sulla scia del successo dei programmi tv che inanellano record di ascolto e sfornano artisti da primi posti in classifica, anche Rai 1 e il Festival per antonomasia si adeguano alla logica del talent show. E così sei degli otto giovani che il prossimo febbraio saliranno sul palco delI’Ariston saranno scelti in diretta tv sulla rete ammiraglia di Viale Mazzini, in un’unica serata in programma da Sanremo entro dicembre. Gli altri due, come da tradizione, arriveranno dal laboratorio musicale di Area Sanremo. Rimangono da scoprire le modalità di selezione e come si svolgerà la serata, decisioni che prenderà il direttore artistico, cioè Carlo Conti che fa il bis dopo l’ottimo esordio alla guida del Festival dell’anno scorso, insieme agli autori. Per i sei posti disponibili, c’è da scommetterci, si sfideranno come sempre in centinaia (tutti rigorosamente con brani nuovi, in italiano, mai pubblicati): l’anno scorso furono quasi 600 le candidature. Come sempre per partecipare a Sanremo Giovani, i cantanti devono aver compiuto 16 anni e non aver superato i 36.

 

Rassegna stampa: La Stampa, pagina 31, di Adriani Marmiroli.

Freccero: “La tv celebra gli Anni Ottanta perché sono il meglio e il peggio di noi”

Tra anniversari e rievocazioni, è l’estate della nostalgia: “Ma quel sole ci accecò”.

Degli Anni 80 così celebrati oggi in un revival nostalgico, Carlo Freccero è stato uno dei protagonisti: teorizzatore di una televisione di intrattenimento e situazionista, ideatore di palinsesti tv e programmi, ha contribuito alla creazione di quel mito. «Io ho vissuto due vite: una in Italia e una in Francia». Erano gli albori della tv commerciale: aveva lavorato a Rete 4 ancora della Mondadori, poi era passato a dirigere Canale 5 e Italia 1. «Erano gli anni in cui Mike Bongiorno e Dallas da soli bastavano a “fare” il palinsesto di Canale 5». Poi sarebbero arrivati Drive In e altri programmi di Arbore. «La tv diventava autoreferenziale, irrisione dei modelli correnti dell’intrattenimento comico, a sua volta degenerazione della commedia all’italiana più corriva».

La scoperta dell’America C’era la scoperta delle soap e delle serie americane. «Con la grande novità del cattivo, JR, che diventa protagonista». Quanto a lui, ricorda con nostalgia: «Con Cecchetto inventai Deejay Television, che mandava per la prima volta i videoclip». Era la scoperta dell’audience «i cui risultati erano come una droga». Poi fu Parigi, dove andò a lanciare La Cinq, prima rete privata (e straniera) di quel Paese. «I francesi la rifiutarono, avevano una tv identitaria e forte: noi rappresentavamo il suo contrario, la rottura (che poi sarebbe stata definitiva) della loro “eccezione culturale”, la spinta verso un’americanizzazione che in Italia aveva trovato minori resistenze». Non furono anni facili e La Cinq non decollò mai davvero. Tuttavia Freccero cita Mitterrand, allora Presidente: «”Era inevitabile che avvenisse”, mi disse poi, e sottintendeva la tv commerciale». Dal particolare al generale. Perché oggi quel decennio è così rimpianto? «È in corso un cambio generazionale, gli adolescenti di ieri li ricordano con nostalgia. Anni di innovazioni, di furia ed energia. Tutto pareva possibile e molto facile. Eravamo pieni di endorfine. Mentre oggi siamo al valium».

Continua: «La moda italiana si affermava nel mondo, la tv commerciale rompeva un monopolio e inventava una nuova cultura, i golden boy della finanza creavano miliardi dal nulla. Era l’epoca dei “grandi condottieri” che apparvero insieme su una celebre copertina dell’Espresso, Berlusconi-De Benedetti-Gardini: il primo stava creando l’impero della tv commerciale, il secondo scalava la Société Général de Belgique imponendo l’Italia nella grande finanza internazionale, mentre il terzo aveva conquistato la chimica». Tutto sorrideva, in apparenza. «Però, in prospettiva, si ponevano le basi per le bolle speculative, la crisi odierna e la nostra depressione». Di quella grande “fiesta mobile” non si coglievano gli aspetti potenzialmente negativi. «Uscivamo dall’incubo degli Anni 70 ed entravamo in una specie di paradiso, con il sole negli occhi che ci accecava. Fummo poco critici? Volevamo essere felici». Ci furono tuttavia aspetti culturali e industriali molto positivi, utopici quasi. «Come l’idea di Live Aid di poter sconfiggere la fame con un concerto che diventava un’operazione umanitaria».

Film come videogame Anche il cinema, continua Freccero, mise allora le basi di come è oggi. «Tre elementi si affermarono su tutti: gli effetti speciali, l’azione e prevalenza dell’intreccio». E cita Ritorno al futuro, Alien, Terminator, i vari Schwarzenegger e Stallone, attivi ieri come oggi. Mentre il nuovo stile di sceneggiatura (e il riferimento in questo senso è I predatori dell’arca perduta), ridotta ad adrenalina e susseguirsi di colpi di scena, «prefigurava i videogiochi». E come non ricordare che web, Pc e cellulari sono «nati» allora? Insomma, «gli Anni Ottanta sono l’archeologia del nostro presente».

 

(Nella foto Carlo Freccero)